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Proprio una stagione da Guerra Fredda. I rapporti tra la Russia e l’Occidente hanno ormai raggiunto il punto più critico dell’ultimo mezzo secolo e il caso Sergej Skripal, l’ex agente del servizio di informazioni dell’esercito russo, residente a Salisbury, in Inghilterra, e vittima, insieme alla figlia, di un grave avvelenamento al gas nervino rimasto ancora senza sospettati, è solo uno degli aspetti più evidenti. Una situazione a dir poco tesa, che porta il suo strascico anche in altri ambiti.
E così, il vice ministro della cultura russo, Vladimir Aristarkhov, ha gettato un’ombra sul Padiglione del suo Paese alla Biennale di Architettura di Venezia, che inaugurerà il 26 maggio. «Dato che la Biennale di Venezia è una delle più grandi e importanti manifestazioni internazionali, dobbiamo rimanere vigili. Il caso Skripal dimostra che gli altri Paesi non si fermeranno davanti a nulla e saranno in grado di qualsiasi provocazione, purché sia contro la Russia. Dato che la situazione è complicata, stiamo ricevendo istruzioni dal Ministero degli Esteri, riguardo all’istituzione di una particolare vigilanza», ha dichiarato Aristarkhov.
Il commissario del Padiglione, Semyon Mikhailovsky, ha però specificato che non c’è stato alcun episodio di censura o di controllo e nemmeno ingerenze di altro tipo, da parte del Ministero della cultura, che non è direttamente coinvolto nella realizzazione del progetto.
Il Padiglione Russo per questa 16ma Biennale è stato dedicato a un simbolo storico, la strada ferrata, e si aprirà con una installazione ambientale per la quale è stata ricreata la prima stazione ferroviaria pubblica russa, costruita nel 1836, a Pavlovsk, una località turistica vicino San Pietroburgo, ben descritta da Fëdor Dostoevskij ne L’Idiota. Aleksey Shchusev, l’architetto che progettò il padiglione nel 1914 e, in seguito, il Mausoleo di Lenin, è stato anche il creatore di un’altra storica stazione ferroviaria, a Kazansky, Mosca.