03 luglio 2018

New York, Milano, Napoli. Le geometrie metropolitane di Camilla Borghese, in mostra a Roma

 

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New York, Milano, Napoli, catturate nelle loro forme rigide o sinuose, nelle strutture possenti o morbide. Sono metropoli astratte o sceniche, quelle che appaiono nelle fotografie di Carolina Borghese, in esposizione fino al 7 luglio per “Outline”, mostra a cura di Guillame Maitre e Paulo Pérez Mourìz, nella Galleria Spazio Nuovo Contemporary Art di Roma. 
«In questa mostra ho voluto concentrarmi sulla mia più recente ricerca che è una riflessione sul piano teorico, spogliata dei materiali di cui una architettura è costituita, nel tentativo di sottintenderli per andare oltre, verso il pensiero dell’architetto. Ho voluto dare continuità alla precedente mostra arricchendola di elementi che lasciassero emergere la nascita di un progetto, dalla mente al foglio di carta (tale per lo meno fino alla mia generazione) e questo è all’origine del tecnigrafo su cui ho posizionato 14:15. New York, (Citicorp). Questo lavoro può sembrare quasi un disegno di primo acchito, salvo poi accorgerci che è la foto di un grattacielo – nonostante il suo evocare un mare – con tutta la sua grandiosità e le sue imperfezioni», ha spiegato Camilla Borghese. 
L’esposizione romana prosegue idealmente quella recentemente chiusa a Castel dell’Ovo, a Napoli, presentando tredici immagini in cui il punto di vista si concentra su specifici dettagli di geometrie architettoniche che risaltano al centro della rappresentazione, tra giochi di luce e contrasti, trasformandosi in icone al di là del tempo e dello spazio, pur conservando la loro natura. 
«Talvolta l’attitudine al particolare che porta l’obiettivo a soffermarsi sulle superfici per registrarne le qualità entra in cortocircuito con l’evidente aspirazione all’evanescenza ottenuta per mezzo della sovraesposizione. Geometrizzazione e rarefazione caratterizzano le immagini più audaci. Con lo sguardo attento al ritmo della linea, ai canoni di proporzione e di armonia si apre un’indagine sul linguaggio architettonico occidentale che dimostra quanto Borghese sia a suo agio anche con i grattacieli del XX secolo di cui immortala solo dettagli, particolari ravvicinati, immagini frontali o scorci sfuggenti», spiega Serena De Dominicis nel testo critico che accompagna la mostra. 
In home e in alto: Camilla Borghese, Outline, installation view, Spazio Nuovo, Roma 2018

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