Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
“Ma che senso ha il design?”. È questo il titolo di una serie di talk di Casa Corriere, in via Balzan 3, in cui diversi relatori ci interrogano sul come è sul perché il design sia ovunque e riesca a coinvolgere tutti i nostri sensi, incluso il sesto, quello del pensiero. Oggi è di scena, alle 18.30, Mario De Lucchi, che parlerà delle sue Earth stations.
Davanti al Corriere della Sera, in via Solferino, si fa la coda per entrare in una installazione lunga 43 metri, ideata dallo studio Castagna-Ravelli, creata dalla Filiera del Legno FGV e dall’azienda Panguaneta. All’interno della struttura in legno, si compie un viaggio tra luci e profumi di abete delle foreste friulane, una full immersion in una dimensione sensoriale da sperimentare più che da raccontare, da percepire in gruppo per capire come la luce incida sul nostro umore e sulla nostra salute e quanto sia importante il confort visivo.
Nel foyer della Sala Buzzati, stupisce la mostra “Brembo, Designing Emotions”, a cura dell’eclettico Moreno Gentili, graphic designer che ha chiesto di rivisitare poeticamente i componenti meccanici prodotti da una solida azienda bergamasca che, da sempre, investe nell’innovazione tecnologica. Gli artisti Marzia Migliora, Mario Airò, Melina Mulas, Silvia Codignola, Bruna Gnammi, Ilaria Bochiccio, Barbara Fassler e Fabrizio Burato, prendendo spunto da un oggetto meccanico prodotto dalla Brembo, dalle forme simile a un carapace, hanno trasfigurato una pinza freno industriale in un presupposto creativo, in cui processi di produzione si fondono con principi estetici rigeneranti. Sette sculture costruite in altrettante teche di vetro rendono unica un pinza freno prodotta su scala industriale. Questo oggetto non semplice, dal design funzionale, è stato trasfigurato dagli artisti in soluzioni formali armoniche che fondono l’attitudine tecnologica e la sostenibilità ambientale, proponendo una insolita “bio tecno ambition”, concetto portante alla base della ricerca dell’azienda bergamasca sempre più orientata alla qualità del segno grafico in linea con il design italiano e la compatibilità con l’ambiente.
Arte e industria sono qui alleate nella produzione di oggetti e materiali sostenibili, etici e necessari per dare forma a un futuro che è già presente ma ancora tutto da esplorare e immaginare. (Jacqueline Ceresoli)










