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Il libro è il minimo comune denominatore che mette in relazione questi due artisti così diversi tra loro: libri cancellati per Isgrò, libri usurati, squassati, deformati (sopra) per Kiefer. Il libro comunque per tutti e due è il simbolo della propria esperienza artistica.
Tutto questo è poi la summa di quanto è avvenuto a Firenze nel 1966 in seguito all’esondazione dell’Arno. I libri della Biblioteca Nazionale Centrale, una delle più grandi d’Italia, e di altre biblioteche cittadine, più piccole per dimensioni ma non per questo meno importanti, furono completamente sommersi dalle acque del fiume e furono estratti dalla melma usurati, cancellati, squassati…
Le otto opere che i due artisti espongono diventano l’emblema, la memoria di quanto successo in quel novembre di cinquant’anni fa, il libro infatti è stato assurto a simbolo dell’alluvione. Furono infatti gli Angeli del fango – giovani giunti da tutto il mondo per dare una mano a salvare i capolavori e oggetti d’arte finiti sott’acqua – a recuperare i preziosi volumi delle biblioteche fiorentine e tra questi c’era anche Emilio Isgrò che era arrivato a Firenze in veste di giornalista ma che fu coinvolto in un’operazione di salvataggio dei volumi entrando a far parte di una di quelle “catene umane” che spontaneamente si creavano in quei giorni a Firenze tra ragazzi e giovani che avevano il solo scopo di mettere in salvo il patrimonio artistico e storico-librario.
La mostra Alfabeti sommersi (aperta fino al 13 novembre), curata da Sergio Risaliti e Marco Bazzini, propone un’esperienza immersiva grazie anche al docufilm di Beppe Fantacci proiettato sulle pareti nude di sala d’Arme (home page) che avvolge il visitatore e lo rende protagonista e non solo spettatore di quello che avvenne il 4 novembre 1966 che ha indiscutibilmente segnato la vita dei fiorentini ma ha anche modificato in modo determinante il rapporto tra cittadino e patrimonio artistico e culturale. (Enrica Ravenni)