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Ibrida Festival, dieci anni di arti intermediali a Forlì: il programma
Progetti e iniziative
di redazione
Dal 25 al 28 settembre 2025, a Forlì, entra nel vivo il calendario di Ibrida, il Festival Internazionale delle Arti Intermediali che celebra la sua decima edizione con un titolo che è insieme manifesto e programma: Moltitudine. Negli spazi della Fabbrica delle Candele, quattro giorni in cui i linguaggi della creatività contemporanea si contamineranno, come un organismo artistico fluido, aperto e stratificato.
La natura intermediale del festival emerge già dalla varietà degli eventi: videoarte, performance, installazioni, workshop, musica, live act, dialogheranno tra loro, mettendo in relazione ricerca individuale e pensieri condivisi. «Il titolo Moltitudine è un invito ad abbracciare la pluralità come valore e come forza creativa», spiegano i direttori artistici Francesca Leoni e Davide Mastrangelo. «Viviamo in un’epoca in cui identità, linguaggi e forme del visivo si moltiplicano, si sovrappongono e si stratificano. Moltitudine non è solo il tema, ma la forma stessa del Festival: un organismo vivo, composito, dove convivono l’intimità del gesto artistico e la potenza dell’esperienza condivisa».
Un festival come organismo vivo: dalle origini a oggi
Nato nel 2015 da un’idea di Francesca Leoni e Davide Mastrangelo (Vertov Project), Ibrida Festival si è subito distinto come spazio dedicato alla ricerca nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale: videoarte, found footage, animazione 2D e 3D, metacinema. Già dalle prime edizioni, alla produzione video si sono affiancati la performance art e la musica elettronica, in un intreccio di linguaggi che ha reso il festival un punto di riferimento per le arti intermediali, con un legame particolare con il territorio e la sua eredità sperimentale.
«La Romagna è sempre stata una terra fertile per quanto riguarda la sperimentazione tanto da essere soprannominata Romagna Felix», ci raccontavano Leoni e Mastrangelo in una intervista di qualche anno fa, ripercorrendo le tappe di Ibrida. «Negli anni ‘70 nasce il Festival più antico e significativo del panorama europeo dedicato al teatro di ricerca, alla danza contemporanea e alle performing arts, Santarcangelo Festival a Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Non dimentichiamoci che lo zoccolo duro del teatro di ricerca nasce qui tra gli anni ‘80 e ‘90, in primis a Cesena con la Socìetas Raffaello Sanzio e il Teatro Valdoca, poi a Ravenna con il Teatro delle Albe e Fanny & Alexander, e infine a Forlì con Masque Teatro, per citarne solo alcuni. Sicuramente tutte queste realtà hanno molto contribuito alla formazione di nuove generazioni come la nostra, alimentandoci con immaginari differenti e fuori dall’ordinario. Ibrida Festival non poteva che nascere qui a Forlì, ai confini del mondo, in una terra fertile e predisposta ai nuovi linguaggi».

Negli anni, il festival ha portato nella città romagnola artisti affermati e giovani sperimentatori, consolidando un’identità fortemente interdisciplinare e aprendo la strada a collaborazioni con istituzioni, gallerie e centri di ricerca in Italia e all’estero. La scelta degli spazi, dal complesso industriale dell’ExATR alla Fabbrica delle Candele, ha rafforzato la vocazione del festival a legarsi alla città e alle sue diverse anime.
Anatomie Digitali, la collettiva alla Fondazione Dino Zoli
Il percorso di Ibrida Festival si intreccia con la mostra Anatomie Digitali, aperta dall’1 settembre e visitabile fino al 12 ottobre 2025 alla Fondazione Dino Zoli di Forlì. Una grande collettiva che riunisce 55 artisti provenienti da oltre 15 Paesi, in un ampio attraversamento delle prassi multimediali e della videoarte. In esposizione, opere di Gary Hill, Robert Cahen, Regina José Galindo, Filippo Berta, Elena Bellantoni, Donato Piccolo, Sara Bonaventura, insieme a voci emergenti della scena contemporanea. Il filo conduttore è l’esplorazione delle ibridazioni tra corpo e media, in un immaginario che riflette le tensioni e le possibilità del presente.
Tra i protagonisti più attesi, l’artista statunitense Gary Hill, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia e tra i pionieri della videoarte, che sarà presente sabato, 27 settembre, con un talk a ingresso libero (Campostrino di Forlì, ore 11). La sua installazione Self ( ), proveniente dalla Galleria Lia Rumma di Napoli, arricchisce la collettiva Anatomie Digitali.
Performance e live act
Il programma di Ibrida Festival 2025 prenderà avvio giovedì, 25 settembre, con la prima nazionale di Logos Mater di Amelie Duchow, lavoro che intreccia voci provenienti da lingue madri di tutto il mondo in una trama sonora e visiva in costante trasformazione. Il 26 settembre la programmazione si sdoppia: alle 21 Requiem di SVCCY e Pasquale Corrado reinterpreta in chiave contemporanea il capolavoro sacro di Gabriel Fauré, mentre alle 22:30 Drowned Paradise di DIE! GOLDSTEIN farà intraprendere al pubblico un viaggio audiovisivo tra utopie e distopie.

Il 27 settembre, tre appuntamenti: alle 21, ECHO di Telesonic 9000 (Dominick Gray) fonderà art rock e archivi cinematografici in un’esperienza retrofuturista, alle 22:30 VisionAria di Alessandro D’Alessandro e Gianluca Abbate combinerà organetto preparato, elettronica e visual live costruiti su materiali d’archivio manipolati in tempo reale. Chiusura alle 23:30 con il set di DJ Balli, realizzato con Diagonal Loft Club, che spingerà la sperimentazione musicale ai suoi limiti, tra ironia ed energia ad alta velocità.
Il festival si chiuderà domenica, 28 settembre, con Flesh Orchestra di Gianpaolo Capobianco, performance che trasforma i movimenti del pubblico in suoni e immagini generative, dando vita a un dialogo diretto tra spettatore e opera.
Cinque premi nazionali e internazionali verranno assegnati da una giuria di esperti composta da Silvia Grandi, dell’Università di Bologna / Videoart Yearbook, Lorenzo Balbi, Direttore MAMbo e Presidente AMACI, e Laura Leuzzi, storica dell’arte specializzata in media art.














