21 giugno 2007

Arriva il libro delle papere della stampa italiana. Come quando Francesco Bonami…

 

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52520Arrivato a Roma, col Giudizio Universale quasi finito lì accanto, Raffaello mette a segno…”. Parole del critico d’arte attualmente più à la page sulla piazza italica, per cui assolutamente affidabili. Peccato che – a ben vedere – Raffaello arrivi a Roma nel 1508 e muoia nel 1520, mentre Michelangelo inizia a dipingere il Giudizio Universale nel 1536, sedici anni dopo… A chi spetta la rivoluzionaria affermazione? A Francesco Bonami, ubiquo direttore di biennali, fondazioni e centri d’arte, che la affidò tempo fa al Foglio. È solo una delle “perle” raccolte dal divertente libro (eminentemente balneare) Raccapriccio – Mostri, papere e scelleratezze della stampa italiana, in libreria in questi giorni per i tipi di Aliberti editore di Reggio Emilia. Una raccolta di gaffes, refusi improbabili, veri e propri ottovolanti di senso, un modo per scoprire non solo errori e cantonate colossali, ma anche che la lingua è viva, si evolve, riesce a essere creativa, perfino visionaria, anche quando è sbagliata. Fra gli art addict distratti, o – ad esser gentili – frettolosi, che rimpolpano le pagine del volumetto, Bonami pare farla da padrone. Come quando, scrivendo di Edward Hopper, assicura che “Nel famosissimo «Nighthawks» (1942) («I falchi della notte»)… due figure mangiano o bevono qualcosa dentro un diner deserto nel buio della notte o prima che sorga il sole. Il punto di vista è del solito cane che li guarda da fuori“. Puntigliosi, i curatori del libro notano che: “a. Nighthawks significa “nottambuli”, che infatti è il titolo con cui questo “famosissimo” dipinto è conosciuto in Italia; b. le due figure sono in realtà quattro, e di sicuro non mangiano: una fuma, un’altra è di spalle a braccia conserte, una sta verosimilmente lavando piatti sotto il bancone, l’altra guarda qualcosa che stringe fra le dita; c . se il punto di vista è di un cane, dev’essere un alano watusso, poiché la prospettiva è inequivocabilmente dall’alto in basso”. Non va meglio – all’ex direttore della Biennale – con la punteggiatura (“…ovvero un’appassionato di Edward Hopper…”, “Ma perché questo amore per un’autore così americano…”), né con la toponomastica (“…la retrospettiva al museo londinese fino al 5 settembre, e poi al Ludwig Museum di Cologna…”). Monografia di papere bonamiane? No, tranquilli, ce n’è per tutti, dall’esperta di cinema del Corriere della Sera (“… la paura ha un effetto catarchico“), alla prestigiosa firma di Repubblica (“…ossa rotte, piede equino, scogliosi, gambe storte…”)…


Raccapriccio
Mostri, papere e scelleratezze della stampa italiana
Aliberti editore, Reggio Emilia
pagine 112 – € 10
A cura dell’agenzia Perroni & Morli
Disegni di Christian G. Marra


[exibart]

1 commento

  1. Francesco Bonami fa papere?
    Esticazzi!
    Pensa che a tutti capita fare papere, ma non tutti i critici avere l’estratto conto di Bonami

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