02 dicembre 2021

Chi sono gli Array Collective, vincitori di uno storico Turner Prize 2021

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Il Turner Prize cambia ancora e, in questo 2021 di ripartenza, viene assegnato ad Array Collective, un collettivo di artisti con sede a Belfast, la cui ricerca è incentrata sulle vicende politiche e sociali dell’Irlanda del Nord

Array Collective, Pride 2019. Ph Laura O'Connor

Array Collective, un gruppo composto da 11 artisti la cui ricerca è incentrata sulle vicende politiche che riguardano l’Irlanda del Nord, ha vinto il Turner Prize 2021 che, con questa scelta, conferma la sua volontà di evolversi per rimanere al passo con i tempi e seguire i nuovi sviluppi dell’arte contemporanea britannica e non solo. Nel 2019, infatti, quello che è considerato il premio d’arte contemporanea per eccellenza, assegnato ad artisti che lavorano in Gran Bretagna ma la cui influenza va ben oltre i suoi confini, fu condiviso tra i quattro finalisti, Lawrence Abu Hamdan, Helen Cammock, Oscar Murillo e Tai Shani, una decisione senza precedenti, non solo per il Turner Prize, presa dagli stessi artisti. Nel 2020, invece, la manifestazione fu annullata a causa del Coronavirus e il suo montepremi venne diviso in dieci borse di studio.

Nel 2022 il Turner Prize si terrà alla Tate Liverpool. I membri della giuria del Turner Prize 2022 saranno Irene Aristzábal, Head of Curatorial and Public Practice di BALTIC, Christine Eyene, ricercatrice alla School of Arts and Media UCLAN, Robert Leckie, regista, e Anthony Spira, Direttore di MK Gallery.

Turner Prize 2021: chi sono gli Array Collective

L’annuncio del vincitore del Turner Prize 2021 è stato dato nella serata del primo dicembre, durante una cerimonia di presentazione svoltasi nella Cattedrale di Coventry, in collaborazione con la Tate e Coventry UK City of Culture 2021. Il premio di 25mila sterline è stato consegnato da Pauline Black, attrice e cantante dei 2 Tone, durante una trasmissione in diretta sulla BBC. Un ulteriore grant di 10mila sterline è stato assegnato a ciascuno degli altri finalisti che, per la prima volta nella storia di questo premio, la cui prima edizione si tenne nel 1984, erano tutti collettivi: Black Obsidian Sound System, Cooking Sections, Gentle/Radical e Project Art Works, oltre ad Array Collective.

I membri della giuria del Turner Prize 2021 sono stati Aaron Cezar, Direttore della Delfina Foundation, Kim McAleese, Direttorice dei programmi di Grand Union, Russell Tovey, attore, e Zoé Whitley, Direttrice della Galleria Chisenhale. La giuria è presieduta da Alex Farquharson, direttore della Tate Britain, che in una intervista ha dichiarato che gli interventi di Array Collective portano «Un senso di luce, speranza e di umorismo» nelle proteste a favore dei diritti sociali, «Suggerendo una via d’uscita o un passo avanti in un contesto molto serio», ha aggiunto, riferendosi alle annose vicende che hanno coinvolto l’Irlanda del Nord.

Array Collective, International Women’s-Day, 2019. Ph Alessia Cargnelli

Le opere dei finalisti, appositamente prodotte per l’occasione, sono in mostra nella Herbert Art Gallery and Museum di Coventry, dal 29 settembre 2021 al 12 gennaio 2022. La giuria è rimasta colpita dal modo in cui Array Collective, che ha sede a Belfast, è stato in grado di tradurre il proprio attivismo e i propri valori nello spazio della galleria, creando una mostra accogliente, coinvolgente e sorprendente. Ma la giuria ha tenuto a elogiare tutti i candidati, per le loro opere d’arte socialmente impegnate e per il modo in cui lavorano a stretto contatto e in modo creativo con le comunità di tutto il Regno Unito. Le pratiche collaborative evidenziate nella rosa dei candidati di quest’anno riflettono anche una nuova spinta alla solidarietà, in risposta ai nostri tempi così difficili e divisivi.

The Druthaib’s Ball, by Array Collective, installation view at Turner Prize 2021 exhibition. Photography: David Levene

Il collettivo lavora insieme in maniera più attiva dal 2016, motivato dalla crescente rabbia per le questioni relative ai diritti umani e sociali. La loro intenzione è quella di destrutturare le idee dominanti sull’identità etnico-religiosa nell’Irlanda del Nord. Lavorando vicino alle comunità, portano l’arte nelle strade e nelle piazze, unendosi alle proteste e ai cortei

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