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Nella lista di Forbes è “solo” al 34esimo posto, ma è uno dei massimi “contribuenti” per quella che è stata l’Ala Islamica del Louvre, progettata da Rudy Ricciotti e Mario Bellini che ha portato al museo francese, in permanenza, qualcosa come 10mila pezzi storici, tra cui vetri, ceramiche di epoca ottomana, e una delle più importanti collezioni di tappeti del mondo.
Parliamo del Principe Saudita Alwaleed bin Talal Alsaud (foto sopra), che in una dichiarazione al Financial Times ha dichiarato che donerà tutto il suo patrimonio, stimato in 32 miliardi di dollari, per cause che si occuperanno di contrastare gli effetti devastanti di guerre e disastri naturali, e le difficili condizioni economiche e sociali, in ogni angolo del mondo, definendo questo progetto il suo “testamento biologico”.
Ma il Principe non è nuovo a questa attitudine, iniziata nel 1980, visto che oltre al Louvre aveva già finaziato altre istituzioni che studiano l’Islam e il Medio Oriente, ad Harvard, Cambridge e all’Università di Edimburgo.
Un passo, anche, di avvicinamento: «Il Dipartimento di Arte Islamica del Museo del Louvre aiuta nella comprensione del vero significato dell’Islam, una delle religioni dell’umanità, e nell’accettazione di altre culture. Si tratta di un simbolo positivo, che rafforza la comprensione tra le culture occidentali e islamiche», ha dichiarato Alwaleed. Dove andranno i prossimi soldi ancora non si sa, ma in qualche modo anche questa è una garanzia di “grazia”.












