21 marzo 2016

Fino al 31.III.2016 Antonio Sanfilippo. Segno e immagine Galleria dello Scudo, Verona

 

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Agglomerati segnici intensi e disinvolti per immagini di superficie tanto raffinate quanto instabili. Fino al 31 marzo alla Galleria dello Scudo, 36 opere di uno degli artisti più significativi della stagione informale italiana: Antonio Sanfilippo.
La mostra, organizzata in collaborazione con l’Archivio Accardi Sanfilippo di Roma e curata da Fabrizio D’Amico e Francesco Tedeschi, si articola su una selezione di opere provenienti da collezioni private e scelte con il preciso scopo di ricostruire le tappe di una ricerca tesa alla destrutturazione di quelle partiture astratte che avevano caratterizzato gli anni del dopoguerra in direzione di un organicismo solo potenziale, giocato tutto tra una manifesta eleganza di superficie e una latente sensibilità per il disordine. Le tele documentano il percorso artistico di Sanfilippo dal 1951 al 1960, periodo in cui l’artista non solo si pone al centro di un contesto di respiro internazionale, ma contribuisce all’allineamento dell’Italia con le geografie più avanzate della ricerca artistica: gli Stati Uniti, dove Pollock, De Kooning e Kline hanno fatto del segno lo strumento della rivoluzione informale; e la Francia, dove Tapié si fa teorizzatore di quella cultura d’immagine definita art autre sulla quale perfettamente si allinea la ricerca di Sanfilippo.
Antonio Sanfilippo. Segno e immagine, vista della mostra
Il percorso della mostra si articola in tre sezioni, testimoniando il graduale allontanamento da un linguaggio in bilico tra gli ultimi spunti neocubisti e un’astrazione già di stampo neoconcreto, per arrivare alle matasse di vortici nervosi e zampillanti della fine degli anni ’50.
La prima sezione propone tre opere del 1951, tra cui Azzurro, scelto perché fu presente all’importante rassegna “Arte astratta e concreta in Italia-1951” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; e alcune opere del 1953, che testimoniano l’acquisita libertà dalla rigidità delle forme geometriche in favore di una gestualità più intensa.
La seconda sezione documenta il definirsi di quel segno peculiare di Sanfilippo che sarà la cifra di quegli scenari intricati e corrivi che lo collocano tra gli esponenti di spicco della marca romana (per semplificare, la geografia dell’Informale in Italia vede due fronti principali di sperimentazione: il versante settentrionale, Milano-Torino-Bologna, più marcatamente materico, e quello romano, a cui possiamo ricondurre Sanfilippo, più segnico e gestuale).
La mostra si chiude con le opere del 1959-’60, quando i frammenti segnici si organizzano in un turbine che occupa la tela in verticale. Il colore si fa essenziale (prevalgono il bianco e il nero), denso, oscuro, quasi pastoso, testimoniando quel pathos drammatico, corrosivo, vissuto intimamente, che fa dell’Informale un movimento profondamente coinvolto nella pasta mondana e così lontano dalle algide aspirazioni astrattiste, rendendo una volta per tutte chiaro che parlare di astrazione in riferimento all’Informale è quanto mai ingenuo e scorretto.
Il prestigio dell’evento espositivo si compone non solo dalla selezione dei pezzi ottenuti in prestito e dall’accuratezza dell’allestimento, ma soprattutto dalla caratura del lavoro critico, di cui il volume pubblicato per l’occasione è precisa testimonianza.
La Galleria dello Scudo ci offre l’occasione unica di posare gli occhi su opere provenienti da prestigiose collezioni private, di immergerci nelle matasse segniche di uno degli artisti più rappresentativi dell’arte italiana del dopoguerra, di vivere i tormenti della prima stagione artistica di carattere internazionale, la più intensamente vissuta, la più vivacemente dibattuta. 
Jessica Bianchera
mostra visitata l’1 marzo 

Dal 12 dicembre 2015 al 31 marzo 2016
Antonio Sanfilippo. Segno e immagine
Galleria dello Scudo 
Via Scudo di Francia 2
37121 Verona 
Orario: da lunedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30  19.30
Info: +39 045 590144, www.galleriadelloscudo.com

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