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Quella strana struttura di ferro e carbone, concepita cinque anni fa per una mostra al Teatro Margherita, non ha mai avuto un rapporto facile con la città di Bari. Parliamo della Carboniera di Kounellis, spostata da piazza del Ferrarese alla Cittadella della Cultura, in un angolo decisamente poco felice, tra parcheggi e immondizia.
Uno smacco non da poco non solo per la grande carriera dell’artista, ma per la stessa città, che si è dimostrata piuttosto insensibile e poco incline a comprendere. E ora, di traverso, ci si mettono pure i malumori: c’era stata la richiesta da parte dell’artista della restituzione del lavoro, e poi l’arringa finale di Kounellis, con un “Vorrei bruciare le opere ferme a Bari”. Nemmeno la nascente area del contemporaneo, tra il Mercato del Pesce e il Margherita, sotto la guida di Massimo Torriggiani, sembra liberare il campo: l’amministrazione (d’accordo con gli architetti) vuole la piazza libera per “connettere gli edifici tra loro”. Come se una scultura di uno dei più grandi artisti viventi del mondo impedisse, se ricollocata da quelle parti, un dialogo. Non solo: dall’Assessorato alla Cultura sembrano respingere in toto le accuse mosse, e anzi hanno invitato Kounellis (indicandolo come l’autore della scelta di questo nuovo luogo per la scultura) a festeggiare la nuova collocazione.
Una bella grana, per tutti gli attori, cittadini poco attenti compresi. E pensare che, qualche comune, pagherebbe oro per avere nella propria piazza una Carboniera. Ma tant’è.