23 ottobre 2018

La sfida di Tadao Ando. Il Pompidou dedica una retrospettiva all’architetto di Punta della Dogana

 

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“Tadao Andō, le défi”, ovvero, una bella retrospettiva dedicata all’architetto giapponese, con cinquanta progetti, centottanta disegni, settanta modellini originali e slideshow, visitabile al Centre Pompidou di Parigi fino al 31 dicembre. Classe 1941, Tadao Andō, architetto autodidatta di fama internazionale, fonda la sua agenzia nel 1969, premio Pritzker per l’architettura nel 1995, riceve la laurea honoris causa dalla Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma nel 2002. Sono oltre 300 i progetti sparsi nel mondo, molti in Italia e, tra questi, ricordiamo la Fabrica per Benetton a Treviso, il teatro Armani a Milano e il Centro d’Arte Contemporanea Punta della Dogana a Venezia. 
Perché il titolo défi, cioè sfida? Nel senso di sfida urbana, poiché per l’architetto la città rappresenta una sfida che l’architettura deve raccogliere per ridare senso ai luoghi e ridefinire le nozioni di spazio pubblico e di spazio per il pubblico. La forma primitiva dello spazio, la sfida dell’urbano, l’isola di Naoshima, la genesi del paesaggio e il dialogo con la storia, sono le sezioni della mostra, che presenta la sua carriera di oltre 50 anni, ricca di grandi progetti, come la Azuma House in Sumiyoshi (1976), e quello in corso della Borsa di Commercio di Parigi, che accoglierà nell’autunno 2019 l’attesissima Collection Pinault. 
Le sue creazioni sobrie e raffinate, dai semplici volumi geometrici, sono spesso in cemento liscio e integrano elementi come luce e acqua, la sua architettura attribuisce una grande importanza alla persona e alla sua relazione con l’elemento architettonico e lo spazio. «Poiché sono gli uomini che usano l’architettura questa ha dei legami profondi con il corpo. È necessario che questa accolga la gioia di vivere degli uomini. Altrimenti, il nostro corpo non ne è attratto», ha dichiarato l’artista. 
Fonte d’ispirazione è Le Corbusier, in particolare, di quest’ultimo, il convento di Santa Maria de La Tourette (1959) nei pressi di Lione, a confronto con la Church of the Light d’Ibaraki (1989) di Tadao Andō, entrambe costruite con il cemento armato liscio, grigio chiaro, attraversato da linee di luce naturale, queste restituiscono uno spazio spirituale rigoroso e spoglio che invita alla meditazione. 
A cura di Frédéric Migayrou e Yuki Yoshikawa, il percorso è completato inoltre da un’interessante intervista e dalle bellissime fotografie in bianco e nero realizzate dall’architetto. (Livia De Leoni)

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