04 marzo 2019

Nel segno di Ragghianti. Paolo Bolpagni ci parla delle attività della Fondazione di Lucca

 

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La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti fu istituita nel 1984, a partire dalla donazione, da parte dei coniugi Ragghianti, della loro biblioteca alla Cassa di Risparmio di Lucca. Oltre che dal sogno, nutrito dal grande storico dell’arte, di dotare la sua città natale di un centro aggregatore di esperienze culturali. 80mila volumi, 300mila opuscoli e cataloghi d’arte, 200mila immagini e film sull’arte, video di artisti e i critofilm della serie seleARTE cinematografica, con i quali Ragghianti diffuse al pubblico diversi temi della storia dell’arte, dalla pittura rinascimentale a quella del Novecento, dall’arte etrusca a quella romana. E poi mostre, nuove pubblicazioni, attività di ricerca, laboratori didattici. Insomma, il calendario della Fondazione Ragghianti, anche per questo 2019, sarà piuttosto denso. Ce ne parla Paolo Bolpagni che, dopo aver diretto il museo Collezione Paolo VI – arte contemporanea, dal 2016 è direttore della Fondazione. 
Il 16 marzo aprirà la prima delle due mostre in programma per il 2019, “L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento”. Com’è è nata l’idea di dedicare una mostra al Primitivismo? 
«Tutte le mostre, alla Fondazione Ragghianti, sono frutto di un’autonoma elaborazione scientifica. Non prendiamo “pacchetti” preconfezionati. In questo caso, semplicemente, si è trattato di una proposta inviataci dalla curatrice, Nadia Marchioni. Abbiamo ritenuto valido e originale il suo progetto, che scaturisce peraltro da un’intuizione di Carlo Ludovico Ragghianti, che, in un celebre saggio del 1969 (Bologna cruciale 1914), segnalava la necessità di approfondire i legami fra disegno infantile, arte medievale e produzione figurativa nell’Italia dei primi decenni del ’900. Perciò abbiamo deciso di fare questa mostra, che è il risultato di una ricerca seria, cui io stesso ho voluto contribuire con un saggio in catalogo». 
L’11 ottobre faremo qualche passo indietro nel tempo, per la mostra dedicata a Bernardo Bellotto, nipote di Canaletto. Che cosa potremo vedere? 
«Si usa troppo l’espressione “evento straordinario”. In questo caso, però, lo sarà veramente. Il focus della mostra, curata da Bożena Anna Kowalczyk, sarà il nucleo di vedute di Lucca realizzate da Bellotto nel suo periodo giovanile, con il dipinto che raffigura piazza San Martino proveniente da York e i cinque disegni di diversi luoghi intorno alla cattedrale e a Santa Maria Forisportam prestati dalla British Library. Questo gruppo di opere, mai esposte insieme (i disegni, incollati in un album del primo ’800 già di proprietà del re d’Inghilterra, saranno per la prima volta staccati), fornirà una documentazione eccezionale. Inoltre ci saranno opere di Bellotto di soggetto fiorentino e livornese, e anche lavori di altri artisti dell’epoca, documenti etc. Le novità scientifiche che stanno emergendo nelle ricerche preparatorie alla mostra sono rilevanti. Ovviamente non le posso anticipare». 
Oltre al programma espositivo, la Fondazione Ragghianti è impegnata anche in altre attività, in particolare rivolte alla diffusione della cultura, dall’archivio online alla pubblicazione di libri d’arte per l’infanzia. Ce ne può parlare? 
Sì, per la Fondazione Ragghianti sono mesi di attività intensa anche dal punto di vista editoriale: segnalo l’uscita del monumentale volume curato da Silvia Massa ed Elena Pontelli «Mostre permanenti». Carlo Ludovico Ragghianti in un secolo di esposizioni. E poi, di prossima pubblicazione, una monografia di Silvestra Bietoletti sul pittore e grafico Virginio Bianchi, e il volume degli atti del convegno sulla mostra ragghiantiana del 1967 Arte moderna in Italia 1915-1935, curato da me e da Mattia Patti. Inoltre un libro di storia dell’arte per l’infanzia, su Jackson Pollock, che sarà il primo di una collana ideata da Federica Chezzi e Angela Partenza. Prosegue inoltre l’attività di riordino e inventariazione dei nostri immensi archivi e di schedatura della fototeca di Ragghianti. E anche quest’anno, per la terza volta consecutiva, abbiamo bandito due borse di studio destinate a neo-dottorati, per ricerche su Ragghianti». 
In particolare, la Fondazione ha acquisito la storica rivista “Critica d’Arte”, fondata da Carlo Ludovico Ragghianti nel 1935. Quale sarà la linea editoriale? 
«È stato un atto di coraggio e di responsabilità: “Critica d’Arte” non poteva chiudere, ed era giusto che la Fondazione Ragghianti si facesse carico di questa rivista, che cercheremo di rilanciare con decisione. Abbiamo costituito un comitato editoriale di sette membri e un ampio comitato scientifico internazionale (oltre quaranta studiosi da tutto il mondo). Inaugureremo una nuova serie della rivista, di cui usciranno due numeri l’anno. Fedeli alla linea indicata da Ragghianti, accoglieremo, tramite calls for papers, contributi di storia dell’arte dalla preistoria al contemporaneo, di storia della critica d’arte, architettura, design, museologia, restauro, cinema, secondo una programmatica apertura d’interessi. Ci saranno anche interventi su temi di attualità culturale, universitaria, tutela del patrimonio etc. Per garantire la massima scientificità, tutti i saggi saranno sottoposti a doppio referaggio». 
La Fondazione ha fatto propria la causa di Carlo Ludovico Ragghianti, strenuamente impegnato nell’ambito della divulgazione. Che cosa significa, oggi, portare avanti questo impegno? Quali sono gli strumenti da utilizzare, per raggiungere un pubblico trasversale? 
«La nostra Fondazione deve e può portare avanti di pari passo la ricerca e la divulgazione. È un impegno che mi ha animato da quando, nel 2016, ho assunto la direzione di questa istituzione, alla quale ora sta offrendo un contributo determinante anche l’appassionata presidenza di Alberto Fontana. Per raggiungere un pubblico trasversale occorre avere una proposta ampia e diversificata: quindi convegni e pubblicazioni scientifiche per gli studiosi e i ricercatori, ma anche didattica, mostre e, per esempio, proiezioni di documentari sull’arte, che ormai sono diventate un appuntamento fisso, e che riscuotono un grande successo: significa che c’è richiesta di conoscenza». 
In alto: Fondazione Ragghianti, Lorenzo Guerrini, Scultura bianca, 1968 Scultura VIII, 1968 Scultura IX, 1968 Scultura XI, 1967 Il trono, 1976 Pietra strana, 1976 Figura femmina, 1977 Figura, 1982

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