22 febbraio 2019

Ancona è una terra di creatività. Alessia Tripaldi ci parla del metodo di Sineglossa

 

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Sineglossa, multidisciplinare no-profit anconetana composta da professionisti provenienti dal mondo dell’arte contemporanea e dell’umanesimo, sta lanciando in questi giorni un nuovo progetto: Creative Ground, uno spazio-laboratorio in cui sperimentare nuove pratiche di welfare e di rigenerazione urbana, attraverso la contaminazione tra arte, scienza, economia e società. Per saperne di più, abbiamo intervistato Alessia Tripaldi, responsabile formazione e ricerca di Sineglossa. 
Quale contributo può dare il mondo no-profit per far tornare al centro del dibattito pubblico la questione cruciale del welfare? 
«Negli ultimi anni molte sono le risposte fornite da cittadinanza e mondo no profit sull’argomento: si sta ripensando al welfare in una modalità sempre più trasversale e integrata ai bisogni sociali, culturali e occupazionali, utilizzando sistemi ibridi e di contaminazione tra mondo pubblico e privato, tra profit e non profit (mix tipico del sistema dell’impresa culturale italiana). Da registrare che questo ripensamento spesso parte dall’ecosistema quartiere, unità limitata e riconoscibile sia dal punto di vista dello spazio sia dei servizi, ma che riproduce al suo interno le dinamiche complesse di convivenza e vivibilità degli ecosistemi più grandi». 
In questo ambito si colloca anche l’attività istituzionale di Sineglossa e il suo ultimo progetto, Creative Ground? 
«Esattamente. Creative Ground è una bottega di contaminazione tra aziende tradizionali, organizzazioni no-profit, artisti e professionisti delle imprese culturali e creative per realizzare nuovi modelli di sviluppo economico e sociale. Questo spazio nasce dall’esigenza di un luogo in cui sperimentare approcci innovativi di produzione culturale che avranno la loro naturale vetrina ad art+b=love(?), il festival che Sineglossa co-dirige nelle Marche e in Piemonte. La complementarietà tra spazio di produzione e vetrina, attraverso la rete di collaborazioni che Sineglossa ha attivato negli ultimi anni – grazie alla vittoria di numerosi bandi ministeriali ed europei -, contribuirà a far percepire Ancona come una città in dialogo con i centri di cultura internazionali più all’avanguardia. Lo spazio Creative Ground, aperto da gennaio 2019, prende il quartiere degli Archi di Ancona come centro operativo di un processo di rigenerazione culturale e sociale cittadina». 
Perché avete deciso di investire sul quartiere degli Archi? 
«Il rione degli Archi è un quartiere dal forte carattere multietnico, che si staglia all’ingresso della città, ma che, per il suo particolare contesto, viene considerato periferico. Qui l’Amministrazione comunale ha previsto per i prossimi anni un impiego di risorse ingenti su attività di restyling, grazie alla vittoria del discusso Bando Periferie emanato del precedente governo, per renderlo più accogliente e funzionale. All’intervento infrastrutturale, però, è necessario associare anche contenuti in grado di trasformare l’intera area in una meta attraente per le energie più vive e creative del territorio e del resto d’Italia. Vogliamo fare la nostra parte per la rigenerazione di questo quartiere, da cui può partire il rilancio dell’intera città. Per questo adoperiamo gli strumenti che sappiamo meglio maneggiare: i linguaggi artistici contemporanei, una risorsa preziosa per produrre innovazione di pensiero e di processi». 
Quali strumenti avete già messo e quali metterete in campo per questo progetto di rigenerazione urbana? 
«A gennaio è partito “Il gusto di scrivere e illustrare”, un corso per giovani artisti ed esploratori urbani alla scoperta delle tradizioni culinarie degli Archi, raccolte attraverso interviste agli abitanti storici e a quelli giunti più di recente nel quartiere più multietnico della città. Elemento che fa da collante è il pesce, che ogni giorno arriva dai cosiddetti ‘barchini’ nelle case di tutti gli abitanti, indipendentemente dalle spezie con cui lo condiranno». 
In concreto, che cosa accadrà nei prossimi mesi nell’Ancona Creative Ground? Ci potete anticipare il calendario degli eventi già fissati? 
«Da febbraio a maggio si svolgerà la residenza dell’artista Sonia Andresano, in collaborazione con il collettivo curatoriale Butik collective. Una residenza che vedrà l’artista presente ad Ancona a cadenza mensile per sviluppare il progetto site specific “crescit eundo”, che prenderà forma attraverso laboratori, incontri e azioni all’interno del quartiere Archi. L’essenza dei luoghi e delle culture attraverso fusioni di memorie collettive è il soggetto di questa ricerca artistica. Il tentativo è provare ad aprire un varco fisico e metaforico all’interno della struttura architettonica sfruttando i locali e i negozi sfitti del quartiere. Un’espansione orizzontale, un attraversamento percorribile, che prende forma sgomberando lo spazio da una bruttura stratificata. Con tale operazione la superficie cede il posto al tragitto e una linea invisibile attraversa l’ambiente in cui si svolge la nostra esistenza quotidiana in un gesto di apertura. Questa linea-tragitto rende conto di un cammino, in una mutazione dell’esercizio commerciale da privato a urbano grazie alla sua particolare conformazione. Movimentare un luogo di realtà vissuta, attualmente in disuso, incoraggia la contaminazione e la molteplicità conferendogli un carattere transitorio e condiviso. Un’azione attuata assieme alla comunità, parte attiva nel descrivere un ritratto che nasce dalla voce, dai volti e dalle azioni delle persone. Un approccio relazionale che vuole essere il punto di partenza, la scintilla iniziale di un percorso di riappropriazione del quartiere. 
A marzo, invece, Helen Cerina, pluripremiata danzatrice già presente alla Biennale Danza di Venezia, lavorerà in Creative Ground all’ultima residenza di “Qualcosa Dopo”, performance prodotta da Déjà Donné. Questo nuovo solo debutterà al festival art+b=love (?), che si terrà a La Mole di Ancona dal 16 al 19 maggio, grazie a una collaborazione con Amat-Associazione Marchigiana Attività Teatrali. La danzatrice ha colto la sfida del festival e indagherà nel suo progetto il tema dell’edizione di quest’anno, l’imprevisto come occasione di scoperta, un’opportunità per riflettere su come i percorsi scientifici e quelli artistici abbiano molti più aspetti in comune di quel che pensiamo». (Cesare Biasini Selvaggi)

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