30 novembre 2018

Addio a Robert Morris. Padre del Minimalismo, scultore intensamente politico

 

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È scomparso il 28 novembre, a 87 anni, Robert Morris, tra le personalità più influenti e radicali dell’arte contemporanea, portavoce di una rivoluzionaria idea di scultura e tra i padri del Minimalismo, che fondò insieme ad artisti come Donald Judd, Carl Andre, Dan Flavin. Morris viveva a New York e ad annunciarne la morte è stata la moglie, Lucile Michels Morris, confermando al New York Times che la causa del decesso è stata una polmonite. 
Robert Morris nacque il 9 febbraio 1931, a Kansas City, Missouri. Il padre era uno zootecnico e la famiglia aveva una ditta di lavaggio a secco. Il suo percorso di formazione è stato eterogeneo. Tra il 1948 e il 1950 studiò ingegneria all’Università del Kansas, dove poi intraprese studi in arte, prima di iscriversi a filosofia al Reed College. Nei primissimi’50 fu arruolato come ingegnere nell’esercito degli Stati Uniti e fu inviato in Korea. In questi anni si sposò con la prima moglie, Simone Forti, danzatrice e coreografa, le cui idee innovative avrebbero influenzato molto la sua ricerca. Nel 1959 si trasferì da San Francisco a New York, per terminare finalmente gli studi in arte all’Hunter College, nel 1963. Nello stesso anno, la prima mostra di sculture ascrivibili al minimalismo, alla Green Gallery, che riscosse subito un grande successo, attirando l’attenzione di Donald Judd. Nel 1964 iniziò a insegnare arte all’Hunter College, dove sarebbe rimasto per tre decenni e nel 1966 partecipò alla mostra “Primary Structures” al Jewish Museum, a cura di Kynaston McShine. 
Contestualmente, portò avanti una fervida attività critica, con i suoi articoli pubblicati su Artforum e diventati storici, come Notes on Sculpture e Anti-form, in cui iniziò a contestualizzare il movimento minimalista, con riferimento particolare alla scultura. La sua pratica era intensamente politica, come quando nel 1970 chiuse la sua mostra al Whitney Museum, «per spostare l’attenzione dall’arte all’azione, contro le crescenti condizioni di repressione e razzismo in questo Paese», scrisse in una dichiarazione. 
Alluminio, legno, specchi, video, corpi, stracci, feltro, terra, sono state le materie della sua arte proteiforme, che arrivò a toccare anche la pittura, passando dall’Espressionismo Astratto di Jackson Pollock alla figurazione post nucleare degli anni ’80. Le sue opere, che risentono dell’influsso concettuale di Marcel Duchamp, sono tra le più iconiche del minimalismo ma è ricordato anche per il suo contributo alla performance art e alla danza, con le sue azioni portate in scena al Judson Dance Theatre di New York. 
Il lavoro di Morris è stato esposto nei musei più importanti al mondo e nel 1994 il Guggenheim di New York presentò la prima retrospettiva. Una mostra di nuove opere è attualmente in esposizione presso la galleria Castelli, a Manhattan.

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