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Sulla superficie di uno sottile stelo di acciaio, lucida sagoma germogliata seguendo una progressione irregolare e organica, si riflette il canone dell’armonia, della proporzione ideale delle cose. Così, come nell’incontro tra due modelli di sviluppo opposti, si scandisce il rapporto tra le linee tortuose dell’Elliptical Column di Tony Cragg e le illustri geometrie rigide del Palazzo Ducale di Urbino, costruito tra il 1466 ed il 1472 per volontà di Federico di Montefeltro, dagli architetti Maso Di Bartolomeo, di formazione brunelleschiana, Luciano Laurana, seguace di Leon Battista Alberti, e Francesco Di Giorgio Martini, studioso dei trattati vitruviani.
La scultura, una sorta di pianta selvatica maturata nell’ordine della struttura rinascimentale, sarà esposta dal 22 luglio al 15 ottobre, a cura di Ludovico Pratesi, nel centro del cortile d’onore del Palazzo che, secondo il Duca di Montefeltro, condottiero e mecenate, doveva rivaleggiare con le maggiori corti italiane. «C’è l’idea che la scultura sia statica, o forse addirittura morta, ma io sento l’esatto contrario. Non sono una persona religiosa-sono un materialista assoluto. Per me il materiale è emozionante e in ultima analisi, sublime. Nel momento in cui creo una scultura, vado in cerca di una spiritualità o di un’etica del materiale. Voglio che il materiale abbia una dinamica, per spingere e muoversi e crescere», ha spiegato Cragg, che ha sempre approfondito le suggestioni dell’arte italiana e ha citato Medardo Rosso come figura cardine per il suo approccio all’uso dei materiali.