10 maggio 2003

Palermo, “Aspettando il Guggenheim”… in punta di piedi

 

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“Non vi preoccupate della salute della Guggenheim Foundation, tra non più di cinque anni sarà più florida che mai” . Così ha affermato, in occasione della riapertura al pubblico di Palazzo Sant’Elia a Palermo, Philip Rylands, direttore della sede veneziana di questa catena di musei con sedi un po’ in tutto il mondo. Sarà infatti proprio a Palazzo Sant’Elia, nel centro storico del capoluogo siciliano, che nascerà la nuova sede della Guggenheim per il meridione d’Italia, in base ad un protocollo d’intesa stilato a New York nel mese di marzo tra Provincia di Palermo e la fondazione americana. L’apertura per il momento è solo “virtuale”. Stasera una megafesta con ballerine e musicisti e giochi di luce, aprirà ad un selezionato pubblico i bellissimi locali settecenteschi del palazzo appena restaurato a spese della Provincia (4 milioni e 900 mila euro tra facciata ed interni; altri 2 milioni di euro sono stanziati per l’adeguamento nei prossimi mesi degli spazi alle esigenze espositive richieste dallo staff della Guggenheim). I maligni dicono che si tratta di una mossa elettorale del candidato forzista Francesco Musotto, visto che ancora di opere non se n’è vista l’ombra e le elezioni si svolgeranno nella vicinissima data del 25 maggio. Ma tant’è. Il Palazzo è effettivamente meraviglioso (2000 metri quadrati) e la città se ne approprierà a cominciare da questa sera con l’evento “Aspettando il Guggenheim”. L’onorevole Manlio Mele -anni fa tra i primi promotori dell’iniziativa sotto la giunta di Leoluca Orlando e oggi collaboratore a titolo gratuito dell’operazione- tesse le lodi di questo palazzo ammirevole: “in alcune sale le piastrelle sono di tale preziosità che stiamo pensando di far indossare delle babbucce ai visitatori”.
Ma la prima mostra targata Guggenmheim quando ci sarà, e soprattutto quale sarà? Ancora non si sa nulla di preciso. Philip Rylands annuncia che Luca Massimo Barbero (l’anno scorso sostituito bruscamente alla Bevilacqua La Masa) sta studiando una programmazione espositiva che faccia circuitare le collezioni della Guggenheim con una attenzione specifica agli anni ’40, ’50 e ’60 (ma non si era parlato di arte contemporanea?). Ma a parte qualche intellettuale che grida allo scandalo per “un’operazione di colonizzazione culturale di basso profilo e dai grandi costi”, tutti sono entusiasti. “Assicuro il nostro incondizionato appoggio a questa iniziativa, valutando in un secondo momento se entrare a far parte direttamente della Fondazione Sant’Elia” ha affermato l’assessore alla cultura della Regione Fabio Granata, mentre Francesco Musotto dichiara gioioso che “il vice-ministro Gianfranco Micciché si produrrà per dare all’operazione un sostegno a livello governativo”. Anche Philip Rylands è raggiante, si capisce. Annuncia che la Guggenheim aprirà entro il 2007 una nuova sede a Rio de Janeiro progettata da Jean Nouvel molto più grande e spettacolare della sede di Bilbao con alcune parti dell’edificio sottomarine. Licenziamenti a New York, chiusura della sede di Las Vegas, pezze al bilancio: tutto archiviato. (ugo giuliani)

[exibart]

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