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Un nuovo Rinascimento che viene dall’esperienza individuale, liquida, della scoperta. È questa l’idea di #Rinascidentro, progetto di Luca Rossi diffuso tra il virtuale e il reale, una sorta di caccia all’estetica che inizia da un pdf, scaricabile a un euro da questo link e continua con una ricerca lungo le strade del centro storico di Firenze, la culla di quel movimento artistico e sociale. Insomma, l’opera c’è ma non si vede, tenta di sfuggire allo sguardo e al tatto per affermare la sua assenza, si adatta alla natura ibrida del nostro tempo.
Come di consueto, le operazioni di Luca Rossi hanno un destinatario preciso, che è puntualmente citato. I bersagli, in questo caso, sono i grandi “monumenti” di Damien Hirst, che «reagisce alla crisi della rappresentazione, esagerando la moda, ossia quello che dovrebbe essere un’opera d’arte». Ma, più che le opere del British Artist – in questi giorni al centro di proprio tutti i discorsi culturali nostrani – a finire sotto accusa è l’intero atteggiamento del sistema dell’arte, legato ai concetti di permanenza e costruzione. A questa concretezza, Luca Rossi preferisce la fluidità del documento, una diversa forma dell’oggetto artistico, «antifragile e altermoderno», secondo le citate definizioni di Nicolas Taleb e Nicolas Bourriaud. Qualunque consistenza possa avere questa opera, non rimane che mettersi a cercare, da qualche parte.