31 agosto 2021

A Mantova, le Pescherie di Giulio Romano ripartono dall’arte contemporanea

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Recentemente restaurate, le storiche Pescherie di Giulio Romano a Mantova aprono al pubblico e si propongono come un nuovo centro d'arte contemporanea: si parte con Sonia Costantini e Maria Lai

Dopo i recenti interventi di restauro, le storiche Pescherie di Giulio Romano a Mantova aprono al pubblico con “Cucire il tempo”, rassegna d’arte contemporanea a cura di Stefano Baia Curioni e Melina Mulas. Incentrato sulle diverse declinazioni, tanto poetiche che pratiche, della tessitura, il progetto espositivo sarà scandito in tre tappe, ognuna delle quali dedicata a una coppia di artiste: Sonia Costantini e Maria Lai, dal 7 al 26 settembre 2021, Marta Allegri e Irene Lanza, dal 28 settembre al 17 ottobre, Rosanna Bianchi Piccoli e Antonella Zazzera, dal 19 ottobre al 7 novembre. «Nell’anno dedicato a Venere e alla possibilità di una rinascita, abbiamo sentito l’importanza di una mostra dedicata a una particolare qualità del fare arte: quella di raccogliere i fili della gioia e del dolore assieme per tessere il presente in modo umano e generoso. Le artiste scelte hanno questo in comune: capacità di vedere e di farci vedere i doni del presente», ha spiegato Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te.

Cucire il tempo: arte contemporanea alle Pescherie

La rassegna “Cucire il tempo” è promossa da Comune di Mantova, Fondazione Palazzo Te e Fondazione le Pescherie di Giulio Romano, in collaborazione con Archivio Maria Lai e Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani. «Ho avuto la fortuna di conoscere alcune artiste, le ho incontrate perché le ho cercate, attratta dalla dimensione spirituale della loro ricerca, nel loro fare. Ognuna, in modo diverso, trasforma e alchimizza i temi e il tempo della propria vita, come fossero tessitrici», così Melina Mulas racconta la genesi del progetto, che mette in dialogo una serie di termini chiave, come fiaba, narrazione, silenzio, focalizzati su una percezione sinestetica, tra il vedere e il sentire, l’ascoltare e il capire. «Le sei artiste presentate nel percorso espositivo tessono sia la gioia che il dolore – ha spiegato Mulas, che le ha registrate e ritratte con la fotografia – rammendano ferite che generano bellezza, la guarigione e la gratitudine sono l’ordito della loro arte; più intessono e più aprono alla dimensione di libertà che unisce, con un filo, tutte le donne in un’antica sorellanza. Con alcune di loro è nata una spontanea e profonda amicizia. C’è un aspetto, un ingrediente fertilizzante, nel lavoro di queste artiste, che è quasi impossibile esprimere a parole: l’umiltà, nel senso di humilis, dalla terra».

Sonia Costantini, D5 bianco, 1993, tempera all’uovo e olio su lino 70×75 cm Proprietà dell’artista

La prima tappa del progetto, dal 7 al 26 settembre, presenterà i monocromi inediti D5 bianco e AA19-15 blu J.S.B. della pittrice mantovana Sonia Costantini in dialogo con una selezione di opere di Maria Lai degli anni Novanta, periodo in cui la grande artista tornò a vivere in Sardegna dopo il lungo soggiorno a Roma, continuando a sperimentare materiali tradizionali e nuovi e a creare telai, libri e lenzuoli, tra cui quello esposto a Mantova insieme alla serie Telaio di guerra per la prima volta presentata al pubblico.

Maria Lai, Telaio di guerra, 1991. Serie di 5 opere Carta, inchiostro, filo 52×62 cm Gorgonzola, collezione privata Courtesy ©Archivio Maria Lai by Siae 2021

Accanto a queste opere, la mostra presenta il video del regista Tonino Casula che documenta la straordinaria azione relazionale sul territorio Legarsi alla montagna, realizzata da Maria Lai nel 1981 a Ulassai con gli abitanti del paese che hanno legato con un nastro azzurro le case tra loro e poi al monte sovrastante, simbolo di armonia fra uomo, natura e arte. In occasione della rassegna, è in programma una conferenza di approfondimento sull’opera di Maria Lai con Elena Pontiggia e Maria Sofia Pisu Lai che si terrà martedì, 7 settembre, alle ore 18 allo Spazio Te di Palazzo Te.

La rinascita delle Pescherie di Giulio Romano

Nella carica di Prefetto delle fabbriche gonzaghesche e Superiore delle strade, ai tempi di Federico II Gonzaga, Giulio Romano, architetto e artista, tra le personalità più influenti del Rinascimento, realizzò, tra il 1536 e il 1546, le Pescherie sui due lati del ponte medievale di San Domenico sopra il Rio, il canale che scorre attraverso la città. Uniche costruzioni superstiti tra quelle di pubblica utilità commissionate dai Gonzaga a Giulio, le Pescherie sono caratterizzate da due loggiati che si fronteggiano, ciascuno sormontato da un attico praticabile. Usate come mercato del pesce fino alla metà del Novecento, indicano il toponimo dell’intera via.

Il portico di Levante è articolato in sei possenti campate impostate con archi su pilastri rivestiti in intonaco a bugnato rustico, come si ritrova nelle architetture giuliesche a Palazzo Te o in Palazzo Ducale. Verso il Rio, ampie aperture ad arco si aprono su un pittoresco scorcio del Rio e su un paesaggio d’acqua di antica tradizione per la città. Il fronte dell’attico verso il ponte è movimentato da finestre incorniciate alternate a brevi paraste sporgenti. La facciata a bugnato è chiusa da un’elegante cornice classica a ovuli, su cui sporgono le travi e la falda del tetto in coppi mantovani.

Per lungo tempo le Pescherie sono rimaste in stato di abbandono e, fino al 2015, comparivano nel piano di alienazioni del Comune, per un importo di 400mila euro. Poi, nel 2016, la nuova giunta comunale decise di rimuovere l’edificio dal piano di vendita e di restituirlo ai cittadini ma erano necessari diversi interventi mirati.

La struttura di Levante si presentava gravemente ammalorata sia nelle decorazioni che nella struttura, con cadute di intonaco sulla strada e i blocchi dei mattoni visibili. Anche il ponte sottostante la loggia, pur essendo staticamente sicuro, ha richiesto una serie di interventi per ripristinare alcune parti di muratura cadute in seguito ad infiltrazioni di acque piovane dalla via soprastante.

Il monumento, oltre che un bene culturale di grandissimo valore, è anche un punto strategico di accesso pedonale al centro storico e uno snodo cruciale dei percorsi turistici cittadini. Per promuovere e realizzare gli interventi di restauro, è nata la Fondazione delle Pescherie di Giulio Romano, costituita dall’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani e da un gruppo di privati cittadini per scongiurare il rischio di vendita ai privati dell’edificio. La Fondazione ha ottenuto la concessione dell’edificio per 30 anni, con l’obiettivo di recuperare il bene per utilizzarlo a fini pubblici, trasformando le Pescherie in un luogo di dialogo tra le culture e di scoperta del patrimonio storico e artistico del territorio di Mantova e Sabbioneta. Questo progetto di recupero a tutto tondo, tanto del valore storico e artistico che del suo ruolo sociale ed economico, ha beneficiato anche della misura dell’Art Bonus, oltre che del supporto di un gruppo di imprenditori del mantovano,e ha avuto un costo complessivo di 1.180.000 euro.

«Poter ospitare questa mostra all’interno delle Pescherie per celebrare insieme a Palazzo Te il mito di Venere dona un senso a questo impegnativo restauro. Le Pescherie ritornano ad essere un luogo di incontro e un cuore pulsante della città, in cui trame si intrecciano delineando nuovi orizzonti», ha dichiarato racconta Maria Elena Levoni, vicepresidente della Fondazione le Pescherie di Giulio Romano.

In contemporanea alla mostra, da mercoledì 8 a domenica 12 settembre, torna per la 17ma edizione “Arte sull’acqua”, l’evento di arte contemporanea sul Rio curata dall’associazione Non Capovolgere Arte Contemporanea, che da sempre sostiene le Pescherie. Protagoniste saranno le installazioni di Lorella Salvagni e Antonella De Nisco, che ogni sera, dalle 21 alle 23, dialogheranno con la musica di Elena Terragnoli.

1 commento

  1. Mi commuove l operato di Maria Lai. Nel corso della Sua vita è riuscita a dare un senso.compiuto alle sue opere sia quelle su tela sia quelle col telaio con cui Lei ha avuto un’affinità straordinariamente poetica. Ritengo che Maria Lai ci abbia lasciato un patrimonio artistico unico al mondo che ne riconosce e apprezza il valore immenso grazie anche all’operato instancabile della sua erede Maria Sofia Pisu. Grazie Maria!

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