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Arte contemporanea nel Barocco siciliano: la prima Fuori Infiorata di Noto
Arte contemporanea
di Giulia Papa
All’interno dell’ormai famosa, rutilante e vibrante, Infiorata di Noto è nata quest’anno la Fuori Infiorata. Con l’ideazione e la direzione artistica di Alessia Montani e Luigi Grasso, l’iniziativa d’arte contemporanea, a cura di Andrea Guastella, dona a questa cittadina, patrimonio dell’UNESCO, e all’evento stesso dell’Infiorata, un più ampio respiro e raggio d’azione, arricchendo e valorizzando ulteriormente il bagaglio culturale che Noto ha da offrire.
Attraverso una mappatura strategica che delinea il tessuto urbano e non solo della città, le opere contemporanee instaurano, idealmente, un dialogo serrato e improvviso tra arte visiva, partecipazione collettiva e patrimonio storico. Come in un gioco, guidati da una mappa, chiunque può cimentarsi nella scoperta e nella visione delle opere di artisti che hanno lasciato la loro impronta in diverse sedi significative della città. Il contrasto tra antico e moderno, tra l’opulenza del barocco e l’eloquente modernità delle opere, insieme al fascino e all’ulteriore difficoltà e indecisione di colloquiare o non con l’ambiente circostante che le ospita, crea una sorta di smarrimento ma anche di incanto nel fruitore che si trova, così, a dover osservare su più livelli ciò che gli sta di fronte.

Ed è così che la creatività contemporanea si diffonde per la città, tra luoghi pubblici e privati, coordinando artisti, artigiani e designer. A unificare l’operato degli artisti è il tema scelto: La Pace si fa Arte: l’Infiorata che Unisce, la speranza oltre le frontiere. Il via lo dà l’iconico Michelangelo Pistoletto – primo artista della storia candidato al Premio Nobel per la Pace 2025 -, la cui presenza fondamentale è dovuta all’iniziativa di Alessia Montani.
L’opera presentata dal Maestro prende il titolo di La Colomba della Pace 2015-2023, un’opera che nasce dal concetto di «Pace preventiva antitetica alla triste locuzione di “guerra preventiva”». Pistoletto crea così un’opera in contrapposizione e le affida l’arduo compito di farsi faro luminoso che dovrebbe guidare l’umanità e perseguire un’unica legge, quella dell’amore. Il suo simbolo è la bandiera arcobaleno con al centro una colomba bianca che porta in bocca, anziché un ramo d’ulivo, l’icona del Terzo Paradiso: «Due cerchi allineati e contigui agli estremi di un terzo cerchio più grande che rivisita il segno matematico dell’infinito; i due cerchi opposti incarnano natura e artificio, quello centrale è la sintesi dei due e rappresenta l’origine di una nuova umanità in grado di gestire le relazioni tra gli individui e quelle con l’ambiente all’insegna di un umanesimo integrale fondato sul rispetto. La Pace Preventiva sta arrivando».
L’opera, che intreccia il celebre Terzo Paradiso con i simboli di pace, come la bandiera arcobaleno e la colomba bianca, è ispirata al primo premio del progetto didattico Educare alla pace: Leonardo, Picasso, Pistoletto e sarà realizzata per l’occasione dai maestri infioratori dell’Associazione CulturArte Noto ed esposta a Largo Rattazzi, che nei giorni dell’evento sarà rinominata Piazza della Pace e della Solidarietà.

Fulvio Merolli, con la sua Fenice a Piazza Municipio, crea un’opera metafora della stessa rinascita della città di Noto, rinata dalle sue stesse ceneri dopo il terremoto che colpì il Val di Noto nel 1693. La scultura, posta in alto, per essere vista anche a distanza, è una donna, che si slancia, sta per spiccare il volo con tutta la sua forza.
La Penelope di Alessia Forconi, a Largo Landolina, scultura fatta di materia e piante di edera rossa, rimanda all’amore e a Dionisio e trova la sua forza nella solitudine, intesa come un luogo intimo di pace.

Filippo Tincolini posiziona i suoi Spaceman Shine, astronauti luccicanti e appariscenti, sulla maestosa scalinata della cattedrale di San Nicolò. A guisa di totem o mascotte speculari, accolgono all’ingresso della cattedrale con dei fiori emergenti dalle tute, per rimanere in tema, i numerosi visitatori.
A essere più contrastanti sono le opere esposte all’interno di dimore storiche cittadine come il piano nobile del settecentesco Palazzo Trigona di Canicarao, che ospita la mostra Neppure con un fiore, dedicata alla poetessa netina Mariannina Coffa, antesignana della lotta per i diritti delle donne, che riunisce opere di numerosi artisti tra i quali: Salvatore Anelli, Gianluca Balocco Moor, Salvo Barone, Carlo Coniglio, Luigi Citarrella, Alessandro Gedda, Giacomo Lo Verso, Guglielmo Manenti, Danila Mancuso, Fulvia Morganti, Alida Pardo, Francesco Pennacchi, Rossella Pezzino de Geronimo, Stefania Pennacchio, Eleonora Rossi e Nicholas Peall, Khadra Muse Yusuf.
La Loggia del Mercato ospita le foto dell’artista Davide Bramante, realizzate per l’Associazione Thanks, Compagni di strada – Ritratti di gratitudine, foto che narrano la relazione intima tra gli animali e l’Uomo.

Andando oltre i confini cittadini, la splendida campagna mediterranea del Parco dell’Anima presso lo Zahir Country House, fino al Lido di Noto, si fa scenario delle opere site specific di Francesco Palazzolo e Toni Campo, inglobando gli spazi di Loreto Interni con porte e finestre che schiudono spiragli attraverso cui passano refoli di pace, e di Andrea Parisio, il cu lavoro trova il suo posto tra i vigneti delle Cantine Barone Sergio. E sempre nel Parco dell’Anima, sono esposte, in modo permanente, le opere di Chicco Margaroli, Titti Garelli, Irem Incendayi, Domenico Pellegrino, Giulio Rigoni, Mariano Franzetti, Fulvia Morganti, Paola Romano, Toni Campo. E ancora lì, ospite temporanea, la scultura Queen of the Jellyfishes, La Regina delle Meduse dell’artista Rosa Mundi.

Sono molti i nomi, le iniziative e gli artistici che come in un abbraccio inglobano la città di Noto, la colonizzano, la animano, la circondano e la popolano. E, dentro questo immaginario abbraccio, le tante persone che si ritroveranno a osservare e dialogare con il contemporaneo. Un contemporaneo che grazie a questa iniziativa si manifesta e si fa spazio in luoghi solitamente non quotidiani alle sue caratteristiche. Un contemporaneo che non si pone limiti e confini ma anzi si fa audace e sfida, quasi, un passato barocco che apparentemente non gli parla, ma che, posto a stretto contatto, lo osserva, in un dialogo infinito di nuovi spunti e prospettive, dove l’arte diventa un ponte di rispetto e, soprattutto, di pace.
in un articolo dedicato ad una così bella iniziativa perché non si indicano le date in cui si svolge o, come spesso accade, si pubblica inspiegabilmente, ex post?