Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Non è “art district”, se si esclude la Triennale vicina. Ma in via Machiavelli 30 a Milano, da oggi e fino al prossimo giugno, potrete scoprire un angolo nascosto (per chi non lo conoscesse già) che è lo studio dell’artista Vincenzo Agnetti.
Tre livelli di ambiente, per mettere in scena il riallestimento – a cura di Bruno Corà – de La lettera perduta, performance presentata a New York da Ronald Feldman e a Palazzo Grassi, a Venezia, nel 1979 e che espode in scultura, pittura, poesia. Come può essere archiviata la performance è la domanda che, in questo caso, si pone Agnetti mettendo in bilico da un lato l’annullamento dell’azione e la necessità del documento.
Quattro titoli-Surplace, Mutamenti, Le stagioni si ripetono del 1976, e I Ching del 1977, citazione delle lettere, sono le opere che completano questo nuovo omaggio con cui l’archivio vuole divulgare ulteriormente l’opera di un grande artista, che non in ultimo, era anche milanese. Un’operazione “collaterale” all’esposizione da Sotheby’s che vi abbiamo raccontato, e che stavolta, però, è ben lontano da qualsiasi vetrina. www.vincenzoagnetti.com