18 settembre 2022

BIPART of this gallery: 29 Arts in Progress

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Sulla falsa riga del questionario di Proust, una serie di domande predisposte da BIPART Studio legale volte a conoscere meglio le più prestigiose gallerie d’arte italiane: si inizia con 29 Arts in Progress

Il team di BIPART e di 29 Arts in Progress

Inauguriamo oggi una nuova rubrica realizzata da BIPART Studio Legale che per i prossimi mesi ci porterà a conoscere alcuni importanti galleristi italiani sotto un profilo decisamente più personale: sulla falsariga del questionario a cui rispose Marcel Proust, e dal quale prese il nome, scopriamo gusti e aspirazioni dei nostri interlocutori.

Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
29 ARTS IN PROGRESS gallery nasce nel 2013: il 29 è sempre stato un numero ricorrente nelle vite personali e professionali dei fondatori, coincidendo anche con il giorno in cui la galleria è stata fondata. La parte successiva del nome, “Arts In Progress”, parafrasando “work in progress” veicola il senso di continuità nel lavoro di sperimentazione e cambiamento, dunque, progresso che il mondo dell’arte è tenuto a portare avanti in tutte le interazioni tra persone e opere d’arte.

Qual è il motto della sua galleria?
Non esiste un motto specifico, ma certamente una visione del mondo e in particolare della fotografia d’arte: fare questo lavoro richiede grande rigore e selezione nelle proposte artistiche presentate e questo vuol dire saper dire dei “no” e definire un percorso riconoscibile e distintivo. Bisogna, a volte, anche “coltivare la propria impopolarità”, facendo delle scelte che, perpetrate con qualità e determinazione, portano a risultati davvero inimmaginabili. Non ci piace essere dei “follower” e cerchiamo di essere molto onesti nei confronti di artisti e collezionisti sulle aspettative reciproche.

Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Non si può scegliere un artista prescindendo dalle opere e quindi dai temi che tratta, specialmente nel mercato primario. 29 ARTS IN PROGRESS offre al collezionismo italiano e internazionale una proposta distintiva centrata sull’arte fotografica e, in particolar modo, sui grandi maestri della fotografia mondiale, rappresentati in esclusiva, che trovano in Milano una piazza di visibilità ideale per tutta l’Europa, soprattutto – ma non solo – nella fotografia di moda e nel portrait. Il collezionismo d’arte fotografica è sempre più sofisticato e richiede competenze distintive che permettano al collezionista di investire con tranquillità in questo segmento in crescita, potendo attingere ai migliori artisti contemporanei e moderni con servizi evoluti di art advisory e di gestione e cura delle collezioni d’arte.
Quando circa dieci anni fa abbiamo fondato la galleria abbiamo riscontrato l’esigenza del pubblico milanese di una proposta fotografica più internazionale e contemporanea che portasse in città per la prima volta artisti molto amati ma che consideravo il mercato italiano non ancora così strategico. Possiamo dire di aver costruito un modello “infrastrutturale” di lavoro tra galleria, artisti, musei pubblici e privati, art advisor e collezionisti italiani e internazionali, che ci permette non solo di offrire ai visitatori delle mostre di grande qualità artistica, ma anche di soddisfare le necessarie aspettative commerciali per sostenere le carriere degli artisti stessi che rappresentiamo.

Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La sua umiltà, fondamentale per rispettare il lavoro di tutti, e la sua cultura, per sapersi reinventare continuamente pur mantenendo un proprio stile distintivo che sia riconoscibile rispetto agli altri e che trovi posto nella storia dell’arte.

Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
Il mistero, il “non detto”, quel magnetismo che attrae lo spettatore e rende l’opera unica.

29 Arts in Progress

Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Ci sono molte istituzioni pubbliche e private che acquisiscono opere con grande frequenza, specialmente all’estero. La Nicola Erni Collection in Svizzera è una collezione privata, forse un unicum al mondo, della quale si può apprezzare non solo la qualità e quantità degli artisti rappresentati, ma anche la capacità di approfondire l’opera di ogni singolo artista con acquisizioni multiple che permettono al visitatore di ottenere una visione completa dell’opera. Un’altra qualità che apprezziamo molto dei nostri collezionisti è anche quella di accostare i grandi maestri dell’arte fotografica ai più autorevoli esponenti dell’arte pittorica e scultorea.

In quale ambito la sua galleria può migliorare?
Stiamo lavorando sulla diversity che non è per noi il claim del momento ma una componente del nostro DNA che intendiamo concretamente trasferire nella nostra programmazione espositiva, rappresentando il lavoro di più donne e in più in generale di Artisti con radici culturali differenti tra loro.

Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
Vedere un artista che rappresenti da molti anni – e con cui svolgi un lavoro molto meticoloso – raggiungere i più alti livelli di riconoscibilità mondiali, sia istituzionali che commerciali.

Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
Abbiamo operato a Londra per diversi anni prima di aprire la nostra sede di Milano in zona Sant’Ambrogio, ma non riteniamo strategica per una boutique gallery come la nostra una presenza fisica su più mercati esteri che già presidiamo dalla sede milanese. Inoltre, notiamo sempre più da parte dei nostri clienti esteri il desiderio di recarsi appositamente qui in Italia e vivere l’esperienza di acquisizione di opere d’arte nell’ambito di un più ampio viaggio.

Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
La digitalizzazione del mondo dell’arte è un aspetto che coincide con la digitalizzazione di tutti gli ambiti della nostra vita ma l’arte ha delle specificità intrinseche che la rendono differente ed inaccessibile per definizione senza il contatto fisico con l’opera stessa. Ad esempio, vi è una differenza sostanziale tra il digitalizzare una pratica amministrativa – che implica una migliore efficienza dell’esperienza sino alla sostituzione vera e propria dell’esperienza fisica stessa – dal digitalizzare una visita ad una mostra d’arte: la migliore pagina web può considerarsi un ottimo servizio informativo accessorio che non potrà però mai sostituire l’esperienza fisica a causa di una sostanziale perdita di elementi artistici e sensoriali insiti nella fisicità dell’opera stessa e nel rapporto tra lo spazio che ospita l’opera d’arte e la persona che lo vive. Troviamo ad esempio molto utile l’utilizzo della blockchain per la certificazione delle opere d’arte, ma non siamo una galleria che lavora con artisti NFT e non prevediamo di entrare in questo segmento. Se in futuro accresceremo la nostra attività nella Video Arte probabilmente dovremo concepire una diversa fruizione e commercializzazione dell’opera in contesti più virtuali e meno fisici, con alcuni degli strumenti attualmente in essere.

Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Siamo dei grandi appassionati della materia e ci siamo spesso avvalsi di consulenze legali per proteggere i nostri artisti da ripetute violazioni dei loro e nostri diritti.
Lavorando nel mercato primario viviamo il rapporto Arte e Diritto più come tutela, ma ci sono molte altre potenziali controversie che rendono di grande importanza essere affiancati da un partner specializzato che agisca con tempestività ed efficacia, non solo in fase emergenziale ma soprattutto preventiva.

Le risposte di Eugenio Calini e Luca Casulli di 29 Arts In Progress sono state raccolte da Gilberto Cavagna e Rachele Borghi Guglielmi di BIPART Studio Legale.

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