28 ottobre 2022

Abbiamo visto un’opera di Piet Mondrian sempre dal lato sbagliato

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Un'opera di Piet Mondrian è stata esposta a testa in giù da più di 75 anni, a causa di un errore del MoMA di New York: una mostra a Düsseldorf prova a fare chiarezza sulla storia

opera mondrian sottosopra
New York City I, Piet Mondrian, "Mondrian. Evolution", der Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen K20

Che l’arte contemporanea non sia semplicissima da capire è uno dei luoghi comuni più fortunati dagli Impressionisti a oggi. Non possiamo né confermare né smentire ma, di certo, può capitare di perdere l’orientamento e scambiare il sopra e il sotto, la destra con la sinistra, perché, in fondo, sembrano proprio uguali. È quanto successo letteralmente a New York City 1, un’opera realizzata nel 1941 da Piet Mondrian e osservata sempre nel verso sbagliato, cioè sottosopra, da quando fu esposto per la prima volta al pubblico. E nessuno se ne era mai accorto ma, in fondo, chi se la sente di giudicare quale è il modo giusto o sbagliato di vedere le cose?

Ad annunciare la notizia, dalle pagine di MonopolSusanne Meyer-Büser, curatrice della mostra “Mondrian. Evolution”, visitabile fino al 12 febbraio 2023 al museo Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen K20 di Düsseldorf. L’esposizione si concentra sui primi dipinti di Mondrian, quando il grande artista olandese, che sarebbe diventato il Maestro del Neoplasticismo, era coinvolto ancora in una ricerca di matrice naturalista, che si traduceva principalmente in paesaggi pastorali dei suoi Paesi Bassi.

La svolta verso le famose griglie di colori primari, che a loro modo sono comunque dei paesaggi, o meglio, una loro traduzione, si registrò tra il 1919 e il 1920, dopo aver visto i Cubisti a Parigi e anche grazie all’amicizia con Theo van Doesburg, con il quale fondò la rivista De Stijl. Dai mulini a vento alle linee orizzontali e verticali, insomma, il passo è stato breve ma anche profondo ma, secondo la curatrice Meyer-Büser, tanto l’opera naturalistica che quella tardo astratta «Sono il risultato di un approccio guidato intuitivamente e in nessun modo il risultato della razionalità matematica».

Rimane il mistero dell’orientamento di New York City 1, olio su tela con inserti di carta, realizzato pochi anni prima della morte per polmonite, quando Mondrian si era rifugiato negli Stati Uniti, lasciando prima Parigi e poi Londra a causa dell’avanzata del Nazismo. Il primo indizio di un errore deriva da una fotografia dello studio di Mondrian, scattata poco dopo la sua scomparsa. Nell’immagine, New York City 1 può essere vista poggiata su un cavalletto con le strisce gialle, blu e nere, molto vicine tra loro, nella parte superiore. Quindi diametralmente opposte al verso in cui l’opera è stata sempre allestita e mostrata.

«Potrebbe essere che l’orientamento mostrato nella foto sia quello effettivo previsto da Mondrian?», si chiede la curatrice. L’errore potrebbe risalire già al 1945, quando l’opera fu esposta al Museum of Modern Art di New York: anche in quel caso, l’opera – che fa parte della collezione del museo tedesco dal 1980 – era già a testa in giù. «È stata una coincidenza, è stata una svista?», ha continuato, aggiungendo che forse il dipinto è stato capovolto mentre veniva disimballato dagli addetti del MoMA, ormai più di 75 anni fa. E una volta acquisita l’immagine dal MoMA, gli altri si sono adattati.

La fotografia, però, non basta, perché Mondrian non poté validarla. Meyer-Büser afferma di avere altre prove: l’artista avrebbe lavorato dall’alto verso il basso, sovrapponendo accuratamente le strisce di nastro l’una sull’altra, intrecciandole insieme in un modo specifico, un’impresa che sarebbe stata molto più difficile se avesse lavorato dal basso verso l’alto. Inoltre, in quella che è attualmente la parte superiore dell’immagine, il nastro è duramente strappato e non raggiunge il bordo della tela, un altro segno che Mondrian probabilmente ha lavorato dall’alto verso il basso. In ogni caso, l’opera sarà esposta nella mostra di Düsseldorf così come è stata vista dal 1945. «Se giro il lavoro, rischio di distruggerlo», ha detto Meyer-Büser.

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