13 luglio 2025

Come le aziende collaborano con gli artisti: Corraini e l’editoria artistica oggi

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L’incontro tra il mondo dell’arte e quello delle aziende può condurre a nuove visioni, scambi di conoscenze e oggetti inediti, a metà tra opera e prodotto. Pietro Corraini, artista e imprenditore di Corraini Edizioni Arte Contemporanea ci racconta la sua ricetta per mettere “spazi al posto dei confini”

“Un Sedicesimo”, una rivista di 16 pagine ideata da Pietro Corraini e affidata ogni volta a un autore diverso. © All rights reserved to Maurizio Corraini s.r.l

Pietro Corraini fonde la visione imprenditoriale con l’attitudine sperimentale dell’artista, guidando la casa editrice di famiglia oltre le definizioni tradizionali e al di là delle regole convenzionali del settore. Con lui abbiamo esplorato lo stato attuale dell’editoria, il ruolo specifico dell’editoria d’arte e le possibilità di ripensare radicalmente la forma e il significato dell’oggetto libro.

Pietro Corraini © Cartacarbone.

Partiamo dalle presentazioni. Qual è il tuo ruolo in Corraini Edizioni Arte Contemporanea e di cosa ti occupi?

«Io nasco in Corraini, la Casa editrice e galleria d’arte è stata fondata dai miei genitori, Marzia e Maurizio, per cui ci sono dentro sin da piccolo. Poi crescendo – una cosa tira l’altra – mi sono trovato a lavorare in un’azienda complessa con il ruolo di coordinare progetti editoriali e artistici».

Perché definisci Corraini un’azienda complessa?

«Corraini la definisco complessa perché ha una grande propensione al progetto editoriale ma quello che facciamo travalica le definizioni. Diciamo che ci sono alcuni elementi che compongono la spina dorsale di quello che si fa, elementi che Achille Castiglioni chiamava “elementi principali di progettazione”, ai quali se ne aggiungono degli altri. Il nostro lavoro, nella maggior parte dei casi, prende la forma di libro ma potrebbe generare una mostra, un podcast o delle applicazioni».

05. “Book from the wilderness”, mostra Parasite 2.0 presso Libreria ExTemporanea 121+
di Milano (2018). Credits Davide Galli, Atelier Fotografo

Come convive il tuo ruolo di imprenditore con quello di artista?

«Vivo tante vite, e spesso i due ruoli si incontrano. All’interno della casa editrice il mio ruolo è più quello di imprenditore che di artista. L’imprenditore di fatto è un mestiere il cui obiettivo principale è fare impresa. L’artista non è esclusivamente un mestiere. L’essere artista è piuttosto una modalità con la quale ci si approccia alle cose. Un artista ha come obiettivo principale la ricerca, mentre l’imprenditoria è uno strumento che utilizza per svolgere e promuovere la sua stessa ricerca. Ogni artista dev’essere anche un po’ imprenditore, ed è un bene che un imprenditore sia anche un po’ artista».

Le “interferenze” con l’arte, come le definite nella vostra biografia, fanno parte della storia di Corraini. Come sono intervenute e come intervengono nel vostro il campo d’azione?

«Rispetto ad altre case editrici, Corraini è una realtà strana: nasce come galleria d’arte che ad un certo punto utilizza lo strumento del catalogo e poi si trasforma in casa editrice. Percorrendo questa strada di servizio si è arrivati all’editoria con tutte le innocenze del caso e con nessuna preclusione ad infrangere le regole dell’editoria. Arrivando dall’arte, il pilastro su cui costruire il lavoro è il rapporto con l’artista o autore. Come dovrebbe fare ogni galleria d’arte che lavora seriamente. Quando arriva un autore con richieste inusuali noi non le escludiamo a priori ma proviamo a trovare delle soluzioni, magari impensabili per altri editori. E infatti gli altri editori guadagnano soldi e noi no… Però questo è un altro discorso! [ride, ndr]».

“Che farò senza Euridice?” Mostra di Jonathan Pierini presso Libreria ExTemporanea 121+ di Milano (2019). © All rights reserved to Maurizio Corraini s.r.l.

Quali sono le figure di riferimento del mondo dell’arte contemporanea legate a Corraini?

«Sicuramente quelle con cui è nata la casa editrice, cioè Bruno Munari e Enzo Mari. Adesso lavoriamo con vari progettisti, tra cui Paul Cox, Martì Guixé, Fausto Gilberti, Daniel Eatock, Francesco Faccin, e tanti altri. Quello che accomuna questi personaggi, e che contraddistingue l’approccio di Corraini fin dalle sue origini, è quello che io chiamo “l’essere di confine”. Questi autori si mettono al confine tra una cosa e l’altra, tra una disciplina e l’altra, allargando quel confine finché non diventa lui stesso una cosa: da linea a spazio. Quando Munari o Mari lavorano con Marzia e Maurizio c’era molta diffidenza rispetto al fatto che un designer facesse anche arte o che un artista facesse anche design. Oggi questa diffidenza è sempre minore, anche se in alcuni ambiti persiste».

Come difendete questa complessità in un mondo in cui, soprattutto nell’imprenditoria, la necessità è quella di semplificare e categorizzare?

«Con fatica e pazienza! Nel nostro catalogo ci sono autori, come Suzy Lee e Kerry Smith, che altri editori non saprebbero dove mettere. Quando vai in una libreria indipendente è abbastanza facile spiegare che i libri di Munari sono sia per adulti che per bambini, oppure confrontarti su dove mettere Autoprogettazione? di Mari – scaffale bricolage o design? Quando ci si approccia ad Amazon questa possibilità di dialogo non c’è. Allora bisogna creare un contesto che ti permetta di comunicare e di far capire che uno nuovo spazio c’è e che si lavora su questo».

“Libro Illegibile MN1”, © Bruno Munari. All rights reserved to Maurizio Corraini s.r.l.

Quali progetti di artisti e autori raccontano lo stravolgimento della regola?

«Devo dire che è più difficile individuare i progetti in cui abbiamo fatto le cose che si devono fare piuttosto che quelli dove abbiamo realizzato ciò che convenzionalmente non si fa. Per il primo libro realizzato con Munari, primo della serie di cataloghi chiamata 10×10, ha voluto realizzare MN1, libro illeggibile ancora in commercio dopo tanti anni. Tra i numeri della rivista Un sedicesimo – che vede la ri-progettazione di ogni numero per mano di un differente autore – c’è quello di Carin Goldberg, la quale per realizzarlo ha utilizzato le fustelle delle scatole, e tutte le volte che mi mandava aggiornamenti sul progetto toglieva un pezzo di libro con il logo, il nome dell’autore, il titolo. Alla fine non ha lasciato nulla di quello che convenzionalmente ci dovrebbe essere! Con Giovanni Anceschi, invece, in un incontro in libreria sul tema della forma abbiamo nascosto tutte le scritte… difficile in una libreria! Con dei teli abbiamo coperto tutti i libri e tutte le volte che entravo una persona con una maglietta marchiata, ricoprivamo il logo con il nastro adesivo».

Qual è lo stato dell’editoria oggi?

«L’editoria sta vivendo un momento di grande difficoltà, soprattutto l’editoria tradizionale: solo alcune nicchie di settore, come ad esempio i fumetti, stanno reggendo. Generalmente siamo in un momento in cui il libro necessita di una reinvenzione, non è più considerato il luogo o l’oggetto esclusivo della conoscenza. Se io, o qualcuno della mia generazione, l’ultima che ha frequentato le scuole senza l’utilizzo dei dispositivi elettronici, devo acquisire una conoscenza o una competenza, cerco un libro che ne tratti. Se lo deve fare una persona che sta studiando in questo momento, piuttosto che andare in biblioteca utilizzerà Youtube».

“Tecnologia come decorazione”, mostra Pietro Corraini presso Tipografia Bonvini di
Milano (2025). © Camilla Marani

Qual è il ruolo dell’editoria d’arte?

«Penso che abbia un ruolo sociale, non solo di mercato. L’arte, e di conseguenza l’editoria d’arte, sta mettendo al centro della scena dei temi socio-culturali di primaria importanza, secondo una visione critica. Andando in una libreria d’arte è più facile che si trovino dei saggi di sociologia, piuttosto che un catalogo degli impressionisti. Poi ci sono anche tanti cataloghi degli impressionisti, ma questi sono più vicini all’arredamento che all’editoria, e a me interessano poco».

Prendendo atto della perdita di funzione del libro, qual è la sua funzione oggi?

«Me lo chiedono sempre. Secondo alcuni i libri oggi non servono a niente, eppure è quel niente lì ad essere indispensabile per renderci umani e sarà sempre più necessario quello che ci rende umani. Lo stiamo vedendo adesso, lo stiamo toccando con mano. Ci sarà sempre più bisogno di contatti, ci sarà sempre più bisogno di quelle piccole cose inutili come la poesia, l’arte, la bellezza».

1 commento

  1. L.C.A. “Libri in Cerca d’Autore” trova casa
    Pur non perdendo la sua caratteristica e modalità nomade, il progetto L.C.A. “Libri in Cerca d’Autore” trova casa a Torino nel “Pinzimonio Atelier” di Pino Boresta, che si trova in una delle stanze di Flashback Habitat della palazzina A in Corso Giovanni Lanza 75, Torino. Qui saranno visibili i libri d’artista insieme a delle iconiche opere dell’artista considerato uno dei precursori della Street Art italiana e più specificatamente della Sticker Art. Il Vernissage sarà venerdì e sabato 16 e 17 maggio 2025 dalle ore 18:30 alle 23:00. A tutti gli intervenuti verrà regalato un adesivo firmato dall’artista e non solo. Dal 20 maggio in poi l’atelier sarà visitabile dal giovedì al sabato su appuntamento. Scrivendo a p.boresta@gmail.com
    Pinzimonio Atelier: https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/pino-boresta-libri-in-cerca-dautore/

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