01 giugno 2019

Slow è meglio. Appuntamento in riviera, con il ricco programma di Santarcangelo Festival

 

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Allenarsi a rallentare la pressione delle informazioni, prepararsi ad ammorbidire la rigidità dei ruoli, far scivolare la resistenza dei confini. Suona bene, no? E sarà anche meglio a Santarcangelo Festival, immancabile appuntamento delle piacevoli estati in riviera romagnola, che dedica la sua 49ma edizione alla lentezza e alla delicatezza. Slow & Gentle è il titolo di questa terza tappa sotto la direzione artistica di Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino che, dal 5 al 14 luglio, porterà le proposte più innovative della scena artistica internazionale in spazi pubblici e insoliti di Santarcangelo di Romagna. Il tutto sotto il segno della relazione, accorciando le distanze tra artista e pubblico, tra discipline e poetiche, attraversando un ricco calendario di spettacoli, concerti, indagini sulla realtà, riti collettivi, pratiche di cura e ricerche condivise. 
Il programma si aprirà il 5 luglio, alle ore 22, alla Piscina Multieventi di Serravalle di San Marino, con Dragon, rest your head on the seabed, dei madrileni Pablo Esbert Lilienfeld & Federico Vladimir Strate Pezdirc. Presentato per la prima volta in Italia, lo spettacolo combina la pratica coreografica contemporanea con l’abilità e la tecnica di sei nuotatrici sincronizzate, immerse in un immaginario fantascientifico. Dal 5 all’8 luglio, Silvia Gribaudi, con Graces, capovolgerà le convenzioni estetiche e di genere, giocando con la spettacolarizzazione del corpo. A proposito di corpi spettacolari, da non perdere First Love, al Lavatoio, dal 10 al 14, del giovane coreografo e performer Marco D’Agostin, Premio UBU 2018 come Miglior Performer Under 35, che esplora la relazione con il suo mito, la campionessa olimpica Stefania Belmondo
L’estone Kristina Norman presenterà Lighter Than Woman, al Teatrino della Collegiata, dal 5 al 9e dal 12 al 14, risultato di un percorso di dialogo di tre anni con il contesto di Santarcangelo Festival, un progetto emotivamente complesso, commissionato dal Festival e realizzato in coproduzione con Emilia Romagna Teatro Fondazione / Atlas of Transitions Biennale, incentrato sulla figura delle badanti e sulla loro forte e determinata comunità. A Porta Cervese, il 6 e 7 e dal 10 al 13, Francesca Grilli, artista associata del triennio, con Sparks, ha creato un progetto che coinvolge alcuni bambini del territorio, ribaltando la relazione di potere tra infanzia e mondo adulto. 
Sul pericolo da sovraccarico di informazioni porta una forte testimonianza Domínio Público, progetto dei brasiliani Elisabete Finger, Maikon K, Renata Carvalho e Wagner Schwartz, presentato per la prima volta in Europa, allo Sferisterio, dal 10 al 12 luglio. Nel 2017, i 4 artisti sono stati oggetto, ciascuno per motivi diversi, di un acceso dibattito sulla libertà di espressione e i limiti morali in campo artistico, subendo attacchi, persecuzioni e censure da parte del potere politico e giudiziario. Stimola il dibattito sulla produzione di immagini nell’era della sorveglianza e propone un allenamento allo sguardo disobbediente, la videoinstallazione Liquid Violence, in Piazza Ganganelli, dal 5 al 14, del collettivo Forensic Oceanography, collettivo nominato al Turner Prize 2018 che, dal 2011, con ONG, scienziati, giornalisti e attivisti, produce mappe, video, rapporti e siti web per documentare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo. 
Grande spazio per la danza che, da 49 anni, in occasione del Festival, trasforma tutto il paese in un palcoscenico diffuso. Allo Sferisterio, il 6 e il 7, ne vedremo delle belle con ULTRAS sleeping dances, di Cristina Kristal Rizzo: in scena parrucche e strani oggetti, alieni, forse vampiri, portano al pubblico un’autoironia che improvvisamente si rovescia in una danza libera e toccante. In paese, durante il Festival, altri spazi performativi nascono, si trasformano, scompaiono, perché a determinare l’ambiente è l’azione coreografica stessa. È il caso dell’artista spagnolo Joan Català che con Pelat costruirà una comunità temporanea attraverso la fiducia, metafora di tutto il Festival. 
A proposito di prendersi il proprio tempo – e anche per affrontare meglio la giornata – Elena Giannotti, coreografa, danzatrice ed esperta di medicina tradizionale cinese, guiderà delle pratiche di Qi Gong, al Parco del Clementino, l’11 e 12. E se l’antica arte marziale interna cinese non vi basta, allora non vi rimane che immergervi nella vasca di deprivazione sensoriale presentata al Supercinema, dal 5 al 14, da MACAO, centro per le arti, la cultura e la ricerca di Milano. 
Oltre alle produzioni, il Festival ospita alcuni percorsi di ricerca. È il caso di Save the last dance for me, all’ITC Molari, dal 5 al 13, progetto ideato da Alessandro Sciarroni e aperto a tutti coloro che vogliano impegnarsi nella missione di salvare dall’estinzione l’antica Polka Chinata, danza dalle origini misteriose tipica di Bologna. 
E poi ancora baci di warholiana memoria, canti delle balene e musica indiana, tematiche queer e aspetti mistici, film horror muti del ‘24 e reminiscenze post-punk e no-wave. Senza dimenticare il mercatino artigianale che proporrà un’offerta di ristorazione vegan-friendly, con alimenti eco-sostenibili locali. Perché anche il tempo che si passa a tavola ha il suo peso o la sua leggerezza. 
Per tutte le informazioni sul programma completo, potete dare un’occhiata qui
In alto: Dragon, descansa en el lecho marino, Veranos de la Villa. Foto Andrea Beade

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