29 settembre 2013

Street Art ancora di scena

 
L’arte urbana si fa adulta. A sud di Roma, Gaeta e Terracina hanno ospitato il secondo appuntamento di “Memorie Urbane”, il festival dedicato alla street art e alla sua vena più legata al territorio. Che ha recuperato la memoria, tra pittura murale e stencil. Mettendosi in piazza, entrando nelle scuole e regalando a tutti una kermesse di storie e riflessioni. Con ironia e qualità artistica

di

Hyuro, Cicli, Terracina (2013). Foto di Arianna Barone, courtesy Memorie Urbane

Il fuori programma dell’artista MP5, che ha realizzato un muro alla fine di agosto, ha chiuso la seconda edizione di “Memorie Urbane”, l’appuntamento con la street art che ha portato in Italia, tra aprile e giugno, una selezione tra i migliori artisti urban internazionali. Ma Memorie Urbane non è solo un festival: è uno strano accadimento che nei mesi che precedono l’estate ed anche un po’ oltre, coinvolge Gaeta e contagia pian piano i territori limitrofi. Quest’anno è toccato a Terracina e al suo magico scenario di templi e sole. Memorie Urbane è un festival dello spazio ma soprattutto del tempo: la storia dei luoghi, la memoria degli artisti, della città, di tutte le persone coinvolte nell’organizzazione, dei cittadini che le vivono ogni giorno. Una narrazione ricca di suggestioni ma soprattutto di realizzazioni artistiche, che stanno candidando il sud pontino a diventare un punto di riferimento per la produzione street mondiale.  
Dodici artisti per la partecipazione ufficiale, selezionati dalle varie realtà che hanno collaborato alla realizzazione del Festival: Hyuro, Lucamaleonte, Moneyless, Martina Merlini, Malabrocca, Domenico Romeo, Alice Pasquini, Sam3, Sbagliato, Borondo, DALeast, Faith47. ma questa è anche una storia di turismo creativo, ideata da Davide Rossillo e sostenuta dei Comuni di Gaeta e Terracina con il supporto di Enel Spa e di alcune associazioni e gallerie per l’organizzazione e comunicazione. L’elemento di forza del progetto sta comunque nelle attività collaterali: il workshop sullo stencil tenuto da Lucamaleonte e curato da Walls, la conference a cura di 999Contemporary e poi la proiezione di Woman are heroes di JR, Exit  tought the Gift Shop di Banksy e di Waste Land di Vik Muniz, presentazioni di libri, concerti e dj set. Il tutto con una buona partecipazione di pubblico e un interessato coinvolgimento della cittadinanza. 
Lucamaleonte, Gaeta (2013). Foto di Flavia Fiengo, courtesy Memorie Urbane

Nato nel 2012 con una produzione concentrata nella bella cittadina di Gaeta, Memorie Urbane punta ad espandere la sua sfera di azione. Quest’anno il festival ha trovato un’eccezionale sponda organizzativa nella Bucolica Produzioni che, con un lavoro esemplare sul territorio, ha consentito la realizzazione di importanti lavori anche a Terracina. Proprio qui l’argentina Hyuro (vive e lavora a Valencia), amata da tutti per la sua fine capacità pittorica e per una poetica interiorità, ha realizzato l’opera Cicli sulla figura femminile e i concetti di maternità, crescita, accudimento e vecchiaia. Una sorta di linea del tempo che ha commosso tanti, di diverse estrazioni e generazioni. Le strade cittadine sono state teatro delle surreali opere degli Sbagliato (vivono e lavorano a Roma) e della loro immaginifica poster art, mentre un palazzetto diroccato a ridosso dei templi nel centro storico ha ospitato l’eterea installazione di Moneyless (Milano, 1980), efficace diamante spaziale realizzato con filo di lana, che si candida ad essere l’esempio di migliore integrazione dell’arte con l’ambiente urbano. 
Alice Pasquini, Terracina (2013). Foto di Arianna Barone, courtesy Memorie Urbane

Sempre a Terracina, Alice Pasquini (Roma, 1980) ha realizzato un murales per la scuola elementare Giovanni Paolo II, che è stato molto apprezzato; Domenico Romeo (Palmi (RC) 1988, vive e lavora a Milano) una torretta illuminata dal suo sole e simbolismo grafico e Martina Merlini (Bologna 1986, vive e lavora a Milano) ha dato sfogo alla sua vocazione totemica e iconica, con un lavoro sintetico sui concetti di linea e di colore. Esordio assoluto invece per i Malabrocca, singolare ed anonima formazione spagnola, che ha lavorato a strettissimo contatto con il territorio e la sua storia sociale, prendendo il nome da prendendo il nome da un ciclista tre volte maglia nera e realizzando per un robivecchi della zona e per la città un murales con una madonna il cui volto si apre con una finestra sull’interno buio dell’edificio. Simboli, tradizione e ironia come nella Alice del paese della meraviglie impegnata in una ricetta tradizionale. 
Martina Merlini, Terracina (2013). Foto di Arianna Barone, courtesy Memorie Urbane

A Gaeta invece, sono andate ad arricchire la collezione legata al festival dell’anno precedente, l’opera murale di Moneyless che con i suoi imponenti cerchi si inserisce nella natura come un archetipico elemento del paesaggio; i lavori di Borondo (Segovia 1989, vive e lavora a Madrid), che inscena un metafisico dialogo tra due figure femminili malinconiche sulle pareti dell’edificio industriale alle porte della città e regala una pensilina che è un piccolo capolavoro neorealista; il lavoro realizzato con una precisione da maestro da Lucamaleonte (Roma, 1983), con riferimento al luogo e ai ricordi legati alla sua infanzia e un ulteriore preziosa opera di Hyuro con una sequenza narrativa incentrata sui concetti di tempo e attesa. Nelle giornate della conference, dedicata al tentativo di fare una riflessione critica sulla produzione street, ha lavorato infaticabilmente ai muri la coppia di artisti DALeast (Cina, 1984) e Faith47 (Cape Town, 1979) producendo sulle pareti esterne del cimitero cittadino, un incredibile dirigibile di 25 metri tracciato sul muro come se fosse un disegno su carta, poetico e ricco di tensione (DALeast) , mentre l’artista sudafricana ha stupito tutti con un simbolico cigno corredato dalla scritta “Tu resterai con me fino all’ultimo attimo”. Un lavoro che ha parlato alla gente, oltre che alla comunità dell’arte, fin dalla prima sera in cui le gialle luci del viottolo si sono poggiate sul suo muro.
DALeast, Gaeta (2013). Foto di Flavia Fiengo, courtesy Memorie Urbane

La chiusura ufficiale del festival è stata affidata a Sam3 (Murcia, vive e lavora a Madrid) con un’iconica ricostruzione del mito legato alla fondazione di Gaeta con la sua caratteristica modalità poetico-semplificata, e agli Sbagliato che hanno realizzato un imponente progetto di intervento sulle facciate cieche della scuola elementare Virgilio, un sapiente lavoro sullo spazio architettonico immaginato e costruito attraverso gli artifici dell’invenzione artistica, con rimandi e citazioni più o meno esplicite all’architettura razionalista italiana, e la metafora della necessità di luce e nuove e più aperture in un contesto significativo come quello della formazione primaria. Tanti extra, oltre i due mesi di festival, come un ironico omaggio di Escif (vive e lavora a Valencia) con un gioco di parole sul fluoruro di calcio, il lavoro in strada dell’illustratrice e scenografa MP5 (vive e lavora a Roma) che ha mostrato “il cielo visto solo da chi ha gli occhi di bambino” come riportato nelle ricche documentazioni descrittive riportate sul sito. Il festival è supportato infatti da un efficiente apparato comunicativo. Il sito web di Memorie Urbane è ricchissimo di contenuti: articoli, mappa delle opere, immagini ma soprattutto gli ottimi video realizzati per il festival dalla troupe di The Blind Eye Factory, un collettivo di video maker ed esperti di arti visuali. Perché la street art è unica anche nel modo di raccontarsi, nello svelare tutto, tanto dietro non ci sono trucchi ma solo la bravura degli artisti, la loro umanità e la loro arte.

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