03 aprile 2019

Ricordando il mare di Piero Guccione. Un racconto intimo della mostra al Museo di Mendrisio

 

di

Dal 7 aprile al 30 giugno 2019 il Museo d’arte di Mendrisio dedica a Piero Guccione (1935-2018) la prima retrospettiva post mortem dal titolo “La pittura come il mare”, che intende ripercorrere appunto il viaggio intorno al mare del celebre pittore siciliano attraverso l’esposizione di 56 suoi lavori tra oli e pastelli, a partire dal 1970 fino alla conclusione del suo percorso. La scelta delle opere è stata curata in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione, fondato dalla figlia dell’artista, Paola Guccione, che abbiamo intervistato per saperne di più. 
Quando e perché ha scelto di costituire l’Archivio Piero Guccione? 
«Da molti anni l’idea di avere un’istituzione che tutelasse l’immagine di mio padre era nei desideri delle persone a lui più care. Inizialmente si era pensato di costituire una Fondazione, progetto, per quei tempi, troppo ambizioso e prematuro. La necessità era comunque improrogabile. Nel febbraio 2018 ho, quindi, deciso di prendermi carico di questa sfida e il 5 maggio, data del suo compleanno, ho fondato l’Archivio Piero Guccione che presiedo. La scelta della sede a Roma non è stata inoltre casuale, ma volta a riavvicinare la figura di mio padre all’attenzione del mondo della cultura a livello nazionale». 
Chi fa parte dell’Archivio? 
«L’Archivio è una struttura privata, dove il primo ramo familiare ha assunto la gestione diretta delle attività operative. Vogliamo essere un’organizzazione snella, che ci permetta di operare in maniera dinamica ed efficiente. L’inaugurazione della mostra al Museo d’arte di Mendrisio il prossimo 6 aprile, a esattamente sei mesi dalla scomparsa di mio padre, è la prova che avevamo ragione. Seguiremo, pertanto, in prima persona il lavoro di catalogazione della sua opera supportati da una ristretta squadra di consulenti molto qualificati, tutti provenienti dal mondo accademico. Io, nel particolare, seguirò le relazioni con musei, fondazioni ed editori che vogliono realizzare progetti sull’opera di Piero Guccione». 
Oltre all’Archivio, come intende promuovere e valorizzare la figura di suo padre? 
«Mi fa molto piacere questa domanda perché mi permette di parlare di un progetto che mi sta molto a cuore: il desiderio di trasformare la casa-studio di mio padre nella campagna modicana (Ragusa) in Dimora d’artista, dove giovani artisti potranno soggiornare e lavorare assieme. Abbiamo già un piano di lavoro che presenteremo alle istituzioni prima dell’estate. Il mio sogno è essere operativi da maggio 2020, in coincidenza dell’85esimo anniversario dalla sua nascita». 
Com’è nato il progetto espositivo che state per inaugurare al Museo d’Arte di Mendrisio?
«Il progetto è nato da un interesse del direttore del Museo, Simone Soldini, che ci ha contattato lo scorso maggio, pochi giorni dopo la costituzione dell’Archivio. L’ho inteso come un segno del destino. Sono veramente felice che la prima mostra dedicata a mio padre dopo la sua scomparsa avvenga in questo bellissimo museo che avrebbe sicuramente molto amato». 
Ci può descrivere l’articolazione del percorso della mostra?
«Assieme al Museo abbiamo selezionato 34 oli che illustreranno l’evoluzione del suo silenzioso viaggio dentro l’infinità del mare. Siamo partiti dai primi mari degli anni Settanta, dove si percepisce la matericità e il calore dei suoi colori, fino a giungere alle rarefatte pennellate degli ultimi anni, desiderose di rappresentare l’idea di assoluto. A questi si aggiungerà una collezione di pastelli raffiguranti l’amato paesaggio ibleo e una sezione documentale, dove saranno esposti gli originali di alcune lettere inviate a mio padre da personalità del mondo della cultura. Sarà, infine, possibile vedere un estratto del docu-film Piero Guccione verso l’infinito girato nel 2011 dal regista Nunzio Massimo Nifosì». 
Ci saranno degli inediti? 
«Posso dire che inedita sarà la presenza contemporanea dei due più grandi mari da lui realizzati: “L’ultimo mare” del 1981-1983, esposto presso la Fondazione Brodbeck di Catania e “Il nero e l’azzurro” del 2003, gentilmente prestato dal Senato della Repubblica. Un’occasione imperdibile cui abbiamo lavorato tenacemente e di cui siamo orgogliosi». 
È stata questa l’occasione per iniziare a dialogare con i grandi collezionisti di suo padre? 
«Per me questa mostra è stata soprattutto un’opportunità per ripercorrere il viaggio della sua vita a pochi mesi dalla scomparsa. Tanti ricordi sono affiorati alla mia memoria anche grazie all’aiuto degli amici collezionisti che mi hanno fatto capire quanto fosse veramente amato». 
Progetti futuri? 
«Il 2020 sarà un anno importante perché ricade anche il 60esimo dalla prima personale di mio padre che ha avuto luogo a Roma nel 1960. Presto sarà presentato alla Sovrintendenza Capitolina un progetto di mostra, dove vorremmo esporre i suoi primi vent’anni di pittura, dai quadri di esordio a Roma fino ad arrivare ai primi mari che anticiparono il ritorno definitivo in Sicilia, avvenuto nel 1979. Prima tappa espositiva sarà Roma e, speriamo, a seguire, la sua amata Sicilia». (Cesare Biasini Selvaggi
In alto: Piero Guccione, dicembre 2013. Foto: Carmelo Nicosia

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui