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1800 posti al Ministero della Cultura: il concorso al via tra le critiche
Bandi e concorsi
di redazione
È stato pubblicato sul sito del Ministero della Cultura il nuovo concorso pubblico su base territoriale, per esami, finalizzato al reclutamento di 1800 unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nell’Area assistenti dei ruoli del MiC. Un bando atteso da mesi e che, nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione, ha già generato un intenso dibattito sui social network e nei gruppi che riuniscono lavoratori e professionisti dei beni culturali.
Il concorso prevede due profili distinti. Il primo riguarda 1500 posti di assistente per la tutela, l’accoglienza e la vigilanza del patrimonio e dei servizi culturali (Codice 01), inseriti nella famiglia professionale “Promozione e gestione dei servizi culturali ed educazione al patrimonio”. Il secondo mette a bando 300 posti di assistente tecnico per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale (Codice 02), afferenti alla famiglia professionale “Tecnico-specialistica per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale”.
La procedura concorsuale è organizzata su base territoriale, con una distribuzione dei posti articolata per Regioni, e prevede una sola prova scritta. Le candidature possono essere presentate esclusivamente attraverso il portale inPA, previa registrazione, entro le ore 23.59 del 10 gennaio 2026.
Per quanto riguarda le competenze richieste, il bando delinea un ventaglio piuttosto ampio di conoscenze. Per il profilo legato alla promozione e gestione dei servizi culturali sono previste competenze che spaziano dalle procedure amministrative relative alla conservazione e custodia dei beni alla comunicazione, educazione al patrimonio e promozione culturale. Il profilo tecnico-specialistico, invece, richiede conoscenze in ambito di tutela e valorizzazione, con riferimenti a discipline come archeologia, storia dell’arte, museologia e museografia, metodologie dello scavo, elementi di diritto amministrativo, contabilità di Stato e diritto dell’Unione Europea.
Il requisito di accesso, per entrambi i gruppi, rimane tuttavia il diploma di istruzione secondaria di secondo grado, senza obbligo di titolo universitario. È proprio questo uno degli aspetti che ha sollevato le reazioni più critiche.
Tra le voci intervenute nel dibattito, anche quella del movimento Mi Riconosci, associazione attiva dal 2015 sul tema della dignità del lavoro culturale. In una presa di posizione diffusa online, il gruppo sottolinea come il bando, pur introducendo mansioni più articolate rispetto al passato, continui a collocare tali profili nell’Area assistenti, senza riconoscere formalmente il valore dei percorsi di studio universitari in ambito culturale.
Secondo Mi Riconosci, la discrepanza tra il livello delle competenze richieste e il titolo di accesso rischia di produrre un sistema in cui personale altamente qualificato, spesso laureato o con titoli post lauream, si trovi inquadrato in posizioni che non riflettono né la formazione né le responsabilità effettivamente svolte. Viene inoltre evidenziato come, a seguito degli ultimi rinnovi contrattuali, il trattamento economico iniziale degli assistenti risulti inferiore rispetto a quello previsto in passato, alimentando il timore di un progressivo demansionamento del lavoro culturale all’interno dell’amministrazione.
Il tema si inserisce in un quadro più ampio, già oggetto di confronto pubblico negli ultimi anni, legato alla carenza strutturale di organico del Ministero della Cultura e alla necessità di figure professionali diversificate e specializzate. Da una parte, il nuovo concorso viene letto come un segnale di rafforzamento del personale, dall’altra, come l’ennesima soluzione transitoria che non affronta alla radice il nodo del riconoscimento professionale e retributivo dei lavoratori dei beni culturali.













