17 giugno 2018

Riuscire bene, fallire meglio. A Roma, l’intensa performance di Despina Charitonidi

 

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Un passo dietro l’altro nella performance con l’artista greca Despina Charitonidi (Atene, 1991) che con Sijmen Says ha inaugurato il progetto che la vede in residenza a Roma, nella factory di Ex Dogana, a cura di Chiara Pietropaoli e Studio Volante. Un’ora intensa e coinvolgente in cui, tra i muri scrostati dello spazio industriale, un nutrito gruppo di addetti ai lavori ha assistito alla sfida della giovane artista contro sé stessa e le leggi della fisica e del caso. 
Sudore e concentrazione in un’operazione caratterizzata da un’accurata processualità, come in un rituale ardito ma ineluttabile. Il corpo dell’artista e un insieme di mattoni sparsi. Una performance ideata in Olanda e presentata qui a Roma, con materiali presi sul posto e con i quali non si è stabilita alcuna confidenza. Passo dopo passo, i mattoni si dispongono in una sorta di pila e vanno a costruire sotto i piedi di Charitonidi una sorta di “piedistallo”, come definito dalla curatrice Pietropaoli, profonda conoscitrice del raffinato lavoro della giovane artista greca fin dai suoi esordi. Fondare, costruire, mettere le basi e salire. Con l’obiettivo di restare in equilibrio nonostante tutto e con la certezza che la sola fine sarà la caduta. E in effetti il piedistallo prende forma e le gambe e le braccia sottili sono impegnate in uno sforzo che sembra sempre troppo da sopportare. Certa di salire, senza paura nel trovare posizioni sempre diverse ed efficaci per portare a termine il suo lavoro, l’artista si dimostra consapevole e matura, in un settore difficile e impervio come quello della performance. E non si arrende, anche quando l’impresa è ormai impossibile, pronta a far crollare tutto rovinosamente. Ed è proprio la caduta che libera il nonsenso di tutto, sciogliendo questa metafora dell’uomo dai suoi sforzi e dalle sue catene. 
Primo di tre eventi performativi, che segneranno l’interazione dell’artista con lo spazio di Ex Dogana e culmineranno con l’inaugurazione di una mostra-testimonianza, come l’ha definita la curatrice, il 29 giugno e con una performance ispirata alla tragedia greca di Eschilo, in collaborazione con l’artista greco Panos Profitis. (Mariangela Capozzi
In home e in alto: Despina Charitonidi, Sijmen Says, performance. Foto di Mariangela Capozzi

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