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L’Ermitage segue l’esempio del Guggenheim e continua ad esportare il brand, complice anche la sovrabbondanza di opere stipate nei magazzini che non trovano visibilità. Ma stavolta si tratta di un import export. Oggi Maurizio Braccialarghe, neo presidente della Fondazione Torino Musei e il sindaco Piero Fassino hanno sottoscritto l’accordo con il celebre museo di San Pietroburgo. In ballo una serie di mostre destinate sia all’Ermitage che al polo museale torinese, conferenze, seminari, scambi di collaboratori e iniziative inerenti alla storia dell’arte e la partecipazione comune a bandi europei su iniziative di stampo culturale. Una collaborazione vera e propria che arriva all’indomani del 2011, l’anno di gemellaggio culturale tra I’Italia e la Russia che ha visto la partecipazione anche di altri musei con istituzioni italiane, come la Pinacoteca di Brera che ha esposto la collezione impressionista del Pushkin di Mosca. «É una cooperazione – ha dichiarato Fassino – che rafforza ed espande il profilo di Torino come capitale di cultura. Un accordo che consentirà alla città di beneficiare e godere del patrimonio di uno dei più prestigiosi musei del mondo e che consente di offrire ad una vasta platea di cittadini russi l’opportunità di conoscere e amare Torino e la sua cultura». Quindi, dopo Amsterdam, per L’Ermitage è la volta di un’altra delocazione all’estero. Ma con un rilancio niente male. Una delle iniziative annunciate è la creazione di mostre italo-russe da offrire a musei “terzi”. Una modalità per esportare in tandem la cultura italiana e quella d’oltrecortina. E magari ricavarci qualche entrata. (m.b.)












