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Una notizia che non avremmo voluto mai dare, ma che col passare dei giorni diventava sempre più una eventualità da prendere in considerazione. Pippa Bacca, la trentatreenne artista milanese impegnata nella performance itinerante “Spose in viaggio”, nel corso della quale aveva smesso di dare notizie di sé quando si trovava in Turchia, non lontano da Istanbul, è stata trovata morta la scorsa notte. Stando alle prime notizie trapelate, ad ucciderla sarebbe stato un camionista pregiudicato, che dopo aver confessato l’omicidio avrebbe condotto la polizia sul luogo dove aveva sepolto la donna. Il progetto Spose in viaggio, partito da Milano lo scorso 8 marzo e che Pippa Bacca condivideva con un’altra artista, Silvia Moro, prevedeva un tour per i paesi del mediterraneo che le due artiste avrebbero compiuto in autostop, vestite per l’appunto in abiti nuziali. Le due si erano separate a Istanbul, dandosi appuntamento per i giorni successivi a Beirut. Dopo che da lunedì 31 marzo si erano interrotti i contatti, in Turchia si erano recati la sorella Antonietta e il fidanzato dell’artista, Giovanni Chiari, per collaborare alle indagini. Giuseppina Pasqualino di Marineo – questo il nome all’anagrafe dell’artista – era la nipote del grande Piero Manzoni, dal quale aveva ereditato gli atteggiamenti anticonvenzionali e provocatori, prima di ricalcarne per certi versi anche la parabola biografica (Manzoni morì nel 1963 solo trentenne).
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bridesontour.fotoup.net
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[exibart]
Sono esterrefatto. Un grandissimo abbraccio Pippa, e scusami per quella buca che ti ho dato l’anno scorso.
PER TE SORRIDENTE VESTALE DELL’AMORE
La Sposa Di Corinto
di Johann Wolfgang Goethe
Un giovane venne da Atene a
Corinto, qui ancora non sapevano chi era.
Sperava nel favore di un cittadino;
i padri erano stati ospiti a vicenda,
avevano deciso da tempo
che figlia e figlio dovevano
essere nel futuro moglie e marito.
Ma sarà anche il benvenuto, se a caro
prezzo il favore non acquista?
Lui, con i suoi, è ancora pagano,
gli altri battezzati e seguaci di Cristo.
Se nuova fede sorge,
spesso fedeltà e amore
come erba grama si estirpano.
E già tutta la casa era nel silenzio,
padre, figlie, solo la madre veglia;
accoglie l’ospite con fare benevolo,
sùbito lo si porta nella stanza più bella.
Vino e cibo spiccano prima
che il desiderio esprima:
gli augura buona notte da dispensiera sollecita.
Ma di fronte a così ricca mensa
non gli viene la voglia di cibo;
cibo e bevanda dimentica per la stanchezza
e si getta sul giaciglio vestito;
mentre il sonno lo coglie,
ecco uno strano ospite
che per la porta aperta si fa vivo.
Allora vede al bagliore della lampada
una ragazza, in velo e abito bianco,
entrare, silente e pudica, nella stanza,
intorno alla fronte un nastro nero e dorato.
Come lei lo scorge,
solleva con stupore,
è tutta un fremito, una bianca mano.
«Sono io,» esclama, «in casa tanto straniera
che dell’ospite non ho saputo nulla?
Così in clausura sono prigioniera!
Ora con violenza la vergogna mi turba.
Tu séguita tranquillo
a riposare sul giaciglio,
e io me n’andrò, svelta come sono venuta.»
«Rimani, bella fanciulla!» grida il ragazzo,
e dal suo letto rapido balza:
«Qui ci sono i doni di Cerere, di Bacco,
e tu porti Amore, fanciulla cara!
Sei smorta di terrore!
Vieni, vediamo, amore,
quanto siano felici le divinità.»
«Rimani lontano, férmati, giovinetto!
Gioie più non mi sono riserbate.
È compiuto per me il passo estremo,
per l’insana follia della buona madre,
che, guarendo, per il futuro
giovinezza e natura
ha, con un giuramento, al cielo consacrate.
Il vario stuolo degli dèi d’un tempo
ha svuotato la casa silente d’un tratto.
Invisibile Uno solo sta nel cielo,
e un Redentore in croce è venerato;
vittime in questo luogo
non agnello né toro,
la vittima, inaudita, è l’essere umano.»
Lui interroga e pesa ogni parola;
non una sfugge al suo animo, una soltanto.
«È dunque vero che l’amata sposa
mi sta dinanzi in questo luogo appartato?
Puoi essere mia ormai,
giurando i nostri padri
per noi la grazia divina hanno impetrato.»
«Io non sarò mai tua, anima cara!
A mia sorella minore ti riserbano.
Mentre mi affliggo in silente clausura,
oh, nelle sue braccia, pensa
a colei che pensa a te soltanto,
che si tormenta amandoti,
che presto si nasconderà nella terra.»
«No! Per questa fiamma che Imene ci mostra
in benevolo presagio, te lo posso giurare;
tu non sei perduta per me e per la gioia,
vieni con me in casa di mio padre.
Amata, resta qui!
Festeggia insieme con me
il nostro, inatteso, banchetto nuziale.»
E si scambiano i segni di fede a vicenda:
lei gli offre la collana d’oro,
e lui vuole darle una coppa argentea,
non esiste lavoro più prezioso.
«Questa non fa per me,
io ti prego che
una tua ciocca mi sia data in dono.»
Solo mentre l’ora cupa degli spettri scoccava,
un senso di sollievo la pervase.
Con bocca smorta, suggeva avida
il vino, scuro, colore del sangue.
Ma del pane di frumento,
che le offriva benevolo,
lei non prese la più piccola parte.
E il giovane bevve la coppa di vino
avido, in fretta, come lei che gliela porse.
Amore lui chiede nel tacito convito;
malato di passione il suo povero cuore.
Ma lei si nega
a ogni sua preghiera,
fino a che in pianto egli cadde sul giaciglio.
E lei viene e accanto a lui distesa:
«Ah, come soffro vedendo il tuo strazio!
Ma sentirai, toccando le mie membra,
con un brivido, quello che ti ho celato.
La bella
che ti sei scelta
è bianca come neve ma fredda come il ghiaccio.»
Con impeto l’afferra tra le braccia valide,
un amore giovanile lo pervade con la sua forza:
«Spera di scaldarti con me, anche
se tu mi fossi inviata dalla tomba!
Scambio di aliti e baci.
Amore che dilaghi!
Non ardi e non senti il fuoco che mi divora?»
L’amore in lacci sempre più stretti li annoda,
al piacere si mescola il pianto;
lei sugge avida le fiamme della sua bocca,
uno è conscio di sé solo nell’altro.
L’amore del giovane è smania
che in lei il gelido sangue riscalda,
ma nel suo petto il cuore è senza battito.
Intanto la madre si insinua nel corridoio,
intenta a tardivi, domestici lavori,
vicino alla porta resta a lungo in ascolto,
che cosa sia mai quello strano rumore.
Lamento e grido voluttuoso
di sposa e di sposo,
e il delirante balbettio d’amore.
Accanto alla porta rimane immobile,
perché lei prima deve persuadersi,
e sente i più solenni giuramenti d’amore,
con fastidio, frasi d’amore carezzevoli:
«Il gallo si sveglia, zitto!» –
«Ma tu domani notte
sarai qui di nuovo?» – e baci innumerevoli.
La madre non trattiene più la sua ira,
apre in fretta il noto chiavistello:
«Simili sgualdrine ci sono in casa mia,
così pronte alle voglie dello straniero?»
Quando entra nella stanza,
alla luce della lampada
vede la propria figlia – o cielo.
E il giovane nel terrore di quell’attimo
vuole coprire l’amata con i veli
di fanciulla, con il drappo,
ma lei si districa da quelle vesti.
La sua figura
si alza, lunga
e lenta sul letto, con la forza degli spettri.
«Madre, madre!» Cupa è la sua voce,
«Così la bella notte volete negarmi!
Mi cacciate dunque da questo tepore.
Mi sono destata solo per disperarmi?
Non vi è bastato
che, avvolta nel sudario,
mi portaste nella tomba nel fiore degli anni?
Ma dall’angustia delle lastre grevi
un giudizio che pronuncio io stessa, mi muove.
Inutili le nenie dei vostri preti,
inutile la loro benedizione;
né il sale né l’acqua
raggela la giovinezza che palpita;
ah, la terra non raggela l’amore!
Questo giovane mi fu promesso quando
ancora il sereno tempio di Venere si ergeva.
Madre, il patto voi avete infranto
per il voto a una fede falsa e straniera.
Ma nessun dio, se la madre
giura di negare
la mano della figlia, ascolta la preghiera.
Sono cacciata via dal sepolcro,
in cerca del bene che rimpiango ancora,
per amare l’ormai perduto sposo
e suggere il sangue del suo cuore.
Dopo la sua fine,
mi volgo ad altre vite,
e la giovane stirpe soggiace al furore.
Bel giovane, più a lungo non vivrai;
tu ti estinguerai in questo luogo.
La mia collana io ti donai;
la tua ciocca via mi porto.
Osserva, esaminala,
sarai grigio domani
e soltanto laggiù sarai bruno di nuovo.
Ascolta, madre, la mia ultima preghiera:
appresta, per le esequie, il rogo,
apri l’arca angosciosa che mi serra,
porta gli amanti nelle fiamme al riposo!
Quando sfavilla e rovente
arde la cenere,
agli antichi dèi corriamo incontro.»
Purtroppo “questo mondo” non è il sogno che ci piacerebbe fosse. Il rispetto per la vita deve appartenere a tutti ma proprio a tutti, protagonisti di questa vicenda compresi. L’arte può e deve essere tutto, anche lacrime, sfugge ai più il perchè. Esplicitare il dolore in performance non avvicina “questo mondo” all’arte, ne tiene snobisticamente le distanze. A pochissime ore dalla notizia della morte di Pippa Bacca ho sentito parlare del colore della sua bara. Bara verde o bara di lacrime…? Il sogno di Pippa Bacca era un altro, facciamo in modo che lo si capisca. Un abbraccio a chi le vuole bene.
A.T.
sono sconvolto, ma perchè?
ciao Giuseppina
Sono rimasto anch’io senza parole. Un’intreccio malefico tra arte e vita.
non la conoscevo, ma sono sconvolto ugualmente. una persona che fa una cosa così generosa fermata da un motivo così basso…nel mio cuore vivrà per sempre
Ho sentito commenti tra la gente comune del tipo : se l’è cercata in nome dell’arte;oppure:
mi dispiace, ma se a quell’età si pensa che ai giorni nostri si possa andare in giro vestite con abito di nozze in luoghi dove la donna è considerata qualcosa da usare senza che capiti qualcosa allora vuol dire che tutto questo, se pur violento e disumano, l’ha voluto ; oppure :
ci sono persone che fanno le traversate di mezzo globo in barca , soli e tornano vive, scalano montagne ai limiti dell’impossibile , soli e tornano vive, attraversano deserti assolati e impervi senza acqua ,soli e tornano vive forse Pippa Bacca no ha voluto credere che attraversare l’essere umano soli è impossibile perchè l’essere umano E’ la guerra : un vero peccato, oppure:
Grazie Pippa Bacca ci hai fatto capire che è il momento che anche l’arte si muova a favore di ideali umani veri e non finti o chiusi in galleria a tal punto da perderci la vita stessa.
“La morte se non è lo scopo, è comunque la meta.” L’ho scritto in una poesia molti anni fa. E in un’altra anche che “non potremo mai capire da vivi” .
Gli artisti, rispetto agli altri, sono più coscienti della necessità del coraggio. Non è che non intuiscano il pericolo, ma sono determinati ad attraversarlo, perché il loro ruolo è tracciare una pista là dove non c’era, per l’Umanità tutta. Loro non appartengono a un luogo e nemmeno alla loro famiglia, ma al Tempo e al Mondo. Pippa Bacca lo sapeva.. in quella foto a Venezia, gli occhi socchiusi a penetrare il suo sogno lasciano intravvedere il dolore di chi non esclude il peggio, ma il velo come appena mosso da un ritmo di danza e la corona di fiori dicono che quello è il momento di partire e di non aver paura. Forse possiamo imparare. Ela
Quando si parte, non si sa se si arriva. Pippa non è arrivata.
Il suo messaggio d’amore è stato rifiutato nel modo più brutale.
E’ ancora possibile sognare, giocare, sperare?
per le donne no!
L’umanità è cattiva anche nel 2008, la libertà della donna limitata.
Nessun cacciatore apre la pancia del lupo cappuccetto rosso è morta.
Figlie, domate il vostro cuore coraggioso, siate prudenti
e se sognate la libertà non lottate da sole.
La scomparsa è sempre un qualcosa che lascia senza parole.Forse ci si interroga su dove sarà che crea subito una divisione tra chi crede e chi come me ha grossi dubbi.Ma è bello riproporre una persona come Pippa in questo modo.Un minestrone lo si consuma ed è meglio di chi porta i fiori freschi o le corone in memoria.Vorrei esserci questa sera.Saluti Sugardaddy.