25 gennaio 2023

Biennale Venezia 2024: la Gran Bretagna schiera Sir John Akomfrah

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Conosciuto per le sue pionieristiche opere filmiche incentrate sui temi chiave della contemporaneità, dal postcolonialismo al climate change, John Akomfrah rappresenterà la Gran Bretagna alla Biennale d'Arte di Venezia del 2024

John Akomfrah with Mimesis: African Soldier at IWM London. Courtesy of the museum and Smoking Dog films

Dopo Estonia, Francia e Svizzera, anche la Gran Bretagna ha annunciato l’artista che la rappresenterà alla prossima Biennale d’Arte di Venezia, la 60ma edizione, in programma ad aprile 2024: a realizzare il progetto per il Padiglione ai Giardini sarà dunque John Akomfrah. A diramare la notizia, il British Council, l’ente britannico per la promozione delle relazioni culturali internazionali, che si occupa anche dell’organizzazione del Padiglione.

Padiglione Gran Bretagna

Considerato tra i cineasti più significativi attualmente in attività, John Akomfrah è nato ad Accra, in Ghana, il 4 maggio 1957, e si è trasferito in Inghilterra già in giovane età, a causa di motivi politici. Il padre era infatti un membro del gabinetto del partito di Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana indipendente e membro di spicco nella storia della decolonizzazione e del panafricanismo che, nel 1966, fu estromesso da un colpo di stato dell’esercito e della polizia. A Londra, Akomfrah ebbe modo di studiare al Politecnico di Portsmouth, dove si laureò in Sociologia, nel 1982.

Conosciuto per il suo approccio pioneristico all’immagine in movimento, sempre nel 1982 fu tra i fondatori del leggendario Black Audio Film Collective, composto da artisti multimediali e registi della diaspora e sorto nell’ambito dell’allora montante dibattito sul postcolonialismo, portato avanti, in particolare, da teorici come Homi Bhabha e Stuart Hall. Handsworth Songs, il film realizzato dal collettivo nel 1986, incentrato sui disordini a sfondo razziale avvenuti a Handsworth e Londra l’anno prima, è oggi considerato un classico.

Handsworth Songs, frame

Negli anni ’90, allo scioglimento di Black Audio Film Collective, Akomfrah iniziò a lavorare da solo e nel 1998, insieme a Lina Gopaul e David Lawson, suoi soci e amici di lunga data, fondò la casa di produzione Smoking Dogs Films. Dal 2001 al 2007 è stato direttore del British Film Institute e dal 2004 al 2013 dell’organizzazione cinematografica Film London.

Attualmente, Akomfrah produce installazioni ambientali che affrontano i temi più urgenti della contemporaneità, dal cambiamento climatico al razzismo, dal colonialismo ai cultural studies e, più di recente, sulla pandemia e sull’omicidio di George Floyd e lo sviluppo del movimento Black Lives Matter. Le sue opere già sono state presentata alla Biennale di Venezia: nella mostra internazionale curata da Okwui Enwezor nel 2015 e nel primo padiglione nazionale del Ghana, nel 2017 (e fu un debutto con i fiocchi). Ma a Venezia, i suoi film sono stati proiettati anche al Festival del Cinema.

Vertigo Sea, 2015, New Museum, veduta della mostra “John Akomfrah: Signs of Empire”. Smoking Dogs Films and Lisson Gallery: Photo by Maris Hutchinson/EPW Studio

«È un enorme privilegio e un onore essere invitato a rappresentare il Regno Unito alla 60ma Biennale di Venezia: è senza dubbio una delle opportunità più entusiasmanti che un artista possa avere», ha dichiarato Akomfrah. «Vedo questo invito come un riconoscimento e una possibilità per tutti coloro con cui ho collaborato nel corso dei decenni e che continuano a rendere possibile il mio lavoro. Sono grato di avere un’occasione per esplorare la complessa storia e il significato di questa istituzione e della nazione che rappresenta, così come la sua dimora architettonica a Venezia, con tutte le storie che ha raccontato e che continuerà a raccontare», ha continuato Akomfrah.

Sebbene non siano ancora noti i dettagli sul progetto che Akomfrah presenterà per il padiglione alla Biennale di Venezia del 2024, la curiosità in Gran Bretagna è tanta. Non solo perché è stato recentemente nominato Knight Bachelor per i suoi servizi nelle arti ma anche perché il Padiglione Britannico ha vinto il Leone d’oro nel 2022, con un lavoro di Sonia Boyce.

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