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In tempo di crisi, in ogni angolo della vita e dell’economia, compreso quello delle dinamiche del mercato dell’arte, dei finanziamenti, del governo, è utile mettersi a un tavolo e discutere. Non si sperpera denaro, fa bene allo spirito, e si dà un contributo al proprio tempo. Perché questo preambolo? Perché lunedì, al MADRE di Napoli, si apre ufficialmente la gestione del nuovo direttore Andrea Viliani con l’iniziativa “Sei parole per l’arte”, curato da Maurizio Ferraris e dal LabOnt, il laboratorio di ontologia dell’Università di Torino, nell’ambito della più ampia piattaforma MADREscenza, un programma che mira attraverso una serie di talk, seminari, laboratori e conferenze, a gettare una nuova luce sul presente dell’arte e dei suoi rapporti con la quotidianità e il pensiero. Fino al prossimo maggio, a cadenza mensile circa, sei autori ricostruiranno il percorso della creazione attraverso le parole “oggetto”, “senso”, “emozione”, “stile”, “documento”, “bellezza”. Il primo a cominciare, dopodomani alle 18, sarà Ugo Nespolo, che rileggerà secondo il suo punto di vista il lemma “Oggetto”, con riferimento esplicito a Marcel Duchamp e alla sua immensa capacità di dimostrare che qualunque cosa può essere un’opera d’arte e, soprattutto, che l’opera è primariamente una cosa, insegnamento raccolto in toto dalla Pop Art. I prossimi a salire in cattedra saranno Werner Gephart, Mauro Covacich, Valerio Adami e Giorgio Vasta per chiudere, il prossimo 6 maggio, con Mimmo Paladino, a cui sarà assegnato il termine “bellezza”. Un modo per far vivere il museo -visto che di questi tempi non di sole mostre i musei possono campare-, attirando pubblico, creando dibattito e movimento. Promuovendosi e promuovendo la cultura, anche con l’ingresso gratuito.




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