15 giugno 2007

fino al 21.VI.2007 Alexander Calder Matera, MUSMA

 
L’ingegnere del vento, l’animatore di giocattoli, l’allegro Mangiafuoco di un fantasmagorico circo, il disegnatore dell’aria. Un omaggio al faber ludens del XX secolo...

di

I think best in wire”. Così Alexander Calder (Lawnton, Pennsylvania 1898 – New York 1976) esprimeva la sua passione per il fil di ferro, materiale con cui creare liberamente nel vuoto disegni tridimensionali. La mostra al MUSMA ricostruisce l’evoluzione dello scultore-meccanico più effimero del secolo scorso attraverso il suo amore per le linee, elastiche come le molle dei suoi pupazzi, docili nel sopportare il peso delle forme, sensibili all’aria come steli, icastiche nelle caricature in fil di ferro, eleganti nei gioielli, espressive negli enormi, buffi, tristi animali-stabiles intrappolati tra cielo e terra.
Guardando le opere grafiche e i disegni esposti, fatti di una linea continua che si piega giocosamente senza mai spezzarsi, non sorprende l’evoluzione scultorea di Calder: la Josephine Baker di ferro dai grandi orecchini, gli acrobati sottili del suo circo in miniatura e i primi mobiles, un piccolo cosmo di sagome colorate che si muovono ad ogni soffio come girandole per bambini. Come se l’Universo intero si fosse formato così, per gioco, e si muovesse per puro caso.
Tra costruttivismo e surrealismo le suggestioni sono tante, dai minuti disegni di Klee alle forme infantili di Mirò, dall’universo organico di Arp alle sculture cinetiche di Moholy-Nagy. Ma in Calder emerge il piacere divertito di creare, la poesia lieve di bizzarre creazioni sospese tra natura e meccanica, biologia e ingegneria, calcolo e caso. In particolare la visita allo studio di Mondrian nel 1930 lo impressiona, le forme astratte e colorate in uno spazio vuoto con cui egli vuole rifondare la visione del mondo lo seducono, ma la griglia rigida in cui sono imbrigliate non corrisponde alla sua indole di americano, figlio della terra dalle infinite, inaspettate possibilità.
Alexander Calder, Mobile, 1947 – 1952 , lamiera e fili metallici – cm 97 x 180 x 46,4, Trieste, Collezione Privata
E allora libera quelle forme nell’aria e le fa vibrare rivoluzionando con leggerezza l’idea stessa di scultura: non massa e volume, ma pura forma, linea, colore, movimento, durata. L’idea del movimento e dell’equilibrio casuale è presente in Calder non solo nei classici mobiles, ma anche nelle grandi sculture ‘stabili’ cui si deve girare attorno per avere una visione completa, e sempre diversa, instabile anch’essa.
La mostra esplora l’universo di Calder attraverso fotografie, manifesti e documenti anche inediti, opere grafiche, disegni, gioielli e cinque sculture. Di fronte ai mobiles sperimentiamo l’ingannevole coinvolgimento del fruitore nell’opera: esempio ante-litteram di arte interattiva, essa si modifica nell’incontro con lo spettatore per poi ritornare inesorabilmente alla forma datale dall’artista, detentore unico del trucco dei suoi marchingegni. E il ringmaster di creature lo vediamo all’opera nell’incantevole film di Carlos Vilardebo, Cinque Calder (1961), proiettato nel giorno dell’inaugurazione.
L’omaggio a Calder è tuttavia incentrato sulle nove incisioni realizzate per il Santa Claus di E. E. Cummings nel ‘74, racconto allegorico dal tono sarcastico in cui Santa Claus indossa la maschera della Morte allettato dalla prospettiva di diventare uno Scienziato e di saziare la sua sete di conoscenza.
Alexander Calder, incisione n. 9 dal libro dell’opera teatrale Santa Claus di E. E. Cummings, Editino de L’Herne, Paris, 1974
Inizia così una non-vita in mezzo ad una non-folla cui vende solo cose insistenti, ben lontane dalla Verità. L’opera, una satira della società tecnologica e capitalistica, trova in Calder l’illustratore ideale: le sue macchine inutili sottendono da sempre una critica all’efficienza e presunzione della società industriale. L’artista ha facile gioco nell’illustrare un’umanità tra presenza e assenza, che galleggia senza peso in una dimensione svuotata di senso, popolata solo di maschere spaurite e figure filiformi cui solo la sua elastica linea poteva donare un’inquietudine e una selvaggia ferocia degna del “dressuer de fauves noirs” (Jacques Prévert).

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dal 20 maggio al 21 giugno 2007 – Alexander Calder
a cura di Giuseppe Appella – Matera – MUSMA, VIA San Giacomo (Rione Sassi)-
da martedì a domenica ore 10-14 e ore 16-20 (chiuso il lunedì)
ingresso € 5,00 – ridotto € 3,50 – per informazioni tel. 0835/330582
info@artezeta.it


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