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Biennale Architettura 2025: ecco a chi sono andati i Leoni d’Oro e le menzioni speciali
Architettura
di redazione
È il Canal Café di Diller Scofidio + Renfro ad aggiudicarsi il Leone d’Oro per la miglior partecipazione della 19ma Esposizione Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, aperta al pubblico dal 10 maggio 2025 e curata da Carlo Ratti. All’apparenza un semplice bar, lo spazio di Canal Café si rivela un raffinato dispositivo architettonico che invita a riflettere – tazzina dopo tazzina – su risorse idriche, ecologia urbana e responsabilità collettiva. Il caffè servito al pubblico è preparato con acqua dei canali veneziani, filtrata sul posto grazie a un sistema combinato di fitodepurazione e tecnologia avanzata, realizzato con Natural Systems Utilities e Sodai. Un progetto al confine tra urbanismo tattico, performance ambientale e scienza applicata, senza dimenticare il gusto, grazie alla collaborazione con lo chef stellato Davide Oldani, che ha calibrato la miscela in base alla specifica mineralità dell’acqua purificata.
«Canal Café è una dimostrazione di come la città di Venezia possa fungere da laboratorio per immaginare nuovi modi di vivere sull’acqua, offrendo al contempo un contributo concreto allo spazio pubblico veneziano», si legge nelle motivazioni della giuria. «Il progetto invita inoltre a future riflessioni speculative sulla laguna e su altre lagune. Rappresenta anche una traiettoria parallela significativa nella pratica di DS+R sin dagli inizi— una traiettoria ricca di sperimentazione transdisciplinare. Riconosciamo inoltre l’eccezionale perseveranza del progetto Canal Café, iniziato quasi vent’anni fa. È un esempio di come La Biennale possa dare vita a progetti di lunga durata, andando ben oltre il tempo dell’evento».

Il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale va al Padiglione del Regno del Bahrain con Heatwave, un’indagine urgente sulle implicazioni ambientali, architettoniche e sociali delle ondate di calore estremo. L’allestimento, curato da Andrea Faraguna con un team multidisciplinare coordinato dal Commissario Shaikh Khalifa bin Ahmed bin Abdullah Al Khalifa, occupa gli spazi dell’Arsenale veneziano e si propone come laboratorio attivo sulle strategie climatiche vernacolari e contemporanee. Dai badgir – le tradizionali torri del vento usate per risolvere i problemi di climatizzazione degli ambienti torridi – ai materiali moderni riflettenti, dalle ombre mobili alla vegetazione come infrastruttura urbana, Heatwave è un progetto che travalica i confini geografici per affrontare una condizione ormai globale.
«Il Padiglione – si legge nella motivazione della giuria – offre una proposta concreta per affrontare condizioni di calore estremo. Come spiegano i progettisti, l’architettura deve affrontare la doppia sfida della resilienza ambientale e della sostenibilità. L’ingegnosa soluzione può essere impiegata negli spazi pubblici e nei luoghi in cui le persone devono vivere e lavorare all’aperto in condizioni di calore estremo. Il padiglione utilizza metodi tradizionali di raffreddamento passivo tipici della regione, che richiamano le torri del vento e i cortili ombreggiati».
Alternative Urbanism: The Self-Organized Markets of Lagos di Tosin Oshinowo ed Elephant Chapel di Boonserm Premthada vincono le menzioni speciali per la partecipazione alla 19ma Esposizione Internazionale. Il primo progetto esplora i mercati di trattamento dei rifiuti nell’ambito dell’economia industrializzata, offrendo uno sguardo approfondito su come questi spazi possano diventare prototipi di innovazione. La documentazione evidenzia l’importanza di tali mercati come elementi cruciali di un ecosistema resiliente in Africa, capaci di promuovere ricerca e conoscenza sulla loro funzione sociale e ambientale, incentrata sulla circolarità e l’adattamento.
La menzione di Elephant Chapel riconosce l’approccio esemplare del progetto nell’impiego di biomateriali per la costruzione di una struttura in mattoni durevole. Utilizzando lo sterco di elefante per ridurre al minimo l’uso di materiali convenzionali, Premthada ha realizzato un santuario all’aperto chiamato Elephant World, situato in una provincia della Thailandia, dove esseri umani ed elefanti convivono in armonia da secoli. Il progetto celebra questa alleanza millenaria, preservando il contesto e l’integrità del luogo originario.

Leone d’Argento per una promettente partecipazione va invece al progetto Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power Since 1500, di Kate Crawford e Vladan Joler, alle Corderie dell’Arsenale. Due le menzioni speciali per le partecipazioni nazionali assegnate dalla giuria, presieduta da Hans Ulrich Obrist e composta da Paola Antonelli e Mpho Matsipa, che ha dovuto esaminare oltre 750 progetti, contro i circa 150 delle edizioni precedenti: una al Padiglione della Gran Bretagna, l’altra alla Santa Sede.
Il progetto britannico, dal titolo GBR – Geology of Britannic Repair, nasce dalla collaborazione tra Regno Unito e Kenya ed è firmato da Owen Hopkins, Kathryn Yusoff e dallo studio di Nairobi Cave_bureau (Kabage Karanja, Stella Mutegi). Attraverso un’indagine critica sulla Great Rift Valley, la mostra rilegge la storia del colonialismo estrattivo e immagina nuove architetture radicate nel suolo, resilienti al collasso climatico e ai disastri socio-politici. L’architettura come riparazione e discontinuità, come geologia insorgente. A sostegno del progetto anche un ciclo editoriale curato in collaborazione con e-flux Architecture, a consolidare l’ambizione teorica del padiglione.
A pochi giorni dall’inizio del pontificato di Papa Leone XIV – al secolo Robert Francis Prevost, eletto l’8 maggio – la Santa Sede riceve una menzione speciale per Opera Aperta, il padiglione ospitato nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice nel sestiere di Castello. Curato da Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti, con progettazione architettonica di Tatiana Bilbao ESTUDIO e MAIO Architects, il progetto interpreta l’architettura come atto di cura e riparazione, nell’anno del decennale dell’enciclica Laudato si’. Più che un padiglione, una pratica: il sito sarà oggetto di un restauro collettivo lungo tutta la durata della Biennale, restituendo alla città uno spazio storico – ex ospizio, ex ospedale, ex scuola – attraverso una visione condivisa e sostenibile. È la prosecuzione di un percorso avviato dal Vaticano tra arte e architettura, e riattivato da Papa Francesco con la storica visita del 2024 alla Biennale d’Arte.

Erano stati inoltre attribuiti alla filosofa statunitense Donna Haraway e all’architetto, progettista e designer italiano Italo Rota (2 ottobre 1953 – 6 aprile 2024) rispettivamente il Leone d’Oro alla Carriera e il Leone d’Oro speciale alla memoria. Il riconoscimento è stato proposto dal curatore della Biennale Architettura 2025, Carlo Ratti, e accolto dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Pietrangelo Buttafuoco.