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Capita che non tutte le mostre rispettino esattamente le aspettative. È quello che accade in una galleria tra le più blasonate: la parigina-losangelina Freedman Fitzpatrick, due prestigiose sedi su Hollywood Boulevard – in realtà un po’ nel retrobottega di un complesso di shop-cheap – e nel Marais francese. La nuova produzione di Nicolas Roggy, classe 1980, fatta di “spatolazioni” di resine, pigmenti su gesso e alluminio, marker e acrilico, sembra uscita da un tempo della fagocitazione che non lascia riflessione: una pittura che diventa pattern inghiottente.
Il titolo, “Caught between the eye”, in effetti è un po’ la risposta, anche perché la spiega è una sorta di gioco linguistico tra modi di dire e parole d’Oltralpe tradotti in inglese, che passano dal “Démembrement”, ovvero un’amputazione che non è tale perché anche le macchine possono essere amputate, al “Poignée”, una cosa da afferrare. Che sia questo il mistero della pittura di ogni tempo? Sarà.
Comunque, lasciamo la pettinata Freedman con la sensazione di aver preso qualcosa negli occhi. Non “tra” ma proprio dentro la pupilla. Una pittura che bullizza. Forse la mostra è riuscita.