07 giugno 2017

Finalmente aperta la stazione di Afragola, progettata da Zaha Hadid. Ma il dibattito non si ferma

 

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Agli studenti di architettura alle prime armi, vengono assegnati progetti atopici, senza contesto. Viene detto loro di dare importanza ad altri aspetti, di godersela, perché in futuro questa cosa non capiterà più. Il contesto verrà dopo, con un pizzico di maturità e dimestichezza. Quando il progetto viene inserito in un contesto, è difficile non ammettere che questo può configurarsi come un vincolo. Agli studenti di architettura alle prime armi viene spiegata più volte la triade vitruviana – firmitas, utilitas e venustas – con la direttiva di non dare priorità a velleità vagamente artistiche e proporre progetti che si mantengano in piedi, prima di essere belli. Ma attenzione a non cadere nella mera edilizia. 
Una volta abbandonate le aule è finalmente possibile capire come si applicano le materie studiate nella vita reale, imparando a svolgere realmente la professione. Se chi ha talento impara un dato fondamentale, ovvero che l’architettura non può essere una materia a sé, si ha addirittura la possibilità di diventare archistar, un Palladio del nuovo millennio. In tal senso, gli esiti sono vari: si può finire a organizzare una Biennale di Venezia, come nel caso di Rem Koolhaas; essere preso in giro dai Simpson, nel caso di Frank Gehry; diventare il simbolo di turno della ripresa di quella particolare regione che è la Campania, come Zaha Hadid.
A poco più di un anno dall’apertura della Stazione Marittima di Salerno, ieri è stata finalmente inaugurata la chiacchieratissima stazione ferroviaria di Afragola, provincia di Napoli, proposta, in questi giorni più che mai, come crocevia imprescindibile dell’alta velocità. 
«Ho forti perplessità rispetto a questa inaugurazione in pompa magna. Per ora è un grave danno per Napoli perché avremo una compressione di tutti i treni ad Alta Velocità nella tratta Roma-Reggio Calabria. E inoltre, manca il collegamento con la Metrocampania, di competenza della Regione, per collegare Napoli e Afragola. Oggi è una cattedrale nel deserto» è stato il commento del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. «Qui lo Stato garantirà sicurezza e sviluppo. Un grande Paese dev’essere orgoglioso delle sue grandi opere», ha dichiarato Paolo Gentiloni, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione della “Porta del Sud”, attraverso la quale, dall’11 giugno, transiteranno 36 treni ad alta velocità. 
Come nel caso della Stazione Marittima salernitana, la stazione di Afragola è stata riportata a nuovo con un progetto molto ricco di immagini suggestive da poter raccontare agli architettofili che andranno lì in pellegrinaggio, piuttosto che per prendere il treno. Per la Stazione Marittima, il risultato ricorda effettivamente quello del guscio di qualche mollusco. Il tema marino sembrava essere caratteristico anche della stazione ferroviaria, ricordando più un cetaceo arenato che quello che effettivamente vorrebbe essere: un ponte. Un ponte che permetta di usufruire con più facilità dei servizi delle ferrovie dello stato. Che le stazioni ferroviarie siano un punto fondamentale nell’espressività di un architetto non è cosa nuova, basti pensare alle stazioni del métro di Parigi, alcune delle quali sono ancora oggi lì a testimoniare la bellezza del puro Liberty. Se la mossa di affidare le stazioni in mano ad archistar può risultare vincente da un lato, entrando in queste strutture si avverte molto spesso che chi le ha progettate non ha avvertito la necessità di mettersi nei panni dei futuri fruitori, come nel caso dell’infinità di rampe di scale mobili piuttosto strette della stazione della Metropolitana di Napoli “Garibaldi”, di Dominique Perrault
Oltre ai discorsi su suggestive immagini che devono accompagnare il progetto della Hadid, così da renderlo effettivamente comprensibile ai più, cosa resta? E per quanto sia lecito, talvolta, infrangere le regole dell’architettura, davvero ci si può permettere di ritornare a un progetto che sembra partorito per un luogo atopico? Nell’Arte di ottenere ragione, Schopenhauer dice che uno dei modi applicabili è quello di giustificare un proprio pensiero facendo finta che sia la citazione di qualche pensatore celebre. Viene da pensare che procedimenti del genere siano applicabili anche all’architettura. Non fa nulla se il progetto è giustamente considerato una cattedrale nel deserto, tanto “è di Zaha Hadid” e c’è solo da aspettare che si organizzino viaggi organizzati per visitare le sue opere campane, proprio come quelli per visitare le ville palladiane. (Ambra Benvenuto)

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