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Un po’ provocazione, un po’ no. Visto che da qualche parte bisogna partire per favorire le quote rosa e per azzerare la discriminazione tra sessi, soprattutto in campo professionale, Italcementi Group ha lanciato il suo primo concorso “ArcVision Prize – Women and Architecture”, premio internazionale d’architettura al femminile, con la condizione di aver interpretato al meglio le necessità residenziali, imprenditoriali e stilistiche dell’architettura, con uno sguardo privilegiato sui servizi di una progettazione rivolta all’educazione e al sociale. Tra i membri della giuria che sceglierà la vincitrice, il cui nome sarà annunciato la sera del prossimo 7 marzo, alla sede di i.lab, il nuovo Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi Group, progettato dall’architetto americano Richard Meier e inserito nel contesto del parco scientifico-tecnologico Kilometro Rosso di Bergamo, c’è Martha Thorne, direttore del Pritzker Prize, che ha affermato: «Migliorare la qualità delle nostre città, lavorare sul tema della sostenibilità, contribuire all’educazione o suggerire soluzioni di fronte alle calamità sono solo alcune delle aree di intervento in cui il lavoro degli architetti è utile e prezioso. In questo ambito non può esser trascurato il ruolo delle donne e il contributo da loro dato nel passato, nel presente, e che certamente daranno in futuro all’architettura. L’arcVision Prize è dunque un progetto di grande interesse proprio perché riconosce e sostiene la capacità, la creatività e i molti talenti delle donne architetto».
Una discriminazione positiva insomma, per favorire le donne-architetto.
Nata come rivista nel 1997, il progetto “arcVision” vuole avvicinare cultura d’impresa e progettazione architettonica, e non è un caso che Italcementi abbia collaborato già dagli anni ’50 con alcune delle maggiori archistar che hanno contribuito a disegnare la storia delle nostre città e della cultura, da Gio Ponti e Pier Luigi Nervi per il grattacielo Pirelli a Milano a Frank Gehry per il Guggenheim di Bilbao, dalla Bibliothèque Nationale de France di Dominique Perrault a Parigi, al MAXXI di Zaha Hadid, l’architetto-rosa per eccellenza. Che l’8 marzo avrà una collega “titolata” in più, con la quale dover fare i conti.