03 luglio 2025

A Berlino, tre luoghi inaspettati che oggi sono spazi d’arte da scoprire

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Dalla stazione di servizio condivisa da due super gallerie, all'ex bagno pubblico diventato fulcro degli appuntamenti culturali, a Berlino l'arte si scopre anche nei luoghi più inaspettati

HAUS#1, ph. Francesca Magnani

Continua il nostro giro per gli spazi d’arte e cultura nei luoghi più atipici di Berlino. In città, anche in questo mese estivo, ci sono mostre interessanti in spazi che non nascono con questa destinazione. Vediamo quali sono.

Ellen Akimoto alla Galerie Judin, in una ex stazione di servizio

La giovane pittrice californiana Ellen Akimoto, con Everybody’s in the Room, espone fino al 24 agosto le sue tele monumentali nel nuovo spazio della Galerie Judin, la Tankstelle nello spazio condiviso con la newyorkese Pace Gallery.

In primavera, una stazione di servizio degli anni ’50 nel quartiere Schöneberg di Berlino è stata trasformata in un nuovo spazio espositivo multifunzionale, con uffici e spazio espositivo per la Pace Gallery e la Galerie Judin, oltre a un caffè e una libreria gestiti dal gruppo editoriale Die ZEIT. L’edificio ha aperto ufficialmente al pubblico il primo maggio, con mostre presentate dalle due gallerie.

ph. Francesca Magnani

Risalente al 1954, durante la ricostruzione postbellica di Berlino Ovest, la stazione di servizio che ospita questo nuovo spazio espositivo era stata abbandonata nel 1986. Dopo due decenni di abbandono, nel 2005 è stata sottoposta a un’importante ristrutturazione, supervisionata da Thomas Brakel e bfs design sotto la direzione di Juerg Judin. Il restauro ha preservato gli elementi modernisti distintivi della struttura, tra cui la tettoia rossa, la porta del garage e l’ex spazio di vendita, aggiungendo una biblioteca, un’ala per l’esposizione di opere d’arte e un giardino progettato dall’architetto Guido Hager. La conversione è stata completata nel 2008 e nel 2009 ha ricevuto il prestigioso Architekturpreis Berlin.

Dal 2022 al 2024 ha ospitato il Das Kleine Grosz Museum, un’istituzione dedicata all’opera dell’artista tedesco George Grosz, ed è diventata un punto di riferimento a Berlino, fondendo l’architettura storica con il design contemporaneo.

ph. Francesca Magnani

Álvaro Urbano da ChertLüdde, in un ex negozio di costumi

La seconda è nelle sale di ChertLüdde: la galleria è situata in un ex negozio di costumi, decorazioni e addobbi. In questo momento presenta September and the Lions, una mostra personale dell’artista berlinese Álvaro Urbano (1983, Madrid). Noto per le sue installazioni immersive e le sue sculture che sfumano i confini tra architettura, finzione e memoria, Urbano evoca una serata di fine estate nel Tiergarten di Berlino, reimmaginata all’interno delle pareti della galleria.

ChertLüdde, ph. Francesca Magnani

Come un set cinematografico a metà scena, appaiono degli alberi. Mantenute nella loro scala reale e conservate nel loro stato di fine estate grazie al metallo dipinto a mano, ogni scultura rappresenta le piante che crescono nella zona circostante il Löwenbrücke (Ponte dei Leoni) nel Tiergarten.

Nel realizzare questa natura morta, Urbano interagisce intimamente con l’architettura dello spazio, attirando il visitatore in una consapevolezza acuta di abitare un luogo che sembra allo stesso tempo abbandonato e sacro. Piuttosto che simulare un mondo esterno, l’artista trasforma l’interno in una soglia tra presenza e assenza. La luce residua proviene dall’interno dello spazio, ma splende attraverso le finestre. Mentre gli ultimi bagliori dorati del tramonto si riversano all’interno, le gocce di pioggia sulla finestra brillano. È un momento intriso di mito e meraviglia, una convergenza di sole e pioggia.

Álvaro Urbano, veduta della mostra, ChertLüdde, Berlino, 2025, ph. Francesca Magnani

Riproducendo in modo quasi ossessivo la realtà fragile e transitoria del Tiergarten di Berlino, la sua mostra, September and the Lions, allude alla fallibilità delle nostre certezze e al profondo bisogno umano di immaginare luoghi e realtà alternative. Come un’eterotopia, la mostra si rivela di natura diversa da quella che l’occhio percepisce inizialmente: stratificata, sfuggente. La tensione artificiale tra finzione e realtà materiale, tra teatrale e architettonico, è al centro della pratica di Urbano, dove gli spazi non solo racchiudono storie, ma diventano essi stessi personaggi.

La galleria in questo momento ospita anche la mostra Son of a Witch, dell’italiano Patrizio Di Massimo.

Patrizio Di Massimo, veduta della mostra, ChertLüdde, Berlino, 2025, ph. Francesca Magnani

Una mostra collettiva da HAUS#1, nell’ex bagno pubblico di Hallesches Tor

Dal 5 al 29 luglio, Matilda Moore e Lennart Preining presentano una serie di mostre nell’ex toilette pubblica di Hallesches Tor. Gli artisti sono Valentin Hansen, Johannes Schirrmeister e DTAN studio + secret act e la serie porta il titolo composito di VISOR – SEQUENZ / MAX / ZWISCHENRAUM.

HAUS#1

Da scoprire in un luogo dimenticato nel cuore della città, l’ex bagno pubblico HAUS#1 offre uno spazio urbano pienamente rivitalizzato, grazie alla ricca programmazione culturale. Diverse serie di eventi si sovrappongono, si appropriano dello spazio e lo rendono speciale. Il progetto è iniziato nel 2003. La ristrutturazione ha reso utilizzabile l’edificio con interventi precisi sulla struttura e ha permesso di organizzare i primi eventi a partire dal gennaio 2005. Nel corso del tempo si è poi sviluppato un interesse particolare per i temi dell’architettura e dell’urbanistica, delle arti figurative e della fotografia.

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