Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
L’83 per cento della ritrattistica del nudo appesa alle pareti di musei, gallerie e fondazioni appartiene a soggetti femminili. La percentuale era stata messa in luce alcuni anni fa dal gruppo delle Guerrilla Girls. Sintomo di un “machismo” che da sempre ha usato il corpo femminile come “soggetto” di genere. Oggi dall’Austria però arriva il rovescio della medaglia, ovvero si mettono in mostra gli uomini. Nudi e nudissimi, in pittura, scultura, fotografia, nell’arte contemporanea, nella classicità e nella dimensione arcaica. Quelle che però sarebbero due mostre di “par condicio”, su una tematica che forse mai è stata affrontata nelle esposizioni, stanno ovviamente già suscitando accese polemiche: troppi soggetti “ansiosi”, sia come oggetto di sguardi lussuriosi, sia quelli la cui erezione non tradisce i propri desideri.
Ma dove sono queste due mostre dello scandalo? La prima, “Nude Men. From 1800 to the Present Day”, al Leopold Museum di Vienna, e la seconda, “The Naked Man” al Lentos Kunstmuseum di Linz, entrambe fino a febbraio.
Il Lentos si concentra sul 900, organizzando una mostra sul tema ma non cronologica, dove si mischiano Egon Schiele e Louise Bourgeois, Oskar Kokoschka e Elke Krystufek Silvia, Andy Warhol e Pierre et Gilles, con sezioni organizzate in gruppi: “Pose”, “Età”, “pene”, “dolore”.
Il Leopold va più indietro, al 1800 appunto, all’eroe rappresentato nudo nelle immagini della Rivoluzione francese e come ideale di emancipazione borghese. Qui, inoltre, una grande sezione degli autoritratti di Schiele, i feticci di Pierre Molinier e le coppie dei film porno omosessuali riportate nell’arte da Thomas Ruff.
Le reazioni dunque non si sono fatte attendere: Vienna è stata tappezzata di adesivi a forma di wurstel, appiccicati sui manifesti, e il Leopold accusato di aver fatto un “colpo di stato” per il suo marketing. Si potrebbe pensare che il calendario delle mostre simultanee sui nudi maschili, a Vienna e a Linz, sia una co-produzione, e invece no: negli scorsi mesi i musei si sono attaccati a vicenda, accusandosi l’un l’atro di aver rubato le proprie idee.
Ora che entrambe le mostre sono in scena, i musei si stanno ignorando reciprocamente. Non ci sono gli sforzi per commercializzare congiuntamente le mostre e il catalogo non è unico.
Ma perché è ancora una volta l’Austria a prendere in mano le redini di materiale che scotta e non Berlino o Parigi o New York? Forse perché -riporta “Der Spiegel”- nella cattolica nazione alpina una serie di uomini vigorosi come Arnold Schwarzenegger o Felix Baumgartner hanno sempre attratto lo sguardo del mondo.
Il secondo motivo? Non dimentichiamo Freud, l’Espressionismo e nemmeno l’Azionismo. Esercizi e pose radicali che fanno parte della tradizione d’Oltralpe.











