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La Barca Nostra di Christoph Büchel rischia di scomparire per sempre
Arte contemporanea
Una nave da 50 tonnellate, affondata nel 2015 al largo di Lampedusa, quindi recuperata dal fondale grazie all’intervento del Governo italiano e, infine, diventata simbolo della tragedia dei migranti dispersi in mare, come opera d’arte esposta alla Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia del 2019. Ma l’installazione, realizzata dall’artista svizzero Christoph Büchel e intitolata Barca Nostra, non è ancora arrivata alla fine del suo lungo viaggio. La grande nave, che porta tutti i segni della sua storia tragica, oscenamente esposti allo sguardo e alla responsabilità di tutti, è bloccata su una banchina dell’Arsenale di Venezia, dove appunto era stata esposta in occasione della grande manifestazione e sembra proprio che, adesso, nessuno la voglia. O meglio, non la vuole la Biennale, che ha chiesto alla magistratura di ordinarne la rimozione, visto che, ormai passata l’edizione 2019, si deve fare spazio per il prossimo appuntamento del 2021.
«La Biennale di Venezia, dalla fine di novembre 2019, ha più volte sollecitato l’artista e la Galleria che lo rappresenta, Hauser & Wirth, al rispetto degli impegni presi in merito alla restituzione dell’opera al legittimo proprietario, la Città di Augusta (SR). L’opera, che era stata concessa all’artista in comodato d’uso per essere esposta alla Biennale Arte 2019, si trova tuttora nella sede espositiva dell’Arsenale di Venezia», ha dichiarato la Biennale, in una nota diffusa alla stampa.
Il lungo viaggio della Barca Nostra di Christoph Büchel
Ma la storia è più intricata e inizia il 18 aprile 2015, quando su quella nave trovarono la morte tra le 800 e le mille persone, tra bambini, donne e uomini. Solo 28 riuscirono a salvarsi. Tra il 2016 e il 2017, il relitto venne recuperato e si decise di avviare un’indagine dei resti delle vittime, per indentificarle e informare le loro famiglie. Un’operazione di recupero senza precedenti, che coinvolse Marina Italiana, Vigili del Fuoco, Croce Rossa Italiana, Università di Milano, con il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense e poi autorità nazionali e locali, come l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e il Comune di Augusta.
Dopo il recupero, il relitto fu portato alla stazione rifornimento della NATO a Melilli, in Sicilia, e, in quella occasione, venne fondato il Comitato 18 Aprile 2015, con lo scopo di preservare la memoria della tragedia, creando ad Augusta un Giardino della Memoria per le vittime del mare. La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero Italiano della Difesa approvarono il passaggio di proprietà dell’imbarcazione al Comune di Augusta che, a sua volta, la trasferiva, in comodato d’uso per un anno, all’artista Christoph Büchel, nell’ambito del progetto Barca Nostra, curato da Maria Chiara Di Trapani e dal Comitato 18 Aprile. Il peschereccio fu quindi portato a Venezia, per la Biennale d’Arte Contemporanea, dove si trova tutt’ora. Ogni fase è stata ripresa per un documentario diretto da Luca Lucchesi.
Come scompare una tragedia
Già in altre occasioni, Büchel, vincitore dell’Hugo Boss Prize per l’arte contemporanea, ha affrontato temi scomodi e di grande attualità. Proprio a Venezia, nel 2015, per il Padiglione dell’Islanda alla 56ma edizione, trasformò, pur se solo visivamente, l’antica chiesa cattolica di Santa Maria della Misericordia in una moschea, suscitando accesissime polemiche che portarono alla chiusura dell’opera, per problemi di sicurezza, secondo i comunicati ufficiali.
In primavera era previsto il disallestimento dal molo dell’Arsenale, tappa Bruxelles, davanti alla sede dell’Unione Europea ma, a bloccare il passaggio, un contenzioso giudiziario tra Büchel e la società incaricata del trasporto a Venezia, per un danneggiamento della sella su cui poggia il barcone. Büchel ha chiesto alla Biennale di far valere l’assicurazione, che di norma copre le opere esposte alla mostra, ma da Venezia non hanno riconosciuto la copertura e, dopo aver chiesto di liberare la banchina, si sono rivolti alla magistratura per rivalersi sul comune di Augusta, che è ancora proprietario dell’opera ma che non può affrontare la spesa del trasferimento.
A interessarsi della spinosa questione, anche l’artista Emmanuele Panzarini, che ha lanciato sui social network l’iniziativa #SOSforArt. L’idea è quella di “organizzare un’asta pubblica alla quale ogni artista possa donare una propria opera, il frutto del proprio lavoro, per raccogliere i fondi necessari a evitare la distruzione del relitto, farlo rientrare ad Augusta e preservare nel tempo la sua memoria”, ha spiegato Panzarini.
Il rischio, adesso, è che il barcone, diventato opera e quindi monumento, finisca in un limbo giudiziario, rimanendo, di fatto, senza proprietario e che, quindi, venga rimosso e smantellato. E ci sarebbe anche una certa declinazione poetica, in questa immagine di relitto sezionato nelle sue parti, trasformato per l’ennesima volta, fino alla sua scomparsa. Potrebbe essere la chiusura perfetta della storia, se nel mondo ci fosse più spazio per la poesia.
[A seguito della pubblicazione di questo articolo, La Biennale di Venezia ci ha contattato per chiarire alcuni aspetti. Pubblichiamo integralmente la nota]
La Biennale di Venezia fa presente che “Barca Nostra” è stato uno dei Progetti Speciale della Biennale Arte 2019 invitati a partecipare dal Curatore Ralph Rugoff: per tutti questi progetti i costi di trasporto, compreso quello lagunare, e di allestimento, sono a carico dell’artista invitato, in questo caso Christoph Büchel della Galleria Hauser&Wirth.
La sella si è danneggiata nella fase di trasferimento del relitto, a carico dell’artista e del trasportatore da lui incaricato.
Christoph Büchel e/o la sua Galleria hanno assicurato il bene di proprietà del Comune di Augusta e concesso in comodato? Si segnala che il contratto di comodato tra l’artista e il Comune di Augusta comportava e comporta tutte le spese inerenti il trasporto, in andata e ritorno, a carico dell’artista.
La Biennale non si è rivolta alla magistratura per rivalersi sul Comune di Augusta. La Biennale di Venezia e il Comune di Augusta hanno invece richiesto e invitato più volte l’artista a tener fede ai suoi impegni e a restituire l’opera al Comune di Augusta.
Un ennesimo esempio vergognoso di come( da sempre ) vengono gestite nel nostro paese le opere d’arte
( Panza Collection Docet ). Franceschini se ci sei batti un colpo…
[…] della manifestazione, salvo poi rimanerci ad oltranza, anche dopo la chiusura della Biennale, incastrata in un limbo giudiziario per capire a chi spettassero i costi della rimozione e del traspo…. Il rischio concreto era che l’opera potesse rimanere senza un legittimo proprietario, venendo […]