04 novembre 2013

Fino al 25.XI.2013 Sam Durant. Propaganda of the Deed Centro Arti Plastiche, Carrara

 
A Carrara tornano gli anarchici. Grazie ai busti in marmo di Sam Durant che offre un doppio omaggio alla città e alla sua storia

di

Ecco dove finisce la lotta. L’artista americano Sam Durant rilegge una parte della storia dell’anarchismo italiano attraverso la lente di ingrandimento di un luogo d’eccezione: Carrara. Propaganda of the deed, progetto curato da Federica Forti in collaborazione con il Comune di Carrara, è il risultato finale di un lavoro che mette al centro della propria riflessione la politica e il monumento, declinati secondo una precisa identità territoriale che è quella della sua storia sociale e industriale, attorno a cui ruotano le figure di un immaginario storicizzato e globalizzato: l’anarchia e il marmo.

La mostra di Durant, che porta come titolo un famoso motto dell’anarchismo di fine ‘800 “propaganda col fatto”, sintetizzando il concetto espresso da Carlo Pisacane: «L’Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra con il fucile», esala, nelle grandi stanze del Centro Arti Plastiche che la ospita, il canto del cigno dell’”Ideale”.

Sam Durant, Propaganda of the Deed, particolare dell'Installazione dedicata a Telara Studio D'arte (installazione esatta del laboratorio così come si è conservato dopo la lavorazione delle opere di Sam Durant)

Black Flag è il drappo nero teso a vessillo come sfondo scenografico di volti che raramente sono stati visti, i cui tratti, barbe e capigliature ci rimandano ad una storia già iconizzata e pacificata. Soltanto a Carrara questa mostra può prendere fuoco, incendiarsi alla luce delle vite che ancora oggi incarnano i principi e le lotte di quell’avanguardia intellettuale e operaia che, tra Otto e Novecento, vide, nell’anarchismo e nel sindacalismo anarchico, le proprie ragioni di rivolta. In questo contesto e con questi presupposti l’arte diventa riflessione politica viva che va a toccare storie ancora accese e le radici di un’identità rivendicata orgogliosamente e senza colpe: qui i partigiani furono anarchici, soprattutto, ed è con quel sentimento di giustizia e antifascismo che la Carrara moderna ha potuto accogliere nella sua gipsoteca l’anarchia e i suoi protagonisti. Il merito del lavoro di Durant è senz’altro quello di portare all’attenzione internazionale questo frammento eccezionale: i segni di un luogo in cui l’anarchismo viene assunto dalle Istituzioni a “patrimonio storico”, valorizzato perchè disincarnato, astratto dal suo seme e fatto germogliare altrove; un debito presto sanato.

Nel museo finiscono le lotte. Durant espone nella scarna architettura dell’ex convento di San Francesco, sei busti di anarchici (G. Lucetti, R. Novatore, M.L Berneri, C. Cafiero, E. Malatesta, S.F. Merlino), una cassa di dinamite, un sacco di carbonato di calcio (il nuovo soggetto economico dell’industria marmifera) e tre blocchi di marmo su cui sono incise frasi tratte da scritti di illustri anarchici. Il marmo è la materia attraverso cui circuitano le connessioni storiche ed estetiche che legano il movimento anarchico al lavoro, all’esplosivo e a quello spiccato senso individualista che ogni cavatore aveva. A fianco all’opera il progetto curatoriale di Federica Forti, in accordo con l’artista, porta in mostra il set originale del laboratorio dove le opere sono state scolpite, esponendo i gessi e le foto servite da riferimento per i ritratti e cita in dettagliate didascalie gli operai e il contesto produttivo in cui l’opera è stata realizzata. Lo stesso catalogo, pubblicato come un piccolo quotidiano, riecheggia l’esperienza storica del giornale anarchico Umanità Nova stampato negli ultimi anni a Carrara. Un apparato documentario che cerca di contestualizzare e allo stesso tempo di focalizzare il rapporto tra marmo, arte e politica, interrompendo dell’opera quella funerea monumentalità che i busti rimandano, seppur anch’esso accordato su un principio comune: l’azione, la propaganda col fatto è diventata storia, memoria d’archivio.

L’arte politica si trasforma in estetica della fine, in cui il drappo nero ricorda il drappo del lutto e le frasi scolpite sugli oggetti fedelmente riprodotti, gli epitaffi di un pensiero e di una storia. La propaganda dell’azione finisce nella dolcezza di una morte sospesa in busti non terminati, lasciati segnati dai punti di compasso e di matita. Tra il bianco del marmo e il nero dei drappi, il rosso scompare. La bandiera che Cafiero e Malatesta issarono sul municipio del piccolo comune di Letino duranti i fatti (e le azioni) della Banda del Matese (1877) perde, con il colore, il senso della lotta e di quell’antagonismo che da sempre contraddistingue il pensiero anarchico come ricerca di un bene comune, istanze ad oggi tutt’altro che morte e inoffensive, una consapevolezza espressa così dallo stesso Durant: «Spero che la citazione di Malatesta iscritta su una delle scatole di dinamite che dice: ‘La nostra lotta è ispirata dall’amore e non dall’odio’, riesca a creare un contesto in cui rivalutare gli ideali dell’anarchismo, superando fraintendimenti e stereotipi negativi».

Barbara Galli

Mostra visitata il 18 ottobre

Dal 19 ottobre al 25 novembre 2013

Sam Durant – Propaganda of the deed

Centro Arti Plastiche, via Canal del Rio, Carrara

Orari: Lunedì – Mercoledì  9.00 – 13.00

Giovedì – Venerdì – Sabato  9.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00

Info: 0585 779681

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