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Non passa giorno che non si parli di lui: prima il passaporto, poi il visto inglese “ridotto”, ora esteso grazie all’intervento del Ministro degli Interni inglese. Sì, parliamo ancora di Ai Weiwei, che dal 19 settembre sarà protagonista alla Royal Academy con una grande mostra.
E un’installazione colossale, aperta al pubblico gratuitamente, composta da otto Alberi in legno, alti ognuno sette metri. La particolarità? Sono tutti realizzati in legno riciclato, assemblato dall’artista immaginando come avrebbe potuto essere la struttura, e che hanno una storia molto particolare: la materia prima è comprata, a pezzi, nei mercati della provincia di Jingdezhen, regione montuosa di Jiangxi, a sud della Cina.
Un giardino fossile, che avrà anche un divano in marmo nero su cui i visitatori potranno sostare per perdersi osservando i rami di queste strutture quasi immaginifiche.
C’è un però: per la produzione servono soldi, e non pochi; 100mila sterline. Ed è così che la RA ha indetto una campagna di crowdfunding su Kickstarter, per arrivare alla cifra e per coinvolgere il pubblico globale. I più generosi avranno in omaggio delle stampe in edizione limitata, o un tour privato della mostra con i curatori. Per tutti gli altri ci sarà la gloria di aver contribuito a un nuovo evento mediatico. Tanto, di questi tempi, non si parla davvero d’altro. Speriamo che tutta questa “luce” non sortisca l’effetto contrario rispetto alla figura dell’artista-dissidente. E anche alle sorti economiche del museo!
Si passa dai 700.000 dollari pagati per un’opera di Danh Vo a questi alberi, che sono veramente un segno fortissimo di dissidenza verso il governo cinese. Giuseppe Penone ricavava l’albero in modo molto più interessante. Qualcosa i musei devono pur esporre, e sicuramente il film sulla figura di Weiwei aiuta la pubblicità. Personalmente penso all’arte contemporanea come qualcosa di diverso da questo luna park per adulti.