07 settembre 2022

Bea McMahon, Purple – Masseria Torre Coccaro

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A Fasano, le soffici forme delle sculture di Bea McMahon si adeguano fino a compenetrarsi a quelle millenarie, contorte e asprigne degli ulivi

Bea McMahon, Purple - Masseria Torre Coccaro, ph. Marino Colucci

Respirano come esseri viventi le morbide sculture di Bea McMahon (Dublino, 1972), artista irlandese di stanza ad Amsterdam, che fino al prossimo 12 novembre è protagonista dell’evento espositivo promosso da Rossana Muolo per Masseria Torre Coccaro, importante struttura ricettiva sita in agro di Fasano, in collaborazione con Rita Urso Artopiagallery di Milano, che in Italia rappresenta l’artista. Pensata appositamente per l’ampio uliveto della masseria, l’installazione riprende l’analogo progetto già presentato dall’artista lo scorso anno presso Treignac Projet in Francia. In questa occasione, fuori dal white cube, l’opera ambientale si prospetta arricchita da un dialogo intenso con il luogo.
Un respiro ampio quello delle sculture di McMahon, cadenzato da intervalli regolari, parafrasi dei ritmi di vita lenti degli ulivi, con cui le sculture entrano in simbiosi. Un omaggio alla terra pugliese dunque, realizzato con materiali e forme tipiche della ricerca dell’artista. Connubio suggestivo e ben riuscito, già sperimentato dall’artista lo scorso agosto presso il Trullo Rubina, nelle campagne di Ceglie Messapica, dove fino allo scorso 4 settembre si è svolta la mostra “Dove la terra incontra il cielo”, nell’ambito del più ampio progetto artistico Nucrè promosso da Artopiagallery in collaborazione con l’Amministrazione comunale.

Bea McMahon, Purple – Masseria Torre Coccaro, ph. Marino Colucci

Bea McMahon ha studiato matematica e fisica nella capitale irlandese, prima al Trinity College, poi all’University College. Praticando fin dal principio una contaminazione tra arte e scienza, nella ferma convinzione che dal rapporto tra le due potesse nascere una comprensione più profonda della realtà, ha studiato le arti visive al Dun Laoghaire College of Art, Design and Technology. Dal 2000 è impegnata in un’intensa attività espositiva in tutta Europa. Nel 2007 ha ricevuto il Curated Visual Artist Award. Il suo lavoro è incluso nelle collezioni dell’Irish Museum of Modern Art, del FRAC Midi-Pyrenees, dell’Arts Council of Ireland e dell’Office of Public Works. Dopo un esordio in pittura con composizioni astratte, è approdata al video e alla performance, portando in scena opere complesse nei postulati oltre che nei media impiegati. Delle direttrici prioritarie della sua ricerca attuale, sempre esplicitata sulla via della multimedialità, l’installazione pugliese, accompagnata da un testo critico di Alessandra Troncone, è perfetta sintesi.
A Fasano, come già a Ceglie, le soffici forme delle sculture si adeguano fino a compenetrarsi a quelle millenarie, contorte e asprigne degli ulivi. Alla terra pugliese inoltre rimandano anche i sassi scelti come contrappesi. Tese sui rami le sculture sono sospese, rette appunto dalle pietre tratte dalle campagne circostanti, che hanno preso il posto dei sacchetti pieni di acqua utilizzati con la stessa funzione nella personale dell’artista “Ad ampio respiro” organizzata a Milano nella sede della galleria di Rita Urso. Sculture biomorfe bloccate tra cielo e terra, che in virtù del loro gonfiarsi sembrano voler ascendere ma che pietre e ulivi ancorano alla terra. Forme che nell’apparente casualità testimoniano, come gli alberi, rapporti di perfezione algoritmica.

Bea McMahon, Purple – Masseria Torre Coccaro, ph. Marino Colucci

Capace di esprimersi con mezzi eterogenei, dalla performance al video, Bea McMahon associa alla pratica artistica le conoscenze matematiche e biologiche. Anima le sue sculture con un fremito proprio, le mette in relazione con elementi organici, le colora con tinte ricavate dalla natura. Valga per tutti l’esempio di Purple, tinta dominante e titolo dell’installazione, colore tratto dalla bollitura del cavolo rosso misto ad aceto. Procedimenti alchemici che si mescolano a propensioni scientifiche e ad attitudini visionarie, in un’installazione capace di dialogare con il paesaggio e di parafrasarne, con buona efficacia estetica, i movimenti interni di crescita e autoregolazione.
Promossa per celebrare il ventennale di attività della struttura, tra le più note e apprezzate in Puglia, l’installazione rinsalda il rapporto di Masseria Torre Coccaro con l’arte contemporanea sottolineando la relazione sempre attuale tra ricerca visiva e natura.

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