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I nomi corrispondono a quelli di Liesbeth Bik, artista; Thomas Boutoux, critico e curatore; Charles Esche, direttore del Van Abbemuseum di Eindhoven; Annie Fletcher, Chief Curator al Van Abbemuseum; Elena Filipovic, direttrice alla Kunsthalle di Basilea; Chus Martinez, curatrice alla FHNW Academy di Basel; Beatrix Ruf, direttrice dello Stedelijk Museum; Henk Slager, dean del MaHKU di Utrecht; Lisette Smits, curatrice; Barbara Visser, artista e direttrice all’Akademie van Kunsten/KNAW. Chi sono? Sono, in parole povere, i tutor dei programmi curatoriali del De Appel, e sono furiosi.
Furiosi contro il licenziamento di Lorenzo Benedetti, argomento che continua a tenere banco quotidianamente sui giornali olandesi, sintomo – ma già lo sapevamo – che la cultura e la vita dei musei a queste latitudini interessano davvero.
La presa di posizione, però stavolta è talmente forte che in una missiva il gruppo ha dichiarato: “Alcuni di noi sono impegnati con De Appel da vent’anni, abbiamo grande lealtà verso l’istituzione e non possiamo stare a guardare mentre la sua reputazione viene portato verso il basso di fronte agli occhi della comunità artistica nazionale e internazionale. Abbiamo scritto a voi [Presidente e CdA, ndr] per chiedere privatamente per una spiegazione. La mancata risposta, in combinazione al modo in cui è stato gestito sia il processo che ha portato alla sospensione di Benedetti e il dibattito pubblico che ne è seguito, hanno segnato la nostra fedeltà al punto che siamo intenzionati a interrompere i rapporti. Ritiriamo la nostra collaborazione con il De Appel finché gli attuali membri del Consiglio saranno in carica. Siamo convinti che la vostra presenza potrà solo peggiorare le cose. Avete perso ogni fiducia da parte del mondo dell’arte e non vi meritati che sia l’arte a fornire i mezzi per rilanciare l’istituzione. Alle vostre dimissioni saremo felici riprendere le nostre responsabilità verso gli studenti del programma curatoriale e per cercare di ricostruire il De Appel”. Se vi sembra niente.