11 marzo 1999

7.II.1999 – 21.III.1999 Gianfranco Ferroni. Opere 1956-1963 Conegliano: Palazzo Sarcinelli

 
Con questa mostra, e con quella contemporanea Sarnari, opere 1956-1970, si inaugura “Gli esordi”, un ciclo di esposizioni che, come suggerito dal titolo, vuol essere occasione preziosa dedicata alla valorizzazione, e all'indagine critica, della prima produzione di diversi artisti italiani nati intorno agli anni Trenta

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Dell’ambiente milanese infatti, si dovrà parlare per Ferroni e di quello romano per Sarnari. Gianfranco Ferroni è nato a Livorno nel 1927; nel 1944 si trasferisce a Milano dove, verso la metà degli anni Cinquanta, ritrovando una libertà perduta, entra a far parte del gruppo dei realisti esistenziali (Banchieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoni, Vaglieri). Fin dagli esordi la sua arte – rappresentata qui da trenta opere – denuncia un’attenzione privilegiata a un’umanità intimamente sofferente, comunque gravata dal peso di un’esistenza che si incide nella memoria. È da queste constatazioni, risolte nei quadri con un gusto, secondo una definizione del 1955 di Mario De Micheli, “tra il fiabesco chagalliano e il grottesco espressionista”, che Ferroni enuclea quel realismo fortemente connotato in senso drammatico, di un’incisività violenta che tanta parte della critica gli riconoscerà negli anni a venire. Del percorso espositivo di Ferroni, per restare nei confini cronologici della mostra, si segnala: nel 1957 l’esposizione alla Galleria Bergamini di Milano (dove tornerà nel 1959 e 1960); nel 1958 la partecipazione alla Biennale di Venezia e, l’anno successivo, alla Quadriennale romana. Dal 1957 si dedica all’acquaforte e all’incisione, che gli frutta nel 1963 il Premio Biella.

Davide Martinelli

Palazzo Sarcinelli, via XX Settembre 132 (Tel. 0438413317)
Orario: 10-12,30 e 15-19. Chiuso il lunedì e il 16 febbraio. Mostra promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Conegliano, curata da Marco Goldin e organizzata da Linea d’ombra srl. Catalogo Linea d’ombra Libri, con un testo di Marco Goldin e un’intervista di Davide Martinelli.

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