07 agosto 2021

Domodossola e i suoi musei, ritrovati dopo 40 anni

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Dopo quarant’anni di attesa sono stati inaugurati questi attesi Musei, diretti all’intelligente verve imprenditoriale di Antonio D’Amico, concepito come dispositivo multidisciplinare per rilanciare il Borgo ossolano a livello internazionale

Palazzo San Francesco, ph: Alberto Lorenzina

Come conoscere o riscoprire la storia ossolana di un territorio di frontiera aperto al mondo, incastonato nel cuore del Borgo della Cultura di Domodossola? Basta una visita ai nuovi Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco, tra gli edifici più originali dell’architettura italiana, dove si trovano riuniti al piano terreno della duecentesca chiesa francescana, la sezione dedicata ad esposizioni temporanee, al primo piano il Museo di Scienze Naturali e al secondo ci sono la Pinacoteca, la sezione Archeologica, l’Arte Sacra con una prestigiosa selezione di disegni dalla fine del Cinquecento al Novecento.
Dopo quarant’anni di attesa sono stati inaugurati questi attesi Musei, diretti all’intelligente verve imprenditoriale di Antonio D’Amico, concepito come dispositivo multidisciplinare per rilanciare il Borgo ossolano a livello internazionale. Il progetto di restauro di tipo museografico-conservativo punta sulla valorizzazione del patrimonio locale nel Palazzo San Francesco, è firmato dall’architetto Paolo Carlo Rancati con la collaborazione di studiosi di varie discipline, diverse maestranze e 15 restauratori di differenti tipologie che sono intervenuti su 63 dipinti, 23 sculture lapidee, 287 reperti archeologici, 29 suppellettili sacre, circa 40 arredi lignei ottocenteschi, 20 sculture lignee, oltre a vetri dipinti sorprendenti, numerosi intagli, più di 2000 animali impagliati e altrettanti minerali davvero preziosi. Spicca su tutto l’intervento site specific permanente dell’artista Gianluca Quaglia, al primo piano nel Museo di Scienze Naturali, da vivere come un immersione immaginifica.

Museo di Scienze Naturali, intervento cromatico permanente di Gianluca Quaglia, ph: Alberto Lorenzina

Elenchi a parte, la trasferta a Domodossola nel Palazzo San Francesco che raccoglie in un unico spazio i nuovi Musei Civici, è uno scrigno tutto da esplorare per la mostra di collezioni civiche, acquistate dalla Fondazione Galletti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, prima sepolte nei depositi che narrano le storie di un territorio frontaliero, crocevia di arti, commerci e scambi culturali tra l’Italia e l’Europa.
Il restauro e l’apertura del nuovo polo culturale ossolano è il risultato della tenacia di un lavoro di squadra, il Sindaco Lucio Pizzi, l’Assessore alla Cultura Daniele Folino, Antonio D’Amico, il direttore e conservatore del Palazzo San Francesco, l’Assessore ai Lavori Pubblici Franco Falciola, la Fondazione Paola Angela Ruminelli, presieduta da Antonio Pagani e degli uffici comunali uniti dalla volontà politica di rilanciare il Borgo della Cultura, volto a concentrare in un unico spazio espositivo già opera architettonica di per sé, il patrimonio che da forma all’identità e tradizioni territorio ancora tutto da scoprire.
Al piano terra il visitatore è accolto dalla mostra temporanea “Incanto e disincanto. La forza delle Idee”, a cura di D’Amico (fino al 31 dicembre 2021) in collaborazione con la Diocesi di Novara volta a ricostruire la storia del Palazzo San Francesco, dall’origine francescana alle creazioni dei musei. L’esposizione disvela i ritratti di Gian Giacomo Galletti (1789-1873), il fondatore e altri illustri benefattori a confronto con opere dedicate a San Francesco, il protagonista della mostra immortalato nella grande pala d’altare di Guercino, intitolata San Francesco mentre riceve le stimmate (1633) custodito nella Cattedrale di Novara. Da non perdere è il video all’ingresso che narra in maniera teatrale la storia del Palazzo che dimostra come pubblico e privato se collaborano, operano per la comunità e il futuro.
Al secondo piano si entra in una dimensione magica, nel Museo di Scienze Naturali, un ambiente suggestivo e scenografico, dove la prestigiosa collezione di animali impagliati di diverse dimensioni, arredi lignei ottocenteschi, scheletri, minerali rarissimi, più una sezione di botanica con particolare attenzione al territorio ossolano e altri reperti s’intrecciano con l’intervento fiabesco dell’artista Gianluca Quaglia, spicca l’ installazione luminosa con la scritta al neon bianco FORESTA GIARDINO su parete blu, e in questa sezione tutto resta sospeso tra scienza e fiaba, anche le pareti sono dipinte con colori che rappresentano il passaggio dal giorno alla notte.

Bartolomé Esteban Murillo, San Francesco abbraccia Cristo crocifisso, 1668-1669 ca., Collezione privata

Al secondo piano la sezione Archeologica, Pinacoteca e Arte Sacra e Grafica, dialogano tra loro, il visitatore si muove in uno spazio aperto, fluido, attraversando diverse epoche storiche testimoniate da manufatti molteplici, dove arti visive e reperti antichi, sono tracce di un passato presente come dispositivo per ripensare il futuro. Non si dimentica il corredo preziosissimo della tomba del guerriero ossolano Claro Fuenno, restaurato e visibile per la prima volta. Spazio e tempo sono compressi in un unico piano, dove il visitatore vive quasi come se fosse immerso in una sequenza unica grazie all’ allestimento suggestivo che rende contemporanea l’esperienza del passato. La chicca imperdibile della sezione Grafica sono i 33 disegni dalla fine del Cinquecento al Novecento che la Fondazione ha ottenuto da donatori ossolani alla fine dell’Ottocento. Sono disegni di diverso formato che riproducono importanti opere d’arte del Seicento, tra gli altri si riconoscono quelle di Annibale Carracci, Domenichino, Ciro Ferri e Carlo Maratti, due attribuiti all’artista fiammingo Jan Brughel dei velluti. Il cuore del secondo piano è la Pinacoteca, declinata in tre sezioni attraverso le scuole del territorio, dove sfilano dipinti di artisti vigezzini dell’Ossola, di Cravaggia Buttengo e quella Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore. A Palazzo San Francesco fatti e manufatti diversi raccolti in un contenitore multidisciplinare aspettano di essere conosciuti come forme che plasmano il Tempo astorico della cultura sempre dinamica, grazie a percorsi metaspaziali che i Musei Civici ci invitano a vivere.

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