28 marzo 2022

La commedia umana. Ai Weiwei in mostra a Roma

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Un enorme lampadario composto da oltre duemila pezzi di vetro soffiato a mano e fuso dai maestri vetrai di Berengo Studio di Murano sarà visibile alle Terme di Diocleziano, a Roma, fino al 3 aprile 2022. Si tratta de “La Commedia Umana”, l’ultima opera di Ai Weiwei  realizzata dal Museo Nazionale Romano e Berengo Studio con la Fondazione Berengo, in collaborazione di Galleria Continua.

Posta accanto al celebre mosaico del III secolo d.C. che raffigura uno scheletro disteso su un triclinio con l’esortazione «conosci te stesso» pronunciata dall’oracolo di Delfi,
l’opera di Weiwei evoca i larvae conviviales, modelli di scheletri che i patrizi romani esponevano sulle tavole imbandite come memento mori, per ricordare la brevità della vita terrena. Così oggi anche La Commedia Umana unisce dramma e quotidianità portando in primo piano le contraddizioni del mondo contemporaneo.

L’intervento pensato per il Museo Nazionale Romano si inserisce in un progetto più ampio che parte proprio da “Change of Perspective”, personale che la Galleria Continua dedica ad Ai Weiwei e che esamina il suo forte legame con la tradizione e la millenaria cultura cinese verso la quale l’artista manifesta un rispetto deferente, accompagnato da un’incredibile capacità di proiettarsi nella modernità. Dissacrazione e rottura con il passato ma anche rivendicazione di appartenenza e salvaguardia degli elementi di autenticità e unicità di una cultura inestimabile e incredibilmente ricca. Ai Weiwei interpreta i motivi, le immagini, le metafore, i processi di fabbricazione e i materiali tradizionali in modo ludico e iconoclasta per arrivare a una critica – a volte nascosta, altre più gridata – del sistema politico.

La porcellana è tradizionalmente considerata come la più alta espressione di arte cinese. Dall’esperienza diretta con le maestranze del distretto di Jingdezhen nascono le opere esposte in mostra.

Ad alcuni celebri dissenti politici del passato Ai Weiwei dedica una parte della mostra. Si tratta di una serie di ritratti realizzati con la tecnica del mosaico utilizzando quasi diecimila mattoncini Lego multicolore. I volti che prendono vita da questo lavoro sono quelli di Dante Alighieri, Filippo Strozzi, Girolamo Savonarola e Galileo Galilei. Dante, l’esiliato per eccellenza della storia letteraria italiana; Filippo Strozzi, bandito dalla famiglia Medici e tornato a Firenze dopo vent’anni trascorsi lontano dalla patria; Girolamo Savonarola, figura discussa, ritenuto nell’Ottocento un “martire della libertà”, scomodo frate predicatore, giustiziato per l’opposizione al regime mediceo e per i sermoni contro la Chiesa di papa Borgia; Galileo, il rivoluzionario scienziato toscano emblema della battaglia per la libertà di pensiero, incarcerato e processato per aver difeso le proprie idee. Nelle tinte non realistiche dei mattoncini, un mezzo di comunicazione che l’artista definisce ‘democratico’ perché tutti lo conoscono e lo possono usare, i volti di questi personaggi acquisiscono il carattere ludico e giocoso della Pop Art.

Il percorso espositivo si conclude nella hall del The St Regis hotel dove l’artista si congeda con un ultimo toccate tributo alla potenza della natura e con l’invito a riflette sul ruolo dell’uomo nel fragile e mutevole equilibrio naturale. “Palace” è il frutto della collaborazione di Ai Weiwei con gli artigiani e le comunità locali di Trancoso insieme ai quali ha individuato le radici e i tronchi di un albero in via di estinzione, il Pequi Vinagreiro, tipico della foresta fluviale di Bahia. Queste rare radici, alcune delle quali più che millenarie, sono state modellate e assemblate per creare sculture dalle forme audaci e sorprendenti.

Tante anime in una. scultore, pittore, performer, fotografo, architetto e urbanista, artista concettuale, collezionista, scrittore ed editore, blogger, attivista per i diritti umani e regista: sua è infatti la direzione della Turandot, dramma lirico di Puccini, in scena al Teatro dell’Opera di Roma.

Ai Weiwei, la biografia

Ai Weiwei è nato nel 1957 a Pechino. Suo padre, il poeta Ai Qing, fu etichettato come “di destra” nel 1958 e Ai e la sua famiglia furono esiliati, prima a Heilongjiang, nel nord-est della Cina, e poi subito dopo nei deserti dello Xinjiang, nel nord-ovest della Cina. Dopo la morte di Mao Zedong nel 1976, Ai Qing fu riabilitato e la famiglia tornò a Pechino. Ai si sarebbe iscritto alla Beijing Film Academy ed era uno dei membri del gruppo di artisti “Stars”. Ai si è trasferito negli Stati Uniti nel 1981, vivendo a New York tra il 1983 e il 1993. Ha studiato brevemente alla Parsons School of Design. A New York, Ai scoprirà le opere di Marcel Duchamp e Andy Warhol. Ritornato in Cina nel 1993 per prendersi cura del padre malato, Ai ha contribuito alla creazione dell’East Village di Pechino, una comunità di artisti d’avanguardia. Nel 1997 ha co-fondato i China Art Archives & Warehouse (CAAW), uno dei primi spazi artistici indipendenti in Cina. Ha iniziato a interessarsi all’architettura nel 1999, progettando il suo studio house a Caochangdi, nella periferia nord-est di Pechino. Nel 2000, ha avviato il suo studio di architettura, FAKE Design. Nel 2007, come partecipante a documenta 12, ha portato 1001 cittadini cinesi a Kassel nell’ambito del suo progetto Fairytale. Nel 2008, insieme al team svizzero di architettura di Herzog e de Meuron, ha progettato lo stadio nazionale di Pechino. Nel 2010, ha ricoperto il pavimento della Turbine Hall della Tate Modern con 100 milioni di semi di girasole in porcellana. Nel 2012, ha ricevuto il Premio Václav Havel per il dissenso creativo, dalla Fondazione per i Diritti Umani. Nel 2015 ha ricevuto l’Ambassador of Conscience Award, da Amnesty International, per le sue azioni a sostegno della difesa dei diritti umani. Nel 2017 il suo epico viaggio cinematografico “Human Flow” ha partecipato alla 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film offre uno squarcio potente sulla massiccia migrazione umana contemporanea. Acquisito nel corso di un anno ricco di eventi in 23 paesi, “Human Flow” segue una catena di storie umane che si estende in tutto il mondo in paesi tra cui Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e la Turchia.

 

 

Per ulteriori informazioni sulla mostra e materiale fotografico: Silvia Pichini ufficio stampa press@galleriacontinua.com, cell. + 39 347 45 36 136

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