18 settembre 2018

Quella parola che fa discutere. Scandalo a Palermo, per l’installazione di Fabrizio Cicero

 

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C’è un noto intercalare siciliano, ormai sdoganato anche nella lingua nazionale, che adesso è diventato anche un’opera d’arte, peraltro molto appariscente. AIHCNIM è l’installazione luminosa – nel senso di luminaria, come da folclore tradizionale – presentata da Fabrizio Cicero in occasione degli eventi collaterali di Manifesta 12, che ha accesso una animatissima discussione a Palermo, anche perché, nemmeno a farlo apposta, proprio in questi giorni si è svolta la visita del Papa. E la cosa ha scandalizzato diverse persone, tra le quali Sabrina Figuccia, consigliere comunale, che si è lamentata per la volgarità e ha detto di aver inviato una lettera al sindaco Leoluca Orlando per capire a quanto ammonta l’operazione in termini economici. Figuccia, evidentemente, non sa che la luminaria in via Alloro è stata pagata interamente da Andrea Schiavo, titolare di H501, società romana che lavora nella produzione artistica e culturale, anche perché per gli eventi collaterali di Manifesta non sono previsti fondi del Comune. 
E nemmeno di appropriazione indebita di un elemento caratteristico si può parlare, visto che Cicero, disegnatore, scultore e light designer, pur lavorando a Roma, è nato nel 1982 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, e nella sua ricerca spesso ha fatto uso di elementi presi dalle usanze popolari, come appunto le luminarie. «Quella che può sembrare un’operazione dissacrante e ingenuamente di rottura, è invece un piccolo, modesto inno al sacro. Scrivere una parolaccia in cielo oppure riappropriarsi del senso più antico del sacro attraverso un’arte, tra le più recenti, fin dalle origini associata alle celebrazioni religiose: il ‘lumen’ simbolo di vita e di tensione verso la dimora celeste», ha spiegato Cicero. Un po’ serio e un po’ faceto ma va bene così, con leggerezza. 
E poi Papa Francesco nemmeno ci avrà fatto caso, impegnato, tra le altre cose, in un pranzo con 160 poveri, migranti ed ex detenuti ella sala mensa della missione “Speranza e carità”.

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