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Milano, in queste ore, sembra una sorta di girone dantesco: gli ossessi sono gli uomini e le donne del design, che in piena febbre da salone coordinano da una parte all’altra dei “distretti” cittadini allestimenti, attrezzisti, carichi e scarichi. E l’effetto, ovviamente, è quello di una fortissima vitalità, che non può che farci che piacere e trepidare insieme a chi, di prodotto, si occupa.
In piano centro, però, c’è un’isola felice: è lo studio dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone, affacciato su piazza San Babila, che oggi ha offerto una preview del “suo” nuovo artista, Andrea Romano – 1984 – e della mostra “Milka”.
Chi è Milka? Una bartender di un locale milanese, che cela in questo caso una stratificazione di significati: è il personaggio dietro il quale il disegno di Romano interroga altri lavori dell’artista, il pubblico e lo spazio. Ma è anche un “ritratto” del disegno, libero e “ritagliato” rispetto ad altre opere del passato, frutto di visioni e di incontri con gli ambienti di corso Matteotti. E con una collezione costruita con amore e senza curarsi eccessivamente delle posizioni di mercato.
Proprio questo accomuna, così, Iannaccone e Romano: la necessità di rimettere sempre in gioco, e in circolo, pensieri e frammenti. Tutto alla fine, con la coerenza delle scelte, è destinato ad apparire assolutamente naturale. Come una cornice di marmo che incornicia un ritratto realizzato in sanguigna.