20 dicembre 2019

Architettura, silenzio e luce. Al MAXXI, Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen

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Al MAXXI, un focus sull’architettura di Louis Khan attraverso le fotografie di Roberto Schezen

Louis Kahn, Sher-e-Bangla Nagar, National Capital, Dhaka, BangladesPhoto: Roberto Schezen, 2001 circaCourtesy: Fondazione MAXXI
Louis Kahn, Sher-e-Bangla Nagar, National Capital, Dhaka, BangladesPhoto: Roberto Schezen, 2001 circaCourtesy: Fondazione MAXXI

Negli spazi del Centro Archivi del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, sono esposte, fino al 2 gennaio 2020,  il corpus di fotografie realizzato dal fotografo milanese Roberto Schezen per una delle principali monografie su Louis I. Kahn, curata da Joseph Rykwert e pubblicata da Abrams nel 2001.

Articolata in due parti, l’esposizione attraversa i principali progetti di Kahn: dall’Indian Institute of Management di Ahmedabad al Kimbell Art Museum di Forth Worth, dalla Phillips Exeter Library in New Hampshire all’Assemblea Nazionale di Dacca. La luce, l’ombra, il silenzio e l’ordine, paradigmi comuni all’architettura e alla fotografia, sono a tutti gli effetti elementi del lessico progettuale di uno dei maestri dell’architettura del Novecento.

Kahn (Isola di Osel, 1901- New York 1974) trasferitosi a 4 anni dall’Estonia a Philadelphia, negli Stati Uniti, dove si laurea in architettura nel 1924, insegnò prima a Yale e dal 1957 all’Università di Pennsylvania. Nel 1950 in viaggio nei Paesi del Mediterraneo è affascinato dalle architetture classiche e, tornato negli Stati Uniti nel 1951, si dedica a elaborare una sintesi tra tradizione e modernità. A cinquant’anni inizia così ad affermarsi a livello internazionale, diventando presto un maestro dell’architettura del Novecento. Senza ricorrere a mere citazioni del passato, Kahn nei suoi progetti ricerca l’archetipo. I suoi edifici si fanno volumetricamente sempre più solidi e, in contrapposizione con la compattezza della materia, la luce ne diventa un elemento fondamentale. La sua architettura, così definita, assume un respiro monumentale.

Lo sguardo di Roberto Schezen, architetto di formazione che poi si interessò alla fotografia, ha trovato nei suoi progetti un’occasione per riflettere sulla propria ricerca, ne assorbe e restituisce la lezione attraverso l’immagine fotografica.

La lunga parete iniziale – con riproduzioni realizzate a partire dalle diapositive 6×6 a colori – è immaginata come un percorso visivo svincolato dalla descrizione del singolo progetto. Qui le lunghe ombre proiettate dagli edifici di Kahn e i neri, profondi e vuoti, che ne disegnano le facciate, danno avvio un percorso che dal silenzio muove verso la luce e la meraviglia della monumentalità. Le inquadrature più classiche, che restituiscono le mutevoli qualità luministiche dello spazio e la rigorosa ricerca progettuale dell’architetto statunitense, si alternano a visioni “spericolate” e dettagli stranianti, in cui l’interpretazione di Schezen appare più libera e sperimentale.

L’interno della sala è dedicato ai materiali fisici che compongono il Fondo: nella teca, articolate per progetti, sono presentate le stampe d’archivio realizzate dall’autore, insieme ai negativi in bianco e nero, alle diapositive 6×6 e alle 35mm con iscrizioni autografe. Qui il linguaggio del bianco e nero, usato in modo a tratti espressionistico da Schezen, indaga la funzione germinativa dell’ombra, controparte della luce in architettura come il negativo con il positivo in fotografia.

ARCHITETTURA, SILENZIO E LUCE. Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen”, a cura di Simona Antonacci ed Elena Tinacci, è realizzata in occasione dell’acquisizione nelle Collezioni di Fotografia del MAXXI Architettura del Fondo donato da Mirella Petteni Haggiag.

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